[L’esclusiva] La lotta di potere per le turbine e l’assurdo pasticcio dei politici poche ore prima della strage di Rigopiano. La telefonata choc: “Gente sotto una slavina? Non ce ne frega niente. Anzi sì, intervenite”
L’accusa dei carabinieri: “il delegato alle turbine designato dalla Regione, Claudio Ruffini, ha creato caos nei soccorsi cedendo alle pressioni di consiglieri regionali di maggioranza e opposizione”. Ed ha tenuto all’oscuro il governatore dell’Abruzzo che bisognava soccorre persone sotto una slavina nella zona di Campotosto, ad Ortolano. Dove poi una persona è morta. Ignorata una chiamata di soccorso del sindaco di Farindola
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«Il mezzo deve andare nel Valfino, lo decide D’Alfonso e nessun altro». Chi ascolta la direttiva è sgomento: «Abbiamo avuto una emergenza, c’è gente sotto a una slavina ad Ortolano (a Campotosto, dove poi ci sarà un morto, ndr)». Claudio Ruffini, che all’epoca era il capo dello staff di Luciano D’Alfonso, governatore dell’Abruzzo, risponde all’invocazione: «Non se ne frega niente D’Alfonso, queste sono le disposizioni. È un problema di D’Alfonso non vostro». E minaccia trasferimenti e punizioni.
Invece D’Alfonso non sa assolutamente nulla, perché lo stesso Ruffini gli nasconde la verità. Come documenta un’altra intercettazione in cui il capo dello staff assicura al suo governatore che non ci sono persone in pericolo sotto la slavina di Campotosto. Il presidente della Regione in realtà è l’unico che riesce ad attivarsi personalmente nel reperire mezzi per le emergenze. Ma sarà poi la gestione delegata al funzionario regionale a rivelarsi dannosa.
Non solo, alla fine è lo stesso Ruffini -in evidente difficoltà e confusione - a fare altre telefonate in cui invoca gli interventi ad Ortolano lì dove non li aveva mandati prima. “Salvate le vite!” impreca poco dopo. Insomma caos e approssimazione.
Sono due giorni terribili e funesti per l’Abruzzo: neve, black out elettrico e terremoto. Tre eventi insieme senza precedenti. Sconvolgenti. Il maltempo, la neve che dal 15 gennaio cade copiosa soprattutto nell’area del Gran Sasso, i comuni isolati, e poi il terremoto, il maledetto terremoto, il 18 gennaio, e dal pomeriggio di quel giorno diverse slavine si verificano sui due versanti della grande montagna.
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A Farinola, all’Hotel Rigopiano, 40 persone sepolte e solo 11 sopravvissuti, nella zona di Ortolano un morto. La Regione Abruzzo prova a fronteggiare l’emergenza. Ma con risultati catastrofici. Sembra sopraffatta dalle richieste dei singoli sindaci, consiglieri regionali, politici di turno dimostrando una incapacità ad avere dagli uffici tecnici un quadro reale della situazione per coordinare gli interventi.
I telefoni di alcuni interessati alla gestione dell’emergenza sono intercettati nell’ambito di una inchiesta su certi appalti europei. I carabinieri del Noe sono preziosi nel trascrivere inaspettatamente una cronaca in tempo reale degli eventi, cronaca che si è trasformata in una informativa da oggi a disposizione dei 23 indagati per il terremoto del 18 gennaio del 2017.
Colpiscono due invocazioni di dirigenti provinciali e consiglieri regionali. Il primo, il consigliere regionale Lorenzo Sospiri del centrodestra si rivolge a Ruffini: «La gente sta morendo e voi non vi rendete conto». La seconda, Giuseppina Manente, dirigente della Provincia di Teramo, invia un sms a Ruffini: «Qui conteremo i morti per carenza di soccorsi, forse non vi state rendendo conto». Terribile. In tempo reale la sensazione comunicata è quella della inadeguatezza della macchina dei soccorsi.
Scrive l’ ufficiale dei carabinieri del Noe nella sua informativa: «Claudio Ruffini ha gestito la delicata distribuzione dei mezzi non presidiando il luogo deputato al coordinamento dell’emergenza se non per 2 ore e 30 minuti, cioè dalle 15.30 alle ore 18 del giorno 18 gennaio. Il restante tempo è stato a casa propria o negli uffici di Viale Bovio a Pescara. Ciò ha senz’altro determinato un incomprensibile allungamento della linea di veicolazione delle informazioni con contestuali inevitabili sovrapposizioni e fraintendimenti, quando non addirittura non ha generato disposizioni confliggenti».
Prosegue l’atto di accusa: «Peraltro, Ruffini si è dimostrato non pienamente competente sul piano tecnico (generando ulteriore confusione sulle caratteristiche dei mezzi richiesti e disponibili) ed assolutamente non a conoscenza di intere aree d’intervento, come l’entroterra pescarese che ha candidamente ammesso di non conoscere, senza che ciò lo abbia spinto quanto meno a dotarsi di un conoscitore d’area che pure, nella sede deputata alla gestione dell’emergenza (il palazzo della Provincia di Pescara) certamente non mancava».
