Chiusa l’inchiesta sul palazzo di Londra: al via il primo maxiprocesso della storia del Vaticano
Rinviate a giudizio dieci persone, tra cui il cardinale Angelo Becciu che ribadisce la sua innocenza. Prima udienza il 27 luglio. Il senso di un evento di giustizia.

Sono tutti brutti reati finanziari quelli che dal prossimo 27 luglio saranno giudicati dal primo maxiprocesso della storia quasi centenaria del Vaticano: peculato, corruzione, estorsione, riciclaggio ed autoriciclaggio, truffa, abuso d’ufficio, falso materiale di atto pubblico commesso dal privato e falso in scrittura privata; subornazione. Reati distribuiti tra i dieci imputati ecclesiastici e laici tra cui una donna e un cardinale rinviati a giudizio dopo la chiusura delle indagini del Promotore di giustizia. Stupore e smarrimento tra i fedeli cattolici che si trovano di fronte a una quasi caduta degli dei, scossi nella fede, divisi tra incredulità e amarezza. Il rinvio a giudizio non è ancora una sentenza di colpevolezza. I reati restano ancora un’ipotesi, ma le figure più in vista tra gli imputati hanno tutti già ribadito in pubblico e anzi protestato la propria innocenza.
Il clamore che circonda la vicenda è dovuto in particolare ai gesti di papa Francesco, considerato ormai un paladino della riforma della Chiesa e della Curia Romana per arginare ripetuti scandali morali e finanziari che hanno procurato immensi danni all’immagine della Chiesa nel mondo. L’inchiesta fin dall’inizio ha riservato sorprese e innescato chiacchiere, dubbi, sussurri, versioni controverse tra innocentisti e colpevolisti, pro o contro il papa gesuita, vero bersaglio simbolico di chi le riforme non le vuole, di chi si serve della Chiesa anziché servirla per il bene di tutti. Francesco ha posto dei segni a volte scioccanti mantenendo pero massimo riserbo sulle motivazioni dei suoi interventi clamorosi come nel caso del licenziamento in tronco di Becciu, radiato e privato della sua fiducia. Senza spiegazione ufficiale è rimasta anche la visita dello scorso giovedì santo in casa del cardinale per una celebrazione che è parsa ai più un perdono prima che una ricomposizione.
Se sorprendente era stata la punizione di Becciu, sorprendente appare ora l’uscita di scena di monsignor Alberto Perlasca, ex braccio destro di Becciu, finora vociferato in Vaticano come l’anima nera nella vicenda della compravendita dell’immobile di Sloane Avenue a Londra. Finito tra gli indagati, mentre lo si pensava possibile capro espiatorio, magari per salvare figure eminenti, ora non è tra i dieci rinviati a giudizio. Sarà forse diventato un collaboratore di giustizia? Lo si scoprirà durante le udienze del tribunale presieduto dal magistrato Giuseppe Pignatone. Gli avvocati di parte annunciano battaglia. E tra le toghe spicca Paola Severino avvocato della segreteria di Stato che si è costituita parte civile. Una decisione sorprendente dal momento che tra gli imputati figura Becciu che è stato ai massimi vertici della stessa segreteria negli anni incriminati. Ma si sa che finché i processi non giungono a sentenza, sorprese ce ne possono stare. Una trentina di anni fa si celebrò nei tribunali italiani un processo nei confronti di un ecclesiastico vaticano accusato di crimini incredibili, ma infine la Cassazione ribaltò la tesi dell’accusa riconoscendo l’innocenza del sacerdote vittima di un vero e proprio intrigo di potere.
A differenza del processo con le vecchie norme con cui venne giudicato e condannato il cameriere di Benedetto XVI, poi perdonato dal pontefice, la gravità dei reati dell’imminente processo sta nel fatto che lascia intravedere l’esistenza di un sistema parallelo corrotto nel funzionamento ordinario della massima istituzione ecclesiastica cattolica. Con tutta probabilità emergeranno elementi utili a capire le ramificazioni occulte e le storture che hanno impedito il risanamento e la trasparenza delle finanze della Santa Sede. Sono quarant’anni ormai che si è posto mano alla riforma. Un cammino graduale, complicato, contrastato, in parallelo alla riforma spirituale e teologica avviata con il concilio Vaticano II. Ma non poteva essere diversamente per una svolta d’epoca che quel concilio ha rappresentato per la Chiesa: si tratta di spezzare un secolare connubio improprio con il denaro da parte di una Chiesa chiamata ad essere povera e dei poveri se vuole essere credibile testimonianza del Vangelo. Il processo che sta per iniziare segnerà uno spartiacque tra un prima e un dopo di una Chiesa istituzionale che non può assimilarsi allo spirito mondano ripetutamente denunciato da Francesco. Il nome scelto dal papa gesuita non poteva ridursi a un sentimento spiritualistico disincarnato, ma per coerenza doveva segnare una rottura nella pratica amministrativa ecclesiastica consona con una certa tradizione di alleanza tra trono e altare, ma non più sostenibile dal punto di vista di coerenza evangelica. Potrà piacere o non piacere, ma Francesco indicava già con la scelta del nome l’impegno per “riparare” la Chiesa di Cristo come lo fu dal basso il tentativo del Poverello di Assisi. Se la riforma parte dall’alto, non può contentarsi soltanto della critica ma deve porre mano a nuovi criteri, stabilire nuovi cammini, nuove istituzioni, nuovi codici, nuovi entusiasmi, nova responsabilità a ogni livello.
In alcuni ridotti ambienti della Curia si spera che il processo possa trasformarsi in un bumerang per il papa. Ma certo è – in attesa della sentenza – che vincitore o sconfitto all’interno di trame avvolgenti, Francesco resterà comunque un paradosso nella storia della Chiesa dove talvolta i corrotti vincono e gli innocenti pagano. La giustizia se ben amministrata resta sempre umana e pertanto discutibile. Nella Chiesa che Francesco sta cercando di spingerla a diventare casa della misericordia, senza una conversione sincera del cuore al Vangelo, anche i tribunali non riusciranno a frenare l’emorragia della fede. Francesco, considerato dal Codice canonico supremo legislatore, lascia intendere senza alcuna ambiguità che anche sul piano storico la Chiesa può solo imboccare la via del pentimento e della conversione del cuore. In questo processo senza precedenti, annunciato al mondo da un Comunicato della Sala Stampa della Santa Sede con le singole imputazioni addebitate alle dieci persone rinviate a giudizio, dietro l’angolo potrebbero scoprirsi altre sorprese.