[Il caso] L’uomo che sfigurò Lucia Annibali scrive una lettera per chiederle perdono: la grande risposta di lei
Rubin Talaban, l'albanese di 37 anni che agì su mandato dell’ex fidanzato della ragazza Luca Varani: “Se mi perdoni mi aiuti”. La giovane donna che ha dovuto affrontare decine di interventi chirurgici: “Il perdono serve più a lui che a me”
Lucia Annibali ricorda bene quell’ombra scura partorita dal buio, dietro la porta di casa sua, mentre rincasava. La attendeva per cambiare per sempre la sua vita su incarico del fidanzato Luca Varani. Per buttargli l’acido sul viso e costringerla a ricorrere a decine di interventi chirurgici cercando di ricostruire il volto e l’esistenza. Adesso Rubin Talaban, albanese di 37 anni, autore materiale dell’agguato del 16 aprile 2013 durante il quale sfregiò l’allora avvocatessa marchigiana di 36 anni, prende carta e penna e, dal carcere, scrive una lettera alla sua vittima per chiederle perdono.
La lettera
I media ne riprendono oggi i contenuti pubblicati dal Corriere della Sera. “Lucia perdonami. Perdona il mio gesto indegno e brutale e perdona me che lo fatto … - scrive l'uomo in un italiano a volte tentennante – Ho provato ad essere nei tuoi panni e non posso stare più di qualche secondo nei momenti di dolore e di sofferenza causati da me. Che io sia maledetto per sempre … Vorrei abbracciarti e stringere le tue mani con le mie. Puoi essere la mia guida anche se il peccato lo porterò a vita… Non posso fare l’indifferente come se non c’è stato niente… Allungami la mano, Lucia, perché non sono un mostro ma un grande errore. Se mi perdoni mi aiuti”. Segue la firma: Rubin Talaban.
La lettera a lungo nel cassetto
Dicono che Lucia Annibali, dal 2018 parlamentare del Pd, abbia tenuto la lettera a lungo dentro un cassetto, dopo averla ricevuta. Troppo il dolore risvegliato probabilmente da quelle righe. Dal ricordo del gesto atroce compiuto da quello sconosciuto su mandato del suo ex fidanzato, Luca Varani, che attualmente sconta una pena di 20 anni, mentre Rubin e il suo complice (il palo) Altistin Precetaj sono stati condannati a 12 anni.
Lucia ricorda ancora come la guardò quasi a volerne memorizzare il viso e come “fu l’ultimo a vederlo com’era”. Ricorda quanto “fu preciso, lento e sicuro”, come prese la mira e le tirò il liquido in faccia, dal basso verso l’alto, da destra verso sinistra.
E’ la prima volta che l’albanese parla del suo gesto, ammette e chiede scusa. Finora aveva prevalso il silenzio. Ora invece arriva quella lettera allo studio legale del papà di Lucia a Urbino. Una lettera non facile da accettare. Per questo probabilmente, dopo averla letta, la donna l’avrebbe messa inizialmente da parte, forse per metabolizzare la situazione, forse per decidere se quelle parole scritte da chi aveva accettato di colpirla in maniera tanto orribile e ora chiedeva di allungargli la mano, meritavano una risposta. Quell’uomo comunque le chiede perdono. Per “dare un senso alla mia vita”, scrive. Per “provare a migliorarmi perché anche la mia vita è cambiata”.
La risposta
Lucia deve averci pensato molto, poi ha deciso. Ha usato parole forse meditate a lungo che, in ogni caso, provengono da lontano, da un animo che ha sofferto eppure si rivela saggio, grande e nobile: “Se è sincero ed è ora consapevole di quello che ha fatto e non è più la sagoma scura che ho visto dentro casa mia, io lo posso anche perdonare – ha concluso - Ma quel perdono serve più a lui che a me. Deve fare i conti con ciò che ha fatto come io convivo ogni giorno con quello che mi ha fatto, perdono o non perdono”.
Inevitabile per la giovane donna chiedersi se il tutto non sia una mossa finalizzata ad “avere permessi o misure alternative”. Se non è solo questo allora “meglio per lui e per il suo futuro”. Ma in definitiva “meglio per tutti” perché “ogni detenuto recuperato è una garanzia di sicurezza per la società intera”.
Lucia Annibali chiarisce sul giornale di non avere intenzione di incontrarlo o diventarle amica. “Tra l’altro – osserva - la sentenza prevede che una volta espiata la pena lui torni nel suo Paese”. Del resto una delle cose da cui la giovane confessa di aver ricevuto conforto è proprio il sapere coloro che le avevano fatto tanto male “fisicamente distanti”. Perché, per chi ha subito certi orribili atti, "ci vuole tempo e distanza per lavorare su se stessi e sul trauma" subito. In ogni caso “io non voglio vendetta – conclude Lucia – sconteranno le loro pene e usciranno. Va bene così. Io voglio solo vivere tranquilla”.