Allarme tumori: nella zona delle trivelle +48% in tre anni. "I giudici sono la nostra ultima speranza"
Dati elaborati dai Medici per l'ambiente, dopo il sequestro delle cartelle cliniche. "Sempre più vicini al nesso tra patologie e inquinamento"
E' bastata una semplice elaborazione di dati statistici per capire quale fosse l'incidenza di patologie - compresi i tumori - nelle zone della Basilicata interessate dalle trivellazioni e raffinazioni petrolifere. Pochi numeri percentuali e il quadro a tinte fosche c'è tutto: +48% di ricoveri per tumore maligno in provincia di Potenza in età pediatrica (0-14 anni) e +70 per cento di cancro alla tiroide tra gli uomini del Sin di Brescia-Caffaro e 56% tra le donne. Andando ancora a leggere: mentre nell'intera regione il tasso di mortalità è cresciuto del 2%, a Corleto Perticara - in piena zona petrolifera, a quattro chilometri dal Centro di Tempa Rossa e una ventina da quello di Viggiano - l'incremento è del 23%. E non si pensi che questi numeri siano riferibili a decenni di monitoraggio: l'arco temporale è di soli tre anni, dal 2011 al 2014. Dati inquietanti, elaborati dai Medici per l'ambiente (Isde), basati sui numeri forniti dall'Istat (li pubblica Avvenire), che arrivano all'indomani della notizia del sequestro delle cartelle cliniche negli ospedali lucani per conto della procura di Potenza che indaga su "trivellopoli". Compreso il suo filone ambientale. Quello che, a leggere questo studio, dà maggiore preoccupazione.
Lo studio dell'Isde
L'Istituto dei medici per l'ambiente (Isde) ha fatto due conti basandosi esclusivanìmente sui dati acquisiti dell'Istat, in realtà già noti. Ma non per i dettagli numerici che, accuratamente elaborati, da una parte smentiscono i militanti dell'ambientalismo petrolifero (non ultimo lo stesso Eni) e dall'altra dipingono un'immagine desolante della salute degli abitanti della "idrocarburi land" d'Italia. "Si conferma il sospetto che i danni sanitari secondari rispetto all'industrializzazione ci sono eccome", spiega a Tiscali Agostino Di Ciaula, coordinatore scientifico dell'Isde e coautore dello studio. Dati che danno "una serie di spie epidemiologiche di allarme", soprattutto per la provincia di Potenza: quella appunto nella quale si concentrano le maggiori estrazioni di idrocarburi.
Mancano i dati su aria, acqua e terra
"Il dato sulla ospedalizzazione per tumore maligno e chemioterapia nei bambini - conferma Di Ciaula - è più alto rispetto a quello nazionale. E ci sono indicatori suggestivi che riguardano la mortalità per malattie all’apparato respiratorio che sono di gran lunga maggiori rispetto alla media nazionale e regionale". Dati non scientifici ma che rappresentano un'importante base di partenza per avviare degli studi incrociati che comprendano anche gli altri fattori, quelli ambientali: l'acqua, l'aria e la terra. Senza i quali è impossibile creare la connessione causa-effetto tra il danno ambientale e l'incidenza delle patologie gravi sulla popolazione dell'area. E la cui assenza, per capirci, sta alla base della linea difensiva dei colossi petroliferi. "Servono ancora approfondimenti sia di tipo epidemiologico che ambientale", conferma Di Ciaula.
Il forte sospetto
Insomma: la prova non c'è ma "il forte sospetto" che scaturisce da questa analisi dell'Isda non è cosa da poco. "E' un importante punto di partenza che per noi non rappresenta una novità", dice Domenico Mele, medico di Viggiano e referente dei Medici per l’ambiente per la Basilicata, che in quella terra bella e dannata lavora da sempre a contatto con la gente. E relative patologie. "Noi lo denunciamo da anni: in provincia di Potenza si muore e nessuno fa niente", afferma con amarezza. O meglio: si è "fatto di tutto" ma, piuttosto, perché "questa verità" non emergesse. "Io e pochi altri ci siamo battuti perché l’aumento delle malattie cardiovascolari e dei tumori inducesse a provvedimenti immediati. Ma nulla". Anzi, se possibile, stigmi e continui bastoni fra le ruote. "Per dirne una, io personalmente sono stato chiamato 'terrorista psicologico' dall'ex presidente della Basilicata e oggi sottosegretario alla Salute, De Filippi". A riprova del fatto che la materia è di quelle bollenti, come del resto le inchieste della procura di Potenza dimostrano.
Registro tumori e Arpab
"Anche il registro dei tumori che dovrebbe essere una fonte importante di dati, per quanto riguarda la Basilicata, non è stato ancora accreditato: perché?". Tanto più che, spiega il medico, "gli organismi che dovrebbero controllare e vigilare sul rispetto delle norme non funzionano". L'Agenzia per l'ambiente della Basilicata dalla sua istituzione vive in un sostanziale immobilismo. "Due anni fa su un articolo dell'Espresso lessi - dice Mele - che su 21 Arpa regionali, 16 direttori erano sotto inchiesta: ecco come viene tutelato l'ambiente". E aggiunge: "In Basilicata in tre anni sono cambiati tre direttori generali e l'ultimo, in carica da quattro mesi, ha fatto una delibera che prevede che il cittadino per avere informazioni su dati ambientali e sul monitoraggio deve pagare 0,25 di euro per pagina scaricata". Fatto al centro anche di un'interrogazione consiliare. Quando si dice "trasparenza" e "facile accesso agli atti".
"Attendiamo i risultati dell'inchiesta"
In questo contesto, è sicuro Mele, "ben vengano le inchieste della magistratura e l'acquisizione delle cartelle mediche". Extrema ratio? "Abbiamo un'agenzia regionale di protezione ambientale che ha sempre falsificato - lo dicono carabinieri e inchieste - abbiamo Eni che falsificava i dati dei rifiuti sulle emissioni, anche se loro dicono che c’è aria buona. E i nostri problemi derivano proprio da tutte queste bugie che vanno di pari passo con l'assenza del controllo sanitario". Evidentemente la risposta a tutto ciò passa per aule dei Tribunale di Potenza.