Dice di essere “molto stanco” perché gli ultimi giorni hanno visto in agenda una decina di appuntamenti al giorno tra incontri live e per lo più tematici, tv, interviste. Ma è anche “molto soddisfatto” per il cammino fatto sin qui. Stefano Bonaccini, cinquantasei anni, nel Pd dal 2007 e prima ancora nella Figc, dal 2014 governa, con successo, la sua regione, l’Emilia Romagna. Tutti gli indicatori – pil, occupazione, istruzione, sanità - sono lì a dimostrarlo. Un interessante esempio di come un “vecchio” comunista possa evolversi conciliando diritti e mercato.
Bonaccini ha accettato la videointervista con Duels ritagliando una finestra di tempo tra due incontri delicati sulla scuola. Per lo più nel giorno – giovedì – in cui è scoppiato il caso della preside di Firenze che ha scritto una lettera aperta ai suoi studenti in cui ha ricordato come il fascismo, e tutti gli autoritarismi, si manifestano prima in ciò che può sembrare un fatto minore o isolato come il pestaggio di giovani studenti di destra in danno di giovani studenti di sinistra (come è successo sabato scorso davanti al liceo Michelangiolo di Firenze). Una lettera che, citando Gramsci, invita a tenere lontano il male dell’indifferenza. Il ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara (Lega) ha minacciato provvedimenti contro la preside. “Valditara – dice Bonaccini - si sta dimostrando uno dei ministri più inadeguati in questi primi mesi di governo che io abbia mai visto in vita mia. Credo che se continua su questa strada chiedere le dimissioni del ministro sia opportuno”.
Bonaccini è in testa nella corsa alla segreteria del Pd. I sondaggi lo danno intorno al 60% e la sfidante Elly Schlein intorno al 40%, un distacco – avvisano gli analisti di cose Pd – che però non lascia nulla di scontato. La parola finale spetta ai 5500 gazebo che domenica ospiteranno le primarie. Purtroppo la candidata Schlein non ha potuto fare la videointervista per un numero eccessivo di impegni. La redazione di Duels è molto dispiaciuta per questo. Ecco quindi il testo della videointervista a Bonaccini (la connessione non è stata ottimale e abbiano dovuto integrare il testo audio con alcuni sottotitoli)
Presidente, cominciamo da un tema che riguarda tutti visto che è l’articolo numero 1 della nostra carta costituzionale: come si crea lavoro in questo Paese? Sapendo che la Campania o la Calabria non sono l’Emilia Romagna. Dal punto di vista delle infrastrutture, dei servizi e dell’agibilità del territorio, perchè le mafie ci sono e continuano a fare affari.
“Prima di tutto occorre creare lavoro buono, cioè combattere la precarietà che è una condizione che ormai riguarda un’intera generazione, quella dei nostri figli. L’unico modo credo sia rendere il costo del lavoro precario più gravoso di quello fisso, a tempo indeterminato. La mia ricetta è assicurare una decontribuzione del 30% per tutti i nuovi assunti in modo che sia più conveniente assumere in modo stabile. In seconda battuta serve una legge sul salario minimo perché ci sono troppi lavoratori e lavoratrici che lavorano per 2/3 euro e senza tutele. Questo è vergognoso. Più in generale occorre eliminare gli squilibri territoriali. Quindi insieme alle politiche industriali occorrono politiche infrastrutturali. Per quelle zone del paese che lei ha indicato al sud ma non solo servono le ZES, le zone economiche speciali con una fiscalità dedicata che renda conveniente fare investimenti. Tutto questo nel breve periodo. Nell’immediato, invece, occorre certamente fare incontrare meglio domanda e offerta di lavoro, formare i profili necessari e gestire in trasparenza il flusso di mano d’opera straniera”.
Lei teme le direttive europee sulle case green e sullo stop alla auto a benzina entro il 2035? Oppure le considera un’opportunità?
“Sono entrambe una grande opportunità per la nostra impresa anche se dobbiamo pretendere dall’Europa di saper accompagnare questo passaggio con la necessaria flessibilità e sostegno economico. L’Emilia Romagna, ad esempio che ha il distretto dell’auto di lusso, ha chiesto ed ottenuto un anno in più su indicazione anche di sindacati e imprenditori. Dobbiamo proseguire in questa direzione senza timori né chiusure a riccio. A tutti e da tutti però va chiesta e pretesa chiarezza”.
Il Reddito di cittadinanza ha fallito. Va cambiato? Come e in quali tempi?
“Va corretto e anche velocemente perché tra pochi mesi (fine luglio, ndr) il governo lascerà circa 700 mila persone senza un sostegno per molti fondamentale per andare avanti. Occorre correggere in fretta quello strumento perché si rischia di vedere molte di queste persone scivolare purtroppo vero l’illegalità. Questo è il rischio che dobbiamo evitare. L’unica strada possibile è mettere in campo subito politiche attive in grado di far incrociare la domanda di mano d’opera che è consistente con la disponibilità di questa mano d’opera. E’ urgente avviare percorsi di formazione per i profili richiesti dal mercato. Anche al sud”.
