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Vaccini come causa di sterilità: come è nato un mito che ha creato la grande paura

Siamo nelle ultime settimane d’autunno dello scorso anno, nel pieno della seconda ondata della pandemia. E mentre i nuovi vaccini sono in fase di test, ecco diffondersi un panico creato apposta

Alessandro Spaventadi Alessandro Spaventa   
Vaccini e Covid-19: i dati per sconfiggere paure irrazionali

C’è un mito che circola in rete e nei social. Un venticello rossiniano che insensibile e sottile continua a sussurrar che i vaccini contro il Covid-19 possano provocare sterilità nelle donne. Il rischio è stato smentito in ogni modo da una pletora di organismi di ricerca, istituzioni sanitarie e associazioni mediche ed è privo di ogni fondamento scientifico. Ma il mito continua a propagarsi rafforzando i timori e le incertezze di chi ha più di una remora a immunizzarsi. E come tutti i miti non nasce dal nulla, ha una sua origine in un evento realmente accaduto. 

Il prologo

Siamo nelle ultime settimane d’autunno dello scorso anno, nel pieno della seconda ondata della pandemia. I morti si contano a decine di migliaia al giorno e il mondo è in ansiosa attesa dei vaccini che stanno finalmente per ricevere il via libera prima della FDA, l’agenzia americana che autorizza l’uso dei farmaci, e poi dell’EMA, quella europea. È in quei giorni che, parallelamente ai dati delle sperimentazioni dei vaccini Pfizer/BioNtech e Moderna, alla medesima FDA arriva una richiesta inattesa. Il 25 novembre un medico patologo del Connecticut, il dottor Sin Hang Lee chiede formalmente all’agenzia statunitense di sospendere la terza e ultima fase della sperimentazione del vaccino Pfizer/Bionetch. La richiesta è stata presentata con il supporto della Informed Consent Action Network (ICAN), un’associazione che si batte contro i vaccini fondata nel 2016 da un produttore televisivo, ed è basata sul fatto che i risultati della sperimentazione dipendono dall’esito dei tamponi molecolari condotti sui volontari. Lee ritiene che i tamponi siano poco affidabili e che si possa quindi giungere a conclusioni fallaci con tutti i rischi che ne conseguirebbero.

La richiesta verrà respinta dalla FDA un paio di settimane dopo, lo stesso giorno dell’approvazione del vaccino Pfizer/BioNtech, perché «non contiene fatti che dimostrino alcun particolare elemento a supporto dell’azione richiesta». Nel frattempo però la notizia, propiziata dai social dell’ICAN, si propaga nel variegato mondo di scettici, no-vax, complottisti, destra antigovernativa e chi più ne ha, più ne metta. Mancando l’elemento eclatante o scandaloso non riesce però a diventare virale.

Da un continente all’altro

Seppur attutita, tuttavia, l’eco della richiesta presentata da Lee si diffonde, passa l’Atlantico e arriva in Europa, dove trova orecchie attente. Il 1° dicembre un medico tedesco e un ex dirigente della Pfizer, Wolfgang Wodarg e Michael Yeadon, presentano una loro richiesta all’EMA che si basa dichiaratamente su quella presentata dal patologo americano. Come Lee, anche Wodarg e Yeadon chiedono la sospensione della fase III della sperimentazione del vaccino Pfizer/BioNtech. Oltre a riportare i dubbi già espressi dal medico del Connecticut nella richiesta alla FDA, i due aggiungono del loro paventando alcuni possibili rischi specifici del nuovo vaccino e chiedendo che si proceda ad ulteriori test. Uno dei possibili rischi prospettati è il pericolo di sterilità.

La nascita del mito

Nella loro richiesta di sospensione Wodarg e Yeadon ricordano come i vaccini abbiano l’obiettivo di creare anticorpi contro le proteine spike del virus, ovvero le protuberanze della sua corona. Secondo i due, tuttavia, le spike hanno la stessa forma della sincetina-1, una proteina responsabile per lo sviluppo della placenta. Il dubbio di Wodarg e Yeadon, che pur ammettono non esservi indicazioni a riguardo, è che gli anticorpi derivanti dal vaccino possano confondersi e attaccare non solo il coronavirus, ma anche la sincetina-1. Se così fosse essi impedirebbero la formazione della placenta il che «avrebbe essenzialmente come risultato quello di rendere le donne vaccinate sterili». A supporto della tesi non viene però riportata alcun tipo di evidenza sull’effettiva somiglianza tra le due proteine.

La notizia della richiesta di sospensione viene data quello stesso 1° dicembre da news2020, un sito tedesco di tendenza no-vax. L’articolo, dai toni sobri, si conclude riportando l’invito di Wodarg e Yeadon a sostenere la loro azione inviando una e-mail all’EMA il cui testo viene fornito già bello e che pronto.

