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La vitamina C uccide le cellule tumorali, ecco perché prima non funzionava

Fino ad oggi veniva utilizzata in un modo inadeguato. Somministrazione orale non serve, vitamina va integrata per endovena

Roberto Zoncadi R.Z.   
La vitamina C  uccide le cellule tumorali, ecco perché prima non funzionava

La vitamina C è sempre stato considerato un potente anti-cancro ma il suo utilizzo fino ad oggi si è dimostrato meno efficace del previsto. Le cause, ha annunciato un gruppo di ricercatori della University of Iowa, vanno ricercate nella procedura di utilizzo ritenuta a questo punto inadeguata. La maggior parte delle terapie con la vitamina C si basano sulla somministrazione orale, ma gli scienziati, dopo una lunga sperimentazione, hanno accertato che per avere effetto si deve prediligere l’endovena. Soltanto in questo modo, bypassando le normali vie del metabolismo intestinale e dunque anche l’escrezione, è possibile ottenere dei livelli ematici compresi tra 100 e 500 volte superiori a quelli osservabili con la somministrazione orale. Questa super-concentrazione, evidenzia il responsabile del team, il professor Garry Buettner, è fondamentale se si vuole che la vitamina C attacchi le cellule tumorali.

Alte concentrazioni di vitamina C letali per il cancro

Un precedente lavoro condotto dal biologo ha permesso di scoprire che, a queste concentrazioni, la vitamina C uccide selettivamente le cellule tumorali, ma non le cellule normali in provetta e nei topi. I medici della UI Hospitals and Clinics stanno attualmente testando l’approccio in studi clinici per il cancro al pancreas e il cancro ai polmoni, combinando alte dosi per via endovenosa di vitamina C con la chemioterapia standard o radiazioni. Precedenti studi di fase I hanno dimostrato che questo trattamento è sicuro e ben tollerato e che la terapia migliora i risultati del paziente. Le attuali sperimentazioni mirano a determinare se il trattamento migliora anche la sopravvivenza.

Cellule tumorali non sanno rimuovere il perossido di idrogeno

Buettner, che si è avvalso della collaborazione di molti colleghi - Claire Doskey, Visarut Buranasudja, Brett Wagner, Justin Wilkes, Juan Du e Joseph Cullen - in un recentissimo studio, i cui risultati sono stati pubblicati sulle pagine della rivista Redox Biology, ha dimostrato che l’acido ascorbico agisce generando il perossido di idrogeno (acqua ossigenata), una specie reattiva che può danneggiare il tessuto e DNA delle cellule tumorali. Lo studio è riuscito a dimostrare anche un altro aspetto importante: “Le cellule tumorali sono molto meno efficienti nel rimuovere il perossido di idrogeno rispetto alle cellule normali. Pertanto, le cellule tumorali sono molto più soggette a danni e alla morte causati da una elevata quantità di perossido di idrogeno”, evidenzia Buettner, anche professore di oncologia e membro della Holden Comprehensive Cancer Center presso la University of Iowa. “Questo spiega come elevati livelli di vitamina C non influenzano il tessuto normale, ma possono essere dannosi per il tessuto tumorale”.

La chiave del successo si cela nell'enzima chiamato catalasi

Le normali cellule hanno diversi modi per rimuovere il perossido di idrogeno, mantenendolo a livelli molto bassi così da non causare danni. L’enzima chiave alla base della nuova strategia si chiama catalasi: è lui che permette la rimozione del perossido di idrogeno generato dalla decomposizione della vitamina C. I ricercatori hanno scoperto che le cellule con bassa attività dell’enzima catalasi sono più suscettibili al danno e alla morte quando sono esposti ad elevate quantità di vitamina C. Secondo Buettner, questa informazione fondamentale potrebbe aiutare a determinare quali tumori e quali terapie potrebbero essere migliorate con l’inclusione di ascorbato ad alte dosi nel trattamento. “I nostri risultati - conclude il ricercatore - suggeriscono che i tumori con bassi livelli di catalasi sono più suscettibili alle alte dosi di terapia con vitamina C, mentre i tumori con livelli relativamente alti di catalasi potrebbero essere meno reattivi”. In futuro la ricerca di Buettner e colleghi si focalizzerà sullo sviluppo di metodi che possano misurare con precisione assoluta i livelli di catalasi nei tumori.

Riferimenti
Roberto Zoncadi R.Z.   
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