[L’inchiesta esclusiva] “Un tir irregolare complice del disastro. Ecco il momento della tragedia del ponte Morandi”
“L’innesco dovuto sicuramente ad un mezzo pesante non a norma che è transitato nel punto più debole ed esposto del viadotto malato”. L’ingegnere che per anni ha lavorato per Autostrade per l’Italia a Genova alla manutenzione di quel viadotto con incarichi di responsabilità - e che ha già svelato a TiscaliNews la causa del disastro e l’errore umano dietro la tragedia - ora illumina un altro aspetto determinate. “Transitavano di continuo autoarticolati con un peso da 70 tonnellate. Uno di loro ha prodotto l’effetto detonatore”
“A far crollare il ponte è stato sicuramente il cedimento dei cavi multipli in acciaio e il deterioramento dei tubi in calcestruzzo precompresso. Ed è fin troppo evidente che ci sia stato un errore umano di chi doveva certificare lo stato di salute dell’opera e la sua transitabilità e ha sottovalutato lo stato di degrado di cavi e tubi. Ma adesso penso di aver compreso anche quale sia stato l’innesco. Non solo, ma anche il momento e il punto preciso da dove può essere partito tutto”.
L’ingegnere che per anni ha lavorato per conto di Autostrade per l’Italia alla manutenzione del ponte Morandi con incarichi di responsabilità dopo aver accettato di svelare a TiscaliNews le cause della tragedia di Genova adesso illumina anche un altro aspetto determinante del disastro: la scintilla, la miccia. Perché quel ponte è crollato proprio la vigilia di ferragosto?
L’assurdo di una vicenda che ha trascinato in pochi istanti tra polvere, detriti e morte almeno 39 persone, con altri 9 feriti gravi è che lo strappo potrebbe essere stato provocato da un tir. Da un solo ed unico camion.
Un tir come detonatore
Secondo l’ingegnere - che preferisce, come spiegato in precedenza, rimanere anonimo - un autoarticolato con un carico pesante (probabilmente non a norma) potrebbe aver determinato il definitivo scollamento di un “giunto” della parte centrale del ponte, la zona più debole, nell’area che gli esperti chiamano la sella di Gerber, la campata centrale che collega le due parti del ponte. Un giunto sicuramente già indebolito da fattori ambientali e incuria. “Sicuramente dall’umidità e dall’acqua. Dagli agenti atmosferici. La dinamica vedrete che per l’innesco sarà identica a quella per il crollo del cavalcavia di Lecco di due anni fa. È sempre un mezzo pesante e fuori norma a determinare la definitiva rottura di un giunto ovviamente già gravemente compromesso.
Sono certo che inquirenti e autorità competenti provvederanno subito a ispezionare il materiale di video-sorveglianza. E vedrete che troveranno un tir passato pochi istanti prima sul punto dove si è innescato il disastro”.
Il giunto saltato
“Il cedimento è partito in termini tecnici dalla sella di Gerber, ovvero dall’arcata centrale, notoriamente il punto più debole del ponte” spiega. “Qui il cemento è saltato a causa del malfunzionamento di un giunto in acciaio. Da quel momento in poi i cavi multipli e i tubi di cemento precompresso già gravemente lesionati non hanno retto”.
Caccia al tir
“Il tir in questione si sarà sicuramente salvato dalla tragedia ma il disastro è avvenuto pochi istanti dopo il suo passaggio” continua l’ingegnere “e sicuramente il suo peso non era a norma. Per intenderci: a mandare in stress il giunto deve essere stato necessariamente un mezzo molto pesante”.
Camion non in regola
“Non è un mistero che il ponte Morandi era costantemente attraversato da mezzi pesanti. Nei 10 anni che ho lavorato lì, costantemente transitavano mezzi con carichi assai superiori a quelli previsti per legge. Il viadotto è l’unica strada che conduce al porto e ad alcune fabbriche importanti”.
Mezzi da 70 tonnellate
“Il carico massimo lordo per gli autotreni previsto dal codice della strada è intorno alle 45 tonnellate. Da circa trent’anni, i calcoli dei ponti stradali si fanno considerando il transito di uno o più mezzi di peso pari a 60 tonnellate. Su quel ponte transitano di continuo bestioni a 8 assi da almeno 70 tonnellate”.