Torture al Beccaria: iniziati un carcere i primi interrogatori degli agenti. Psicologa: "Urla e rumori di pestaggi"
I reati contestati vanno dai maltrattamenti e alle lesioni aggravate fino alla tortura per una serie di episodi che, a partire dalla fine del 2022
Sono sei gli agenti del Beccaria che sono stati interrogati dal gip di Milano Stefania Donadeo dopo l'inchiesta che ha squarciato il velo su un presunto "sistema" di "violenze reiterate, vessazioni, punizioni corporali, umiliazioni" e spedizioni "punitive" nei confronti di almeno una dozzina di minorenni detenuti nell'istituto di pena Beccaria di Milano.
Le indagini hanno portato in carcere 13 agenti di Polizia penitenziaria e alla sospensione di altri 8. I reati contestati vanno dai maltrattamenti e alle lesioni aggravate fino alla tortura. Gli agenti, detenuti a Bollate, alcuni difesi dallo stesso legale, potrebbero decidere di avvalersi della facoltà di non rispondere di fronte ad accuse molto pesanti. Gli altri finiti in carcere saranno, poi, interrogati dal giudice mercoledì e venerdì prossimo. Gli interrogatori degli otto agenti sospesi, invece, tra cui Francesco Ferone, l'ex comandante della Polizia penitenziaria al Beccaria, si terranno la prossima settimana.
I reati contestati
Nell'ordinanza, scaturita dalle indagini delle pm Rosaria Stagnaro e Cecilia Vassena, coordinate dall'aggiunto Letizia Mannella e condotte della Squadra Mobile e della stessa Polizia penitenziaria, vengono contestati i reati, anche per omissione, di tortura, maltrattamenti, lesioni, falso ideologico e, in un caso, di tentata violenza sessuale. Reati aggravati da minorata difesa, abuso di potere, minore età delle vittime e futili motivi. Un'indagine nata dalle segnalazioni del consigliere comunale David Gentili e del Garante dei diritti dei detenuti di Palazzo Marino, Francesco Maisto, e nella quale poi sono confluiti i racconti di psicologi, genitori e degli stessi ragazzi ex detenuti, vittime di violenze avvenute tra l'autunno del 2022 e lo scorso marzo. Agli atti anche intercettazioni e i filmati delle telecamere interne. Intanto, le indagini vanno avanti per accertare, sempre partendo da testimonianze e segnalazioni, eventuali altri casi di pestaggi e torture e pure eventuali coperture e depistaggi nella struttura in relazione all'operato degli agenti.
Le confidenze alla picologa del Beccaria
Racconti di "rumori di pestaggio e urla", di agenti arrivati "in venti", e poi "preoccupati di aver esagerato", di "lividi" e "segni dell'anfibio sul collo". Sono quelli che ha raccolto, attraverso colloqui con alcuni ragazzi che erano detenuti, una psicologa in servizio presso il carcere minorile Beccaria di Milano. Il 30 marzo 2023, poi, la professionista, davanti ad inquirenti ed investigatori, ha rivelato quelle confidenze di "alcuni ragazzi", ricostruendo così, in particolare, tre aggressioni
“Rumori di pestaggio e urla"
Un giovane, in particolare, aveva riferito alla psicologa "che era scoppiato un incendio" e che "tale incendio era stato attribuito" ad un ragazzo (una delle 12 vittime delle presunte violenze). Quest'ultimo "venne portato in un ufficio del capoposto (...) mi raccontò di aver sentito rumori di pestaggio e urla". Poi, la descrizione dei "segni dell'anfibio sul collo". E ancora: "Mi ha parlato di rumori di colpi e che erano arrivati in venti agenti (...) mi ha anche raccontato che quel ragazzo sarebbe stato ammanettato". E che gli agenti dicevano "di aver esagerato" ed erano "preoccupati". Un altro ragazzo le ha riferito di "un pestaggio" subito direttamente da quattro agenti. "Aveva un problema di dipendenza - ha messo a verbale la psicologa - chiedeva l'accendino per fumare". Gli agenti "lo avrebbero invitato a fumarla nel loro ufficio, ove poi lo avrebbero picchiato". E un altro ancora le avrebbe detto che un altro giovane "fu picchiato pochi giorni dopo di lui" e che "lo aveva sentito dai rumori quando si trovava nel reparto infermeria".