Le nostre città sono piene di persone che dormono in terra. Si tratta di immigrati irregolari arrivati in Italia che non sanno dove andare. Questo non è degno per loro e non è sicuro per nessuno. In attesa che l’Europa faccia qualcosa, se lei diventerà segretario, come pensa di gestisce il dossier immigrazione in casa nostra?
“Rilevo che a forza di dire “porti chiusi” e “prima gli italiani” poi succede che vai in Europa e devi chiedere aiuto agli ungheresi. Ancora una volta sto ai fatti che ci dicono che questo paese ha un problema demografico grave che va anche questo affrontato con specifiche politiche di welfare e di lavoro. Al momento quindi abbiano bisogno di mano d’opera più o meno qualificata che va fatta arrivare e accolta nelle dovute condizioni. Quindi aprire flussi e canali di immigrazione legale con i paesi di origine. Una volta che sono qui dobbiamo evitare che finiscano ostaggio di racket e criminalità e quindi servono politiche di welfare, dalla casa ai servizi primari, integrate a loro volta con il mondo dell’impresa. C’è chi usa gli immigrati per fare propaganda politica. Invece bisogna farci i conti nell’interesse reciproco”.
Senta, c’è un gran dibattito su chi è più “nuovo” tra lei e la sua competitor Elly Schlein. Tra lei che è iscritto al Pd da sempre avendo ricoperto vari ruoli – possiamo dire con successo – di amministratore e dirigente del partito. E la giovane e appassionata Schlein, la prima donna in corsa per la segreteria e supportata da una schiera di tifosi dal rango di Franceschini, Orlando, Provenzano. Bettini, Zingaretti, insomma, tutti i capi corrente del Pd. Ecco, se può, definisca cosa è “nuovo”. E poi, bisogna essere “nuovi” per trovare soluzioni e governare?
“Credo che sia necessario soprattutto essere capaci e dimostrare di saper essere utili al paese, ai cittadini, alle imprese che cercano risposte. Credo serva esperienza e competenza. Da ragazzo ho fatto l’amministratore pubblico in un piccolo comune, poi nella città di Modena, da otto anni guido la mia regione, per quasi sei sono stato presidente del Consiglio delle città e delle regioni europee, ho guidato il partito sempre nella mia regione, conosco le politiche di governo dei territori. Ho fatto tutte queste esperienze e credo anche con buoni risultati”
E tutto questo prescinde dalle categorie di “nuovo” e “vecchio”.
“Appunto. Elly è una persona a me cara, ho lavorato con lei in regione molto bene e non mi sentirà mai dire mezza parola su di lei che non sia di rispetto e stima. Noto poi che in questi anni il Pd ha accumulato diverse sconfitte alle elezioni politiche mentre noi amministratori locali continuavamo a vincere in tanti comuni e anche in qualche regione. Ecco perché “nuovo” non è forse il termine più giusto per indicare ciò che veramente serve”.
Un anno di guerra in Ucraina. Da che parte starà se dovesse diventare il nuovo segretario del Pd?
“Condivido totalmente la linea data al partito da Enrico Letta e portata avanti senza tentennamenti dai gruppi dirigenti del partito. Sono nato nel ’67 e mai avrei creduto di vedere la guerra in Europa che va avanti addirittura da un anno in maniera così tragica”.
E’ d’accordo con l’invio delle armi?
“Si, per difendere l’Ucraina ed aiutare la sua resistenza. Come ha detto molto bene Gianni Cuperlo giorni fa, “se si ferma la Russia finisce la guerra, se si ferma la resistenza Ucraina finisce l’Ucraina”. Quello per cui lavorerò se diventerò segretario, è chiedere però all’Europa un ruolo più forte e convinto per creare il prima possibile le condizioni di una pace giusta”.
Che tipo di opposizione pensa di fare al governo Meloni qualora diventasse segretario? Sui conti pubblici si può dire poco o nulla; sulla linea in politica estera anche. Quali spazi per fare un’opposizione incisiva e di merito e non solo di slogan? Non mi dica il caso Donzelli-Delmastro o Valditara perchè non basta.
“La pagella dei primi cento giorni di questo governo vale 4. Le scelte che sono state fatte colpiscono i più deboli a partire da scuola e sanità pubblica. Lunedì scorso ho dovuto fare qualcosa di inedito in otto anni di governo: un ricorso alla corte Costituzionale contro un provvedimento contenuto in legge di bilancio la cui conseguenza pratica è creare classi pollaio con relativo abbassamento della qualità didattica per non parlare di quello che succederà nelle aree periferiche in montagna e nei comuni più piccoli. Vogliamo poi parlare della Sanità? La mancanza di professionisti tra medici e infermieri è tragica. Abbiamo visto poi cosa è successo sulle accise in piene feste di Capodanno: siamo diventati il paese europeo con la benzina più cara per via del ritorno delle accise. Io intendo fare opposizione non in modo urlato e accompagnando ogni critica ad una proposta alternativa. Si può fare, sa…”.