Tassa sui rifiuti gonfiata per milioni di italiani, il Ministero: c'è un errore, le pertinenze si pagano una volta sola
Diversi comuni italiani per anni hanno computato la quota variabile in base alle pertinenze. Risultato: tributo ingiustamente maggiorato, anche del doppio rispetto al dovuto

Arriva una buona notizia per le famiglie italiane: i Comuni non potranno applicare due volte la #Tari, prima all'abitazione principale e poi sulle sue eventuali pertinenze, cantina, box o altro ancora. Lo ha chiarito una Direttiva del 18 ottobre del Ministero dell'Economia, poi ribadita dal sottosegretario Pier Carlo Baretta durante un question time alla Commissione finanze della Camera. Rispondendo al deputato del M5S Giuseppe L'Abbate, Baretta ha spiegato che sia per quanto riguarda la Tares e, quindi, tanto più la Tari che l'ha sostituita a partire dal 2014, la parte variabile dell'imposta va calcolata un'unica volta sull'intera superficie immobiliare comprensiva delle pertinenze situate nel Comune.
Nella Tari si paga una quota fissa, legata ai metri quadrati dell’abitazione, e una quota variabile che dipende dal numero dei componenti della famiglia. Diversi Comuni però, negli ultimi 5 anni avrebbero conteggiato erroneamente la quota variabile non una sola volta sull’insieme di abitazione e pertinenze (garage, cantine) ma replicandola per l’appartamento e per ogni pertinenza. Un computo che avrebbe fatto lievitare a dismisura il tributo, anche fino al doppio del dovuto. Per questo il Movimento Difesa del Cittadino ha parlato di "truffa" ai danni dei contribuenti: l'associazione ha lanciato la campagna 'SOS Tari' per chiedere i rimborsi ai Comuni che avrebbero applicato la tassa rifiuti ingiustamente maggiorata.
L'errore scaturisce dal fatto che per molti contribuenti sarebbe stata conteggiata, oltre alla quota fissa legata ai metri quadri dell'abitazione, una quota variabile moltiplicata tante volte quante sono le pertinenze. Ad esempio, chi ha casa, garage e cantina potrebbe essersi ritrovato a pagare la quota variabile non una ma tre volte. Come se la presenza di garage e cantina moltiplicasse la capacità degli abitanti di produrre rifiuti. Ma ovviamente, l' esistenza di svariate pertinenze non accresce la quantità d'immondizia prodotta dal nucleo familiare. Il calcolo corretto invece presuppone di sommare i metri quadrati di casa e pertinenze, e poi di applicare le tariffe.
Un conto fatto dal Sole 24 Ore evidenzia che, per una famiglia di quattro persone che vive in un appartamento di 100 metri quadrati con garage e cantina, il calcolo corretto della Tari sarebbe di 391 euro l’anno, quello “gonfiato” la fa lievitare fino a 673 euro l’anno. L'errore sarebbe stato commesso, tra i tanti, dai Comuni di Milano, Genova, Ancona, Napoli, Catanzaro e Cagliari.
Ancora, riportando l'esempio discusso alla Camera: per un appartamento in cui vive una famiglia di 4 persone, con superficie complessiva di 150 mq., di cui 100 di casa, 30 di garage e 20 di cantina, la parte variabile della tariffa relativa ad autorimessa e cantina (come precisato dal punto 4.2 dell'allegato 1 al DPR n. 158/99) "va computata solo una volta, considerando l'intera superficie dell'utenza composta sia dalla parte abitativa che dalle pertinenze site nello stesso comune". Pertanto l'importo da versare si otterrà sommando: tutte le quote fisse rispettivamente di casa, garage e cantina, a cui si aggiungerà una, e solo una volta, l'importo della quota variabile.
La regola generale, chiarisce Baretta, si deduce da un regolamento (articolo 17, comma 4, del Prototipo di Regolamento per l'istituzione e l'applicazione della Tares) applicabile anche alla Tari con riferimento ai fruitori delle utenze domestiche. La norma stabilisce che "le cantine, le autorimesse o altri simili luoghi di deposito, si considerano utenze domestiche condotte da un occupante, se persona fisica priva nel comune di utenze abitative. In difetto di tale condizione i medesimi luoghi si considerano utenze non domestiche". Quindi: sulle pertinenze si applica la Tari come se fossero case, se chi le usa non risiede nel Comune. Se è residente, si considerano locali accessori all'appartamento stesso.
Parte ora la campagna rimborsi del Movimento Difesa del Cittadino: per aderire basta inviare una mail alle sedi locali: l'associazione si occuperà di verificare gli avvisi di pagamento e inviare l'istanza di rimborso al municipio competente. Diversamente, si può impugnare l'avviso di accertamento del tributo, entro 60 giorni dalla notifica effettuata dal Comune, presentando ricorso alla Commissione tributