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Tragedia del Monte Faito: attese le autopsie dei quattro morti, si indaga per disastro e omicidio plurimo

Si è formato il team di inquirenti che hanno già acquisito i video e i documenti e dovranno per prima cosa capire le cause della rottura del cavo

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Entra nel vivo l'inchiesta sulla sciagura della funivia del Faito, che ha causato quattro vittime e un ferito grave. Il procuratore capo di Torre Annunziata Nunzio Fragliasso guiderà un apposito pool di magistrati che ha già scelto i periti cui affidare le complesse analisi sulle cause e le eventuali responsabilità dell'incidente. Come già in casi analoghi l'indagine sarà quasi esclusivamente tecnica: bisognerà comprendere le cause della rottura del cavo trainante dell'impianto, i motivi del mancato funzionamento del freno di emergenza e verificare la regolarità delle manutenzioni.

I capi d'accusa e le autopsie

A breve la procura dovrebbe inoltre disporre le autopsie che potrebbero vedere - ma non è scontato - l'iscrizione dei primi indagati di questo fascicolo, aperto per disastro colposo, omicidio plurimo colposo e lesioni colpose. A comporre il pool, con il procuratore capo Fragliasso, sono l'aggiunto Giovanni Cilenti ed i pm Giuliano Schioppi e Alessandra Riccio. Dopo il sequestro dell'impianto, del cavo spezzato e della cabina precipitata (quest'ultima ancora da recuperare) sono stati acquisiti i video dei sistemi di videosorveglianza dell'impianto, uno dei quali ha ripreso la fase iniziale del disastro. Prelevata anche un'ampia documentazione che gli investigatori stanno passando al setaccio. L'Eav (l'ente che gestisce la funivia) aveva riattivato il servizio una decina di giorni fa dopo la pausa invernale, dopo aver effettuato tutte le prove di rito. Un lavoro di manutenzione svolto in parte dagli stessi operatori dell'Eav impegnati nel servizio sulle cabine: i colleghi del macchinista morto, il 59enne Carmine Parlato, ricordano in proposito che non sarebbero mai saliti sulla funivia senza essere certi della sicurezza propria e dei passeggeri.

Il medico arabo-palestinese Ezeldeen Marie, familiare dei fratelli Janan e Thabet Suliman che viaggiavano sulla cabina precipitata (lei è morta, lui è in gravi condizioni), punta però l'indice proprio sulla mancanza di sicurezza. Giunto a Napoli da Ancona, dove vive e lavora da anni, dice: "Sembra ci sia una trascuratezza sulle opere pubbliche che ci fa male, l'Italia è la nostra casa". In attesa degli esiti dell'inchiesta lo zio di Janan e Thabet, Loei Arafat, ringrazia l'Italia, la Regione Campania e i medici "straordinari" che si stanno prendendo cura del nipote nell'ospedale del Mare. Thabet, unico sopravvissuto dei cinque a bordo della cabina caduta, è sempre in condizioni critiche ma, secondo il dottor Marie, i risultati delle analisi sono "incoraggianti" e autorizzano a sperare.

Lo shock della comunità e il danno all'economia di zona

Castellammare di Stabia intanto è ancora sotto choc. Ieri sera nella Via Crucis del Venerdì santo l'arcivescovo Francesco Alfano ha deposto, insieme al sindaco Luigi Vicinanza, fiori in memoria delle vittime sui gradini della stazione dell'Eav. Per Pasqua la città era abituata a una folla di turisti stranieri diretti sul Faito (108mila i passeggeri dell'impianto nel 2024) mentre ora campeggiano solo i manifesti listati a lutto. Lo stop della funivia è destinato a un forte impatto sull'economia turistica del territorio, ma il sindaco rassicura: "Troveremo un'alternativa".

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