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Torture al Beccaria: “Referti assenti o senza prognosi”. Pm al lavoro sulle omissioni

La linea dei 13 agenti arrestati, davanti al gip Stefania Donadeo, è fatta di ammissioni parziali su "reazioni di rabbia" in un contesto in cui si sentivano "impreparati e abbandonati"

di Igor Greganti e Federica Zaniboni   
Foto Ansa
Foto Ansa

A fronte di un 16enne ridotto "in stato di semi-incoscienza" erano stati attestati "zero giorni di prognosi" e in un altro caso, dopo una visita su un ragazzo detenuto pestato effettuata sia "dall'infermiere" sia "dal medico", descritto come il "'capo' dei medici in servizio al Beccaria", mancavano "il referto medico" e le "certificazioni" di un ospedale esterno. In più c'erano educatori che avrebbero testimoniato "a favore" degli agenti della Polizia penitenziaria. Il nuovo capitolo delle indagini della Procura di Milano su maltrattamenti e torture nel carcere minorile Beccaria si concentra, oltre che su altri 4-5 episodi di violenze che si aggiungono alle otto vittime accertate finora, su altri reati da contestare a personale medico, educatori e vertici della struttura. Come le omesse denunce, per aver visto gli abusi ed essersi girati dall'altra parte, o il concorso omissivo anche nelle torture per aver avallato, col silenzio, quelle "brutalità".

Mentre la linea dei 13 agenti arrestati (oggi altri interrogatori), davanti al gip Stefania Donadeo, è fatta di ammissioni parziali su "reazioni di rabbia" in un contesto in cui si sentivano "impreparati e abbandonati", i pm indicano negli atti che ora "è necessario eseguire una serie di audizioni di detenuti", di "appartenenti al personale medico-sanitario, di educatori e di altre persone informate sui fatti". Audizioni che sono già iniziate, così come le analisi dei telefoni sequestrati e gli "approfondimenti" sulle "relazioni cliniche".

Il nuovo focus riguarda pure le sospette "coperture" dei vertici, tra cui l'ex direttrice facente funzione Maria Vittoria Menenti, la cui posizione è al vaglio dell'aggiunto Letizia Mannella e dei pm Rosaria Stagnaro e Cecilia Vassena, nell'inchiesta di Squadra mobile e Polizia penitenziaria. Nei due casi che emergono dalle carte sul ruolo di Menenti - tra cui uno scambio di mail con la madre di un ragazzo che sarebbe stato aggredito e il racconto di quest'ultimo che disse che la direttrice lo vide a terra "sanguinante" - non risultano essere state effettuate segnalazioni o denunce.

In un'intercettazione dello scorso marzo due agenti, poi, facevano riferimento ad una testimonianza a loro favore. "Hanno chiamato pure l'educatrice (...) ha detto no non l'hanno menato", diceva uno. "E' vero, ha dichiarato che noi non l'abbiamo menato", rispondeva l'altro. Mentre in un'annotazione di polizia giudiziaria di un mese fa si indicava che altri agenti avrebbero voluto "produrre un referto medico 'pilotato'" che certificasse che avevano riportato ferite, ma sarebbe stata "poco credibile" una "certificazione con lesioni per gli agenti e una prognosi di zero giorni", data dall'infermeria interna, "per il detenuto". Mentre le "immagini del sistema di videosorveglianza", si legge nell'integrazione dei pm, "hanno ripreso parte della brutale e reiterata aggressione".

Uno di loro diceva: "Hai capito o no? Cioè prognosi zero un mingherlino del tanto. Pure un giudice dice 'ma come caz… è questo?'". Si preoccupavano anche di ciò che aveva scritto un collega in una relazione. "Ma quello io l'apparo (risolvo, ndr) con (...) l'educatore e il sindacato. Quello io proprio l'apparo. Non è un problema su quello". Alcune violenze, inoltre, sarebbero avvenute nei pressi dell'infermeria dell'istituto. Un ragazzo, a proposito di un pestaggio del novembre 2023, ha raccontato: "Mi hanno ancora picchiato in faccia sul naso che mi faceva tanto male (...) mi hanno portato in infermeria (...) l'ispettore ha parlato con un infermiere in dialetto (...) so solo che l'infermiere ha detto che non avevo niente, non mi ha medicato ma mi ha dato solo del ghiaccio". Nel frattempo, oggi Antonio Sangermano, Capo del Dipartimento per la Giustizia Minorile, ha incontrato i pm. "A me interessa molto il profilo della restaurazione della legalità e della dignità umana e credo che il Dipartimento, e quindi il governo, abbia fatto tutto ciò che doveva", ha spiegato ai cronisti.

di Igor Greganti e Federica Zaniboni   
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