Vaiolo delle scimmie, l’Ordine dei medici spiega: “Contagi non solo sessuali"

Faccia a faccia prolungato mette a rischio famiglie e sanitari. Tuttavia, anche se potrebbe essere molto contagioso nell'uomo si risolve da solo in poche settimane

vaiolo scimmie
Foto Ansa
TiscaliNews

Non solo la trasmissione sessuale, a mettere a rischio di contagio da vaiolo delle scimmie è anche il faccia a faccia prolungato con persone infette. A rivelarlo è la Federazione degli ordini dei medici sul suo sito nell'area di informazioni ai cittadini Dottore ma è vero che..?  Online si precisa inoltre che "l'infezione può derivare da uno stretto contatto con secrezioni respiratorie, lesioni cutanee di una persona infetta od oggetti recentemente contaminati”.

Contagio faccia a faccia

L’Ordine dei medici spiega che la trasmissione attraverso le particelle respiratorie delle goccioline di solito richiede un contatto faccia a faccia prolungato, il che mette a maggior rischio il personale sanitario oppure i membri della famiglia dei casi attivi. La catena di trasmissione più lunga documentata in una comunità è stata di sei infezioni successive da persona a persona.

Trasmissione attraverso la placenta

La trasmissione può avvenire anche attraverso la placenta dalla madre al feto (vaiolo delle scimmie congenito)". Esattamente un anno fa, il 25 maggio 2021, il Regno Unito aveva notificato all'Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms) un caso di vaiolo delle scimmie confermato in laboratorio. Il paziente era arrivato in Gran Bretagna l'8 maggio 2021 dopo aver vissuto e lavorato nello stato del Delta, in Nigeria. Una più intensa frequenza di casi è stata poi registrata nel maggio 2022.

Malattia meno grave della varicella

Anche se potrebbe essere molto contagioso tuttavia nell'uomo il vaiolo delle scimmie si risolve da solo in poche settimane ed è, come gravità, anche inferiore a una varicella". La rassicurazione arriva dall'epidemiologo Donato Greco, per 30 anni a capo del Laboratorio di Epidemiologia dell'Istituto superiore di sanità, poi direttore generale della Prevenzione al ministero della Salute, oggi consulente Oms ed ex componente del Cts nell'emergenza Covid. "Anzi la varicella comporta una estensione delle vescicole su tutto il corpo e dà febbre elevata, mentre il vaiolo delle scimmie è quasi sempre molto localizzato, nei casi di cui parliamo in questi giorni a trasmissione sessuale le pustole sono limitate alla zona dei genitali senza febbre alta". Greco, tra i massimi esperti di emergenze sanitarie degli ultimi 50 anni ricorda di aver partecipato, proprio alla fine degli anni '80, in Congo a un'indagine sul campo relativa a un'epidemia di vaiolo delle scimmie.

"Allarmismi e panico ingiustificato"

"E' solo fantascienza mediatica quella di chi prevede migliaia e migliaia di casi di vaiolo delle scimmie" dice Greco, ridimensionando "allarmismi e panico ingiustificato". E sostiene che in questa circostanza bisogna solo fare "una sorveglianza attiva molto approfondita con immediato isolamento del virus e soprattutto caratterizzazione genomica degli isolati virali". Perché, osserva, "dopo la pandemia qualsiasi allarme infettivo giustamente va preso sul serio e serve attenzione, visto che prima del Covid molto era stato trascurato, ma che ci sia panico da parte della popolazione e previsioni di un'epidemia con migliaia e migliaia di casi non è scienza ma fantascienza".

Virus noto dagli anni '70

Greco - che in passato partecipò in Congo a un'indagine sul campo relativa proprio a focolai di vaiolo delle scimmie, oltre a occuparsi dell'ultima fase dei programmi di eradicazione del vaiolo e a quelli post eradicazione - spiega dal punto di vista scientifico le caratteristiche di questi virus. "I Poxvirus sono in tutti gli animali, abbiamo il vaiolo dei polli, delle scimmie, delle mucche, e la trasmissione all'uomo non è esclusa per quasi nessuno di questi, ma la trasmissione del vaiolo delle scimmie, nota dagli anni '70, di fatto non è mai stata epidemica né tanto meno pandemica", scandisce. Non solo. "Oggi le prime nozioni sul genoma del virus indicano che è molto stabile, ed è proprio grazie a questa stabilità che il vaiolo è stato eradicato. Si tratta infatti di un virus a Dna a doppia elica, il che comporta la sua stabilità strutturale, quindi molto meno soggetto a fare varianti, a differenza dei virus respiratori che sono a Rna a unica elica, molto variabili. Questo dunque - spiega - è un motivo di rassicurazione".