Nutrire il germoglio

Il mito è nato, ma è ancora un germoglio. Per poter crescere ha bisogno di essere nutrito a dovere. Ci pensano gli americani, sempre maestri del genere. Il 2 dicembre un blog anonimo chiamato “Health and Money News”, registrato dal 2000 e con una passione per le teorie cospirazioniste dell’estrema destra americana, pubblica un articolo dal titolo «Capo della ricerca Pfizer: il vaccino è sterilizzazione delle donne». È passato un solo giorno e la sobrietà è ormai già un ricordo. La notizia è diventata che i vaccini contro il Covid-19 provocano la sterilità delle donne e che a dirlo è il capo della ricerca Pfizer. E poiché non di sole donne è fatto il mondo, il blog aggiunge opportunamente come “commento” che: «dopo un po’ di ricerca è emerso che la sincitina-1 è presente anche nello sperma, per cui non saranno solo le donne a essere sterilizzate, ma anche gli uomini».

Dopo poco l’articolo viene tirato via dalla rete, anche se è possibile ripescarlo ancora tra le pagine archiviate del web, ma il suo screenshot comincia a circolare vorticosamente sui social. La notizia viene ripresa da numerosi siti tra cui quello di un gruppo fondato da Robert F. Kennedy Jr., rampollo della celebre famiglia riconosciuto come una delle dodici persone che negli Stati Uniti sono responsabili dei due terzi delle balle propagate via internet. La circolazione è propiziata anche dal fatto che quelli sono i giorni che seguono l’elezione a presidente di Joe Biden e che precedono l’assalto al Campidoglio e la destra complottista statunitense è in gran fermento.

In poche settimane, nonostante le ripetute smentite, il germoglio cresce esponenzialmente fino a divenire una malapianta con radici in tutto il mondo, praticamente impossibile da sradicare. Secondo un sondaggio svolto a gennaio 2021 negli Stati Uniti il 13% dei non vaccinati, all’epoca gran parte della popolazione, aveva avuto sentore che «era stato dimostrato che i vaccini potevano causare sterilità». In Gran Bretagna un sondaggio condotto a dicembre 2020 riportava che un quarto delle donne intervistate non si sarebbero vaccinate per timore di conseguenze sulla loro fertilità.

Il mito si è diffuso, fino a divenire uno dei falsi più gettonati sui vaccini. Un successo planetario sicuramente propiziato dal tema, la sterilità, ma che non sarebbe stato possibile se tra gli autori della richiesta all’EMA non vi fosse stato un ex vicepresidente della Pfizer, Michael Yeadon. È stato il suo curriculum a dare credibilità al tutto.

Chi sono Wodarg e Yeadon

Poiché è giusto che ognuno abbia la sua quota di fama, e anche perché il suo ruolo è stato rapidamente messo in ombra, è giusto però partire da chi la richiesta l’ha promossa, Wolfgang Wodarg. Medico tedesco, 74 anni, dopo aver conseguito un dottorato all’Università di Amburgo, Wodarg comincia la sua carriera facendo il medico di bordo sulle navi. Dopo esser divenuto diviene responsabile medico del porto della stessa Amburgo, a 36 anni entra nel dipartimento di sanità pubblica della piccola città di Flensburg di cui diviene direttore. A 41 decide di darsi alla politica e per quindici anni viene eletto deputato per i socialdemocratici. Nel 2010 è in prima fila nella lotta contro i vaccini per l’influenza suina: è un convinto assertore che le case farmaceutiche abbiano avuto un ruolo non secondario nella decisione di dichiarare quest’ultima una pandemia in virtù della quale «milioni di persone sane saranno esposte senza necessità al rischio di vaccini poco testati». Non sorprende quindi che dieci anni dopo, nel marzo 2020, Wodarg posti un video su YouTube nel quale afferma che Sars CoV-2 è solo uno dei tanti virus stagionali in circolazione e lascia intendere che l’allarme su di esso sia esagerato e frutto di una interpretazione non corretta del fenomeno da parte dei ricercatori.

Molto più interessante, soprattutto dal punto di vista mediatico, il profilo di Michael Yeadon. Laurea e dottorato all’Università del Surrey, il ricercatore inglese, che ha oggi 61 anni, è entrato in Pfizer all’età di 35 anni dove è rimasto per sedici anni divenendo prima capo della ricerca su allergie e problemi respiratori e quindi vicepresidente. Nel 2011, però la Pfizer abbandona la ricerca nel settore e Yeadon decide di lasciare e mettere su con tre colleghi una start-up chiamata “Ziarco”. Dopo sei anni la piccola società viene acquistata dalla casa farmaceutica svizzera Novartis per la modica cifra di 325 milioni di dollari. L’acquisizione mira a un farmaco che Ziarco stava sviluppando, ma che poi si rivelerà un buco nell’acqua determinando secondo la Reuters perdite per la multinazionale elvetica per 485 milioni di dollari. Dopo la vendita a Novartis la carriera di Yeadon pare fermarsi. D’altronde ha quanto basta per godersi una comoda e tranquilla vita in pensione.