Fosse stata solo una inadeguatezza a coordinare l’emergenza. C’è qualcosa di ancora più grave: «Non appare necessario alcun commento, purtroppo, alla infedele refertazione fatta da Ruffini a D’Alfonso con riferimento alle operazioni di soccorso necessarie ad Ortolano ed al “dirottamento” di una turbina necessaria a soddisfare la richiesta del consigliere regionale Monticelli. Al tempo stesso, nessun commento è necessario ad evidenziare ulteriormente come Ruffini non abbia né risposto né richiamato il sindaco di Farindola (il comune dove si trova l’Hotel di Rigopiano, ndr) quando questi aveva tentato di contattarlo, ben prima del verificarsi della terribile nota slavina».
Il combinato disposto tra ignoranza, inadeguatezza, sensibilità alle richieste dei politici si è tradotto in «un “esubero” di mezzi in attività ad Atri il giorno 17 (rispetto ad altri centri della stessa provincia) evidenziato con tono critico dallo stesso presidente della provincia di Teramo Di Sabatino che, tuttavia, è apparso impossibilitato ad intervenire per “correggere” la distribuzione dei mezzi stessi. Tra tali mezzi ne ha certamente operato uno messo a disposizione da Strada dei Parchi spa, “rimandato indietro” in quanto troppo grande rispetto all’emergenza da soddisfare. La stessa Strada dei Parchi, il giorno successivo, aveva messo a disposizione un mezzo già dalla mattina del 18 destinato a soddisfare le esigenze della zona vestina (compreso Farindola) ma nessuno è andato a prelevare il mezzo fino a sera, quando si è recato personale dell’Anas. Su tale circostanza le conversazioni intercettate sono di una chiarezza straordinaria».
Il 17 gennaio l’Abruzzo viene sepolto dalla neve, il 18 si aggiunge il terremoto. Cui seguono diverse slavine. Il giorno dopo, la sera del 19 gennaio, «Gabriele Minosse (sindaco di Cortino) chiama Sandro Mariani (consigliere regionale). Durante la conversazione, i due discutono della situazione del maltempo, in particolare dei problemi di copertura telefonica. Minosse dice che è arrivata adesso in paese una turbina molto piccola e non sa nemmeno se ce la fa a liberare le strade. Minosse dice che chiamerà la stampa nazionale per lamentarsi di D’Alfonso. Mariani dice di aver avuto una discussione con Marasco perchè solo oggi è stata liberata dalla neve la SS80. Mariani chiede la situazione delle frazioni di Cortino. Minosse dice che di alcune frazioni non ha notizie e non riesce a mettersi in contatto. Minosse dice "stamattina non l'ho fatto parlare per niente Luciano perchè è da ieri mattina che mi prende per il culo, poi la cosa grave lo sai dove sta, Sandro?"
"La cosa gravissima è che la Regione delega Ruffini per le turbine, Ruffini mi dice io ho chiamato Monica Di Mattia.. Monica Di Mattia mi dice si ma mo' non so dove sta.. la richiamo e non mi risponde più a telefono.. Sandro, mi ha richiamato lui Luciano D’Alfonso e gli ho detto “presidè non parlare, mo parlo io un minuto.. avete rotto i coglioni, non ci state a capire una mazza.... oh Sandro hanno sottovalutato tutto ..." e prosegue a lamentarsi della gestione dell'emergenza. Minosse aggiunge "adesso penso che possa bastare a giocare, qua ci sta la pelle delle gente.. adesso basta, non mi può dire "ho delegato Ruffini" non me lo può dire, e Ruffini non mi risponde a telefono, tra parentesi.. " Proseguono a parlare delle aree ancora isolate e non raggiungibili ed a ribadire le critiche alla gestione dell'emergenza».
Reazioni comprensibili, da parte di chi si trovava sul territorio a dover fronteggiare una emergenza prendendo atto che la macchina dei soccorsi non funzionava. Prosegue l’informativa dei carabinieri forestali: «Sempre la sera del 19 gennaio, Giancarlo Misantoni ha avuto una conversazione telefonica con Marco Campli (dipendente del dipartimento di Protezione Civile della Regione Abruzzo). Si rappresenta che il primo, responsabile del genio civile di Teramo, stava sostituendo Emidio Primavera quale direttore del dipartimento Opere Pubbliche e, in tale veste, veniva avvisato dal Campli di allerta meteo e quant’altro comunque inerente.
Nel corso della conversazione intercettata, i due discutono delle varie emergenze ancora in corso. Campli riferisce di essere attualmente fisicamente impiegato al Ccs di Pescara e spiega che “devono gestire” l’emergenza di Rigopiano. Campli dice che sono in corso le operazioni di soccorso e che il Procuratore ha voluto una stanza per eseguire le autopsie alle vittime e che “si vocifera” che parta un'indagine per omicidio colposo. Misantoni afferma che le indagini riguarderanno la responsabilità chi ha autorizzato l'impianto di Farindola. Marco dice che lui avrebbe avuto competenza sulla parte operativa ma è stato interessato solo dalla passata mattinata e, come ufficio, “non potevamo autoinvitarsi”. Commentano la tragicità del momento (in relazione a Rigopiano). Marco dice che poi a voce gli dirà una cosa che se è vera è grave. Misantoni dice "quella del gatto delle nevi?". Marco insiste per volergliene parlare a voce».