La valle dei big, dall'Italia al mondo. La storia di Pepe Mujica
La zona della Liguria che in pochi chilometri racchiude le origini di molti personaggi famosi: da Colombo al Papa fino a Frank Sinatra e Josè Mujica
Come sempre, da diciassette anni a questa parte, siamo a Lumarzo, il paese della Val Fontanabuona, provincia di Genova, alle spalle del Golfo Paradiso e a un passo dal Tigullio,
Si festeggia “Hello Frank!” - l’appuntamento annuale voluto dagli amministratori Guido Guelfo, Daniele Nicchia e Sergio Ferroggiaro, con Enrica Corsi e Mauro Boccaccio, cinque cuori e anime di questa storia – che è il ricordo di Natalina Dolly Garaventa, che Wikipedia indica come casalinga, ma che soprattutto è la mamma di Frank Sinatra, a cui lui è sempre rimasto legatissimo, che viene da Rossi, frazione di Lumarzo per l’appunto. Ed è rimasta mitica la notte in cui gli abitanti di Rossi, videro passare per le strette vie del borgo una macchina blindatissima nera, che secondo la leggenda aveva “The Voice” sul sedile di dietro.
Insomma, Lumarzo ricorda sempre le origini di Sinatra e di mamma Dolly, e “Hello Frank!”, dove anno dopo anno si alternano musicisti, cabarettisti, attori, è quasi un manifesto del turismo delle radici.
E proprio “radici” è la parola chiave per raccontare la Val Fontanabuona e le origini di moltissimi personaggi famosi, i cui genitori sono nati o hanno avuto origine qui, come raccontano l’associazione dei Liguri nel Mondo di Mario Menini e il Museo dell’Emigrazione Italiana, il MEI, guidato da Paolo Masini. E Menini e Masini, che sono contemporaneamente membro del Consiglio di Indirizzo del Carlo Felice, e uno dei maggiori manager culturali italiani, hanno anche splendidi punti di contatto, contemporaneamente massimo comune multiplo e minimo comune denominatore delle storie più belle, che entrano dentro per non uscirne più.
Insomma, qui, nell’arco di pochi chilometri, ci sono le origini dello scopritore dell’America, che alcuni racconti vorrebbero a Terrarossa di Moconesi, oggi Terrarossa Colombo. E poi, il nonno di papa Francesco originario di Santa Giulia di Centaura, alle spalle di Lavagna, poco distante da qui. E ancora, suor Blandina, originaria di Cicagna, uno splendido personaggio che abbiamo raccontato proprio qui, su Tiscali News e Milleunadonna, una sorte di cow girl del West che incontrò anche Billy The Kid, oltre a essere iniziatrice di attività sociali che fecero partire intere aree dei selvaggi States ancora da colonizzare.
E poi, ovviamente, Amadeo Peter Giannini, anche lui splendidamente tratteggiato su queste pagine, non solo come il migliore banchiere della storia, ma anche come uomo d’arte, di cultura e d’umanesimo: senza di lui Walt Disney, Charlie Chaplin e Frank Capra non sarebbero stati i monumenti epici che raccontiamo gioiosamente oggi e il Golden Gate Bridge non sarebbe mai esistito. Senza di lui non ci sarebbe stata la Banca d’America e d’Italia e non ci sarebbe stata nemmeno l’idea che un banchiere potesse andare in giro per una città terremotata, San Francisco, con un carretto su cui campeggiava il cartello “Si fanno prestiti” e li faceva davvero, senza garanzie se non i calli delle mani e la pulizia degli occhi di chi li chiedeva, che si limitava a firmare un foglio da fruttivendolo, spesso con la sola X perché analfabeta. Eppure, l’indice di restituzione di quel prestito fu altissimo, quasi totale, superiore al 95 per cento, qualcosa di impensabile oggi che per ottenere un prestito occorrono garanzie di ogni tipo.
Ecco, i genitori di Peter Amadeo, erano di Favale di Malvaro, un paesino di 427 abitanti in questa Valle, da cui sono partiti migliaia di migranti, non sono Giannini, tanto che ogni anno ci si festeggia la “Festa dell’emigrante”.
Qualcuno, ogni tanto torna, alla ricerca del turismo delle radici, come Brian Boitano, che ha deciso di riaprire una casa proprio qui dopo essere diventato un mito grazie alla medaglia d’oro nel pattinaggio artistico alle Olimpiadi di Calgary, poi passato al professionismo, amatissimo dal pubblico per la sua particolarissima tecnica di salto, passata alla storia grazie a lui. E poi, ancora, fu uno dei primi atleti a fare coming out diventando un punto di riferimento per tutta la comunità Lgtbq.
Insomma, Favale al centro del mondo.
Anche letteralmente, perché sempre da qui, è partita la famiglia di Josè Mujica, che tutti conoscono come “Pepe”, il presidente dell’Uruguay che ha segnato la storia del suo Paese e del Sud America, la cui mamma, Lucia Cordano, veniva proprio da una famiglia molto povera di Favale. A un certo punto, i suoi nonni materni, come moltissimi in queste valli, decisero che era il momento di lasciare l’Italia e andare a cercare fortuna in America.
In molti puntavano agli States, con il porto di Genova come punto di partenza, come base alla ricerca della Merica, scritto proprio così come lo pronunciavano. Viaggi della speranza che poi si fermavano a Ellis Island, l’isolotto davanti a New York, alla foce del fiume Hudson, dove spesso naufragavano le speranze o si restava per settimane ammassati in attesa dell’ok delle autorità sanitarie. E arrivavano soprattutto irlandesi ed italiani.
Altri, come i nonni materni di Pepe, puntarono al sud America, in questo caso all’Uruguay e riuscirono ad acquistare due ettari di terra, destinati a vigna, e anche suo padre era contadino, ma perse tutto e morì quando Pepe aveva solo cinque anni.
Poi, il suo impegno nella Resistenza uruguayana, guerrigliero e filosofo della battaglia per la libertà contro la dittatura, un passo alla volta lo portò fra il 2010 e il 2015 a diventare il presidente del suo Paese, amatissimo dal popolo. E, dimettendosi dal Senato uruguayano nel 2020, ha lasciato per sempre la politica.
L’appannaggio presidenziale era di 260 259 pesos, più o meno l’equivalente di 8300 euro al mese, di cui lui donava circa il 90 per cento a favore dei poveri del suo Paese o di organizzazioni non governative che si occupavano delle fasce di popolazioni più svantaggiate.
Pepe ancor oggi gira con un Maggiolino Volkswagen del 1987 che gli regalarono gli amici e per cui gli sono state fatte offerte milionarie per l’acquisto, dato che un po’ come nei film di “Herbie”, sarebbe il Maggiolino più iconico della storia. Ma anche qui Pepe ha rifiutato ogni offerta, dando al cuore più valore di ogni ricchezza economica.
Mica finita, perché Mujica vive in una piccola fattoria a Rincón del Cerro, quasi un sobborgo di Montevideo, esattamente come aveva rinunciato a vivere nel palazzo presidenziale durante il mandato.
Un giorno il giornale colombiano “El tiempo” gli chiese cosa si provava ad essere il "presidente più povero del mondo", con 800 euro al mese. Pepe rispose che la maggior parte dei suoi connazionali viveva con meno e quindi non c’era alcun problema.
Anche Giannini, banchiere, non volle mai superare i 500mila dollari di patrimonio, donando tutto quello che guadagnava in più.
Dev’essere l’aria di Favale di Malvaro, di Lumarzo e della Fontanabuona.