Tre settimane dalla morte di Sharon, resta il mistero sull'omicidio. Sentiti i genitori
Dopo la sorella, il fratello e il cognato, sentiti lunedì per quasi sei ore dai carabinieri, oggi è stato il turno di Maria Teresa Previtali e Bruno Verzeni
Dopo la sorella, il fratello e il cognato, sentiti lunedì per quasi sei ore dai carabinieri, oggi ad esseri ascoltati per ore sono, di nuovo, i genitori di Sharon Verzeni, la donna di 33 anni uccisa tre settimane fa, di notte mentre camminava da sola, a Terno d'Isola. Maria Teresa Previtali e Bruno Verzeni sono giunti al comando provinciale dei carabinieri di Bergamo nel primo pomeriggio, attorno alle 14,30, e sono entrati in caserma per essere interrogati dai carabinieri del reparto operativo che indagano sull'omicidio della figlia, a oggi senza una spiegazione e senza un assassino noto. Ieri era toccato agli altri due figli della coppia di Bottanuco - il paese di cui Sharon era originaria -: Melody, di 35 anni, e Christopher, di 23, accompagnati anche dal marito della prima, Stefano Campana. Gli inquirenti, coordinati dal sostituto procuratore Emanuele Marchisio, vogliono scavare a fondo nella vita privata della donna e in questo contesto stanno sentendo ripetutamente tutti i familiari, alla ricerca di uno spunto, di un ricordo, insomma di qualcosa che possa indirizzarli sulla pista giusta.
Nelle ultime ore si è parlato della frequentazione di Sharon, anche assieme al compagno Sergio Ruocco, di un gruppo di Scientology a Gorle, sempre nella Bergamasca, e di una lite di coppia proprio su questo aspetto. Lite che però proprio Ruocco - idraulico di 37 anni, un alibi di ferro perché a casa durante l'omicidio (con le telecamere attorno che non l'hanno infatti immortalato) - ha smentito categoricamente alla stampa, parlando di "invenzioni giornalistiche". "Chi ha visto qualcosa per favore si faccia avanti. Ci stanno rovinando la vita" è l'appello fatto da Maria Rosa, la madre di Sergio che, ai microfoni di Pomeriggio Cinque, ha difeso il figlio.
È emerso anche un problema per il pagamento di alcuni corsi, pare piuttosto oneroso, ma questo aspetto non sarebbe ritenuto di rilievo per chi indaga. Una storia "di un anno fa" conclusa in una sera, ha assicurato Christopher. In tre settimane intense di indagini su tutti i fronti, con in campo, accanto ai carabinieri del comando provinciale di Bergamo e della compagnia di Zogno, anche gli esperti del Ros per l'analisi (con le migliori tecniche di definizione dei filmati) di oltre cento ore di riprese video e dei loro colleghi del Ris (per le analisi scientifiche), ancora non è chiaro se l'omicidio sia maturato negli ambienti vicini a Sharon, oppure se sia stata opera di uno squilibrato che avrebbe agito a caso.
Di certo non a scopo di rapina, visto che la donna aveva ancora con sé il cellulare con cui è riuscita a chiamare i soccorsi, e non al culmine di un litigio, considerato che Sharon non ha fatto neppure in tempo a difendersi quando è stata colpita da quattro coltellate nette, di cui tre, profonde, ne hanno causato un'emorragia interna che si è rivelata fatale. Una violenza che solitamente nasconde un preciso accanimento nei confronti di chi si colpisce. "Finora - ha detto a Pomeriggio Cinque Stefano, uno dei fratelli di Sergio - non ci siamo fatti nessuna idea di chi potrebbe essere il colpevole. Ipotizziamo che potrebbe essere una persona che magari la cercava al bar" e che è stato respinto.
Eppure dalla vita di Sharon - barista a un locale di Brembate, il 'Vanilla', dove tutti la ricordano come affabile ma riservata - non sono emerse ombre. Dalle riprese video della zona (e oltre) si vedono una ventina di soggetti aggirarsi a Terno e dintorni: ombre, più che altro, che gli inquirenti stanno ancora cercando. Il killer, invece, non sarebbe stato mai ripreso, forse per fortuna o per accortezza. Un professionista, dunque? La speranza è che le tracce, genetiche, siano rimaste sugli abiti e sul corpo di Sharon. Una risposta in tal senso è attesa proprio dai laboratori del Ris, dove sono sotto esame gli abiti di Sharon, alcuni campioni prelevati durante l'autopsia e qualche coltello recuperato nella zona del delitto.