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[Le intercettazioni] “Ho pagato così tanto Tiziano Renzi perché era il padre del Presidente del Consiglio”

Le carte dell’inchiesta sui genitori di Matteo Renzi rinviati a giudizio per emissioni di fatture false. "Allora all’epoca feci fare un progettino perché mi rompeva il padre di Renzi. E loro dicono che quelle fatture sono false". "Come fosse una tangente"

Nella foto compare Tiziano Renzi e il figlio Matteo, ex Presidente del Consiglio. L'articolo evidenzia i passaggi essenziali delle intercettazioni dell'imprenditore Dagostino, ex socio di Tiziano Renzi

Tiziano Renzi e Laura Bovoli, il papà e la mamma dell’ex presidente del Consiglio, avranno il loro processo in Tribunale, come chiedeva lui, in fondo, al posto di quello sui giornali, «per finirla almeno con questa gogna mediatica». Il sospetto, invece, è che sia solo l’inizio. La prima udienza è stata fissata il 4 marzo del 2019 a Firenze. Nonostante le apparenze non sarà un processo così semplice e scontato, perchè l’accusa di emissione di fatture false da parte di loro società può sembrare persino condizionata nient’altro che da una mera interpretazione, anche se ad avvalorarla ci sono le confuse dichiarazioni rese in parte ai magistrati e durante vari colloqui intercettati dalla Guardia di Finanza dall’altro imputato, l’imprenditore Luigi Dagostino, che in più deve rispondere anche del reato di truffa e che dal 18 giugno scorso è stato arrestato, sempre per fatture false, ma nell’ambito di un’altra inchiesta.

I dubbi da sciogliere

Secondo l’accusa, rappresentata dai pm Luca Turco e Christine von Borries, furono pagate due fatture del 2015 di 20 mila e 140 mila euro per «operazioni inesistenti» ovvero consulenze mai fatte. Si tratta di studi di fattibilità incaricati dalla società di gestione dell’outlet The Mall, la Tramor, e pagati a favore della sockietà Party e di Eventi6, controllate dai Renzi. La prima, quella da 20mila euro, avrebbe dovuto allargare al food l’offerta commerciale dell’outlet.
La seconda serviva per incentivare la logistica in modo da portare turisti giapponesi a fare acquisti a The Mall, che si trova a 30 km da Firenze.

Se davvero questi studi siano stati fatti o no forse lo capiremo al processo. Forse. Perchè dalle carte questa certezza non emerge. Emerge invece una sorta di compiacenza con il potere di turno, di sudditanza affaristica molto italiana. Una consuetudine servile e interessata ad esaudire i padroni del vapore, stando almeno agli sfoghi che Luigi Dagostino rilascia agli amici e ai colleghi:
"Io domani a lei (il pm Christine von Borries, ndr) glielo dirò anche... dico che poi c’è un fatto di, come si dice, di sudditanza psicologica, perché quello è il padre di Renzi. E’ normale che non mi metto a trattare la cifra, non so se è chiaro".

Qualche giorno prima, durante una telefonata a cavallo delle elezioni del 4 marzo, aveva spiegato come erano andate le cose:
"Allora all’epoca feci fare un progettino perchè mi rompeva i coglioni il padre di Renzi. Un progettino relativo a tutta la zona dietro, diciamo su tutto quello che volevamo fare là dietro, ristorante, cose, giostre... E loro dicono che quelle fatture sono false".
L’interlocutore aggiunge: "Come fosse una tangente".
"Eh?"
"Dico, come fosse una tangente".

Dagostino continua come se non avesse capito:
"C’è questa fattura falsa del padre di Renzi che ha fatto alla Tramor. La Tramor era quell’azienda che noi vendemmo alla Kering".

Poi un’altra volta insiste:
"Mi ha dato questo progetto. Tu dici quanto ti devo dare? Io so benissimo che quello è un lavoro che valeva al massimo cinquanta, sessantamila euro, settantamila... Se tu me ne chiedi 130 e sei il padre del Presidente del Consiglio, mi posso, con tutto il bene che c’era all’epoca, mi posso mettere a discutere con te, fammi lo sconto, non farmi lo sconto!, e tutto il resto?".

Da queste intercettazioni però sembrerebbe che Tiziano Renzi quegli studi li abbia fatti, solo che se li sarebbe fatti strapagare approfittando del suo ruolo. Sfogandosi con gli amici, Dagostino confessa di avere detto al magistrato che lui sarebbe pronto a raccontare un mucchio di cose, "ma non un interrogatorio, capisce?", una dichiarazione spontanea, ripete, e ne avrebbe di cose da tirare fuori.

Lo dice più volte ma poi non lo fa mai. I magistrati rincarano l’accusa, perchè lui avrebbe sollecitato l’amministratore Rotondaro affinché si sbrigasse a pagare Renzi, a riprova che c’era del dolo nel loro comportamento. Dagostino ribatte che lui ha invitato Rotondaro a sistemare le quiescenze in arretrato ma che l’avrebbe fatto per tutti, non solo per il padre del Presidente del Consiglio.

Nega assolutamente di aver "raggirato Rotondaro, facendogli pagare la fattura, no, quella è una cosa anche... Ora Rotondaro lo sa anche il bambino della strada che è il capo dei capi là dentro, ma proprio il capo dei capi! Che non si muoveva foglia che lui non volesse... Certo che hanno pagato. Ma non hanno pagato solo quella. Hanno pagato tutti".

Gli incontri a cena con Tiziano Renzi

Dagostino racconta che in quel periodo si vedeva spesso con Tiziano Renzi, magari a cena, e si sa come vanno ‘ste cose, era il padre del Presidente del Consiglio, e a lui faceva pure piacere, non può negarlo.

Ma poi, alla resa dei conti, non ha mai chiesto niente:
"Io non ho mai avuto un appalto pubblico, io non c’entro con gli appalti pubblici".

Anche questa è una storia tra privati, dice, un privato che paga un altro, non ci sono soldi dello Stato, e comunque alla fine era sempre lui che doveva fare favori: il tipo da sistemare, o gli sconti all’outlet, perchè non immaginate quanta gente gli ha chiesto gli sconti all’outlet. 

Non va a votare da quindici anni, ripete. Che poi, la volete sapere una cosa? "Renzi a me non mi ha giovato per niente! Dico che l’ho anche sulle palle! Ecco cosa vi dico".

Pierangelo Sapegnodi Pierangelo Sapegno, da Firenze   
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