Addio alle vecchie regole dell'ufficio: ecco come vogliono lavorare i millenials
La retribuzione conta ormai meno della possibilità di gestire autonomamente i tempi di lavoro. E cresce il desiderio di lavorare nelle startup

L’innovazione tecnologica non sta cambiando solamente i modelli di business ma anche i valori e i bisogni dei lavoratori. La conferma arriva da diversi sondaggi sui millenials, ovvero la generazione nata tra i primi anni ’80 e la fine degli anni ’90. Tra gli studi più interessanti c’è quello condotto da Force Manager su un campione di giovani con età compresa tra i 22 e i 37 anni. Il risultato più sorprendente, per quelli delle generazioni precedenti, è che lo stipendio non è più la variabile più importante per giudicare la bontà di un posto di lavoro. Per il 52% dei giovani italiani lo smartworking e i benefit collegati contano più della componente economica.
Più attenzione alla work life balance
Perché lo smartworking è così rilevante? Il motivo è semplice: l’83% degli intervistati considera l’orario flessibile il benefit aziendale più importante in assoluto. Sono addirittura disponibili a rinunciare a una quota della retribuzione pur di poter gestire autonomamente i tempi di lavoro e avere una migliore work life balance ovvero un miglior equilibrio tra attività lavorativa e vita privata. I risultati della ricerca di Force Manager sono stati confermati anche da uno studio condotto da Euromedia Research per conto di Sgb Humangest: la possibilità di poter disporre del proprio tempo è apprezzata più della retribuzione economica.
Cresce la voglia di avere una retribuzione variabile
Il lavoro agile (nome con cui è legiferato in Italia lo smartworking) impone però un cambio di mentalità dei lavoratori in quanto i risultati ottenuti contano più del tempo di permanenza in ufficio. Questa prospettiva non spaventa però i millenials che al contrario vedono di buon occhio forme retributive costituite da una parte fissa e da una parte variabile collegata al rendimento. La convinzione è di poter in questo modo guadagnare di più perché per il 51% degli intervistati il denaro continua comunque a rimanere un elemento di motivazione. Da cosa deriva questa fiducia nei propri mezzi? Da un fatto oggettivo. I millenials rispetto alle generazioni precedenti hanno tassi di scolarizzazione maggiori, padronanza delle lingue e familiarità con le tecnologie digitali. Dunque un livello di preparazione migliore.
Aumenta l'attrattività delle startup
Una logica conseguenza del mutamento culturale è anche il cambio di giudizio sulle diverse tipologie di aziende in cui lavorare. Non più solo le grandi aziende dai nomi blasonati ma anche le startup. Secondo lo studio di Force manager ben il 41% degli intervistati ha già avuto o vorrebbe fare una esperienza con una realtà di questo tipo. Diversi sono i motivi per i quali i millenials sono attratti dalle piccole aziende innovative. Il primo è l’idea che diano maggiori opportunità di crescita professionale grazie al fatto di potersi misurare con ruoli differenti. Il secondo, il desiderio di sentirsi coinvolti nel progetto aziendale. Infine, l'importanza data alla possibilità di lavorare con le tecnologie più recenti. La rischiosità non spaventa dato che il 40% dei millenials si considerano degli imprenditori.
La necessità di un adeguamento da parte delle aziende
Perché questi studi sui millenials sono importanti e non vanno presi sotto gamba dalle aziende e dai manager delle risorse umane? Perché per attirare i giovani migliori sarà sempre più importante adeguare le politiche aziendali ai nuovi riferimenti valoriali dei lavoratori. Lo smartworking e il bisogno di una migliore work life balance sono ormai cambiamenti irreversibili anche perché si coniugano meglio, rispetto ai vecchi rigidi modelli organizzativi, con l’economia della conoscenza e con le nuove tecnologie digitali che hanno ormai reso obsoleta l'idea che il lavoro possa essere svolto solamente in ufficio e in determinate fasce orarie.