Improvvide dichiarazioni

La vita da pensionato però può essere noiosa, soprattutto all’inizio e soprattutto per chi era abituato a lavorare a ritmi frenetici. Per fortuna ci sono i social che consentono di passare il tempo, anche se c’è sempre il rischio che ogni tanto scappi la frizione. Succede anche Yeoden, proprio nel mezzo della pandemia.

All’inizio il nostro eroe era un fervido sostenitore dei vaccini. A marzo 2020 un suo tweet recitava: «il Covid-19 non sparirà finché non avremo i vaccini o raggiungeremo l’immunità di gregge». E a chi twittava che i vaccini fanno male a «molte, molte persone» rispondeva serafico: «Ok, per favore rifiutalo, ma non impedire il suo flusso verso coloro che sono neutrali o propensi a farlo, grazie». Fino a scrivere un tweet entusiasta al capo della ricerca di Johnson&Johnson, Mathai Mammen, quando questi annuncia l’avvio della sperimentazione del vaccino Janssen.

Ad aprile 2020 però misteriosamente le cose cambiano. Inopinatamente, nel mezzo del lockdown Yeadon afferma che «il Covid-19 progressivamente sparirà…si tratta solo di un virus comune rispetto al quale il mondo ha reagito esageratamente» aggiungendo che difficilmente il conto dei morti nel Regno Unito raggiungerà i 40mila decessi.

A settembre 2020 Yeadon scrive un articolo per un sito web chiamato “Lockdown Sceptics” nel quale afferma che «nel Regno Unito l’evento della pandemia è praticamente concluso» e che «non esiste alcun principio biologico per attendersi una seconda ondata». Il 30 ottobre 2020 Yeadon scrive un pezzo per il popolare quotidiano britannico Daily Mail nel quale afferma che nel paese «il tasso di mortalità è stato normale considerando la stagione», anzi che «il numero di morti per malattie respiratorie è basso per essere fine ottobre». L’ex vicepresidente della Pfizer si spinge oltre affermando che «il virus è meno pericoloso di quanto ci venga fatto credere: con tre quarti della popolazione del Regno Unito che non corrono il rischio di infettarsi siamo molto vicini a raggiungere l’immunità di gregge». La cosiddetta seconda ondata e i decessi andranno quindi esaurendosi senza sopraffare il sistema sanitario. Ne consegue che «alla nazione debba essere consentito di tornare alla vita normale, o quanto meno che venga evitato ad ogni costo un secondo lockdown».

Com’è andata lo sappiamo. Una seconda ondata terrificante e altri 80mila morti nel solo Regno Unito.

E le proteine, la placenta, la sterilità?

Ma in tutto questo, i dubbi di Wodarg e Yeadon erano giustificati? I vaccini a mRna possono indurre gli anticorpi ad attaccare la sincitina-1, la proteina che ha un ruolo nello sviluppo e nell’attaccamento all’utero della placenta, determinando così sterilità nelle donne?

La risposta è no. Al contrario di quanto affermato dai due, le proteine spike del Sars CoV-2 e la sincetina-1 sono «totalmente diverse e distinte», come ricorda la Johns Hopkins Medicine, e non vi è possibilità che gli anticorpi confondano l’una con l’altra. Ma c’è un’altra cosa interessante. Nella sperimentazione dei farmaci sui volontari non vengono naturalmente arruolate donne incinta e alle volontarie viene richiesto di fare quanto possibile per evitare una gravidanza. Nulla impedisce però che vi siano gravidanze accidentali. Ed è quello che è accaduto a 57 donne nel corso della sperimentazione dei vaccini Pfizer/BioNtech, Moderna e Astra Zeneca. Il numero di tali gravidanze è più o meno eguale sia nei gruppi che avevano ricevuto il vaccino che in quelli che avevano ricevuto il placebo. Rispettivamente 11 e 12 per Pfizer/BioNtech, 6 e 7 per Moderna e 12 e 9 per AstraZeneca.

Aver ricevuto il vaccino, quindi, non solo non ha effetti sulla fertilità, ma non comporta alcun rischio aggiuntivo di perdere il bambino, come d’altronde dimostrano i risultati della farmacosorveglianza condotta finora negli Stati Uniti e riportati in un recente paper pubblicato sul New England Journal of Medicine (Preliminary Findings of mRNA Covid-19 Vaccine Safety in Pregnant Persons). I dati raccolti indicano come tra le donne vaccinate la percentuale di gravidanze riuscite sia in linea con quella rilevata nella popolazione prima della pandemia: non si registrano percentuali più elevate di aborti, decessi, parti prematuri, anomalie congenite o minori dimensioni del bambino. C’è un’altra cosa interessante: delle 36mila donne presenti nel database, 5mila sono rimaste incinta dopo la vaccinazione.

Sui social però si dice che i vaccini facciano diventare sterili.

Alessandro Spaventadi Alessandro Spaventa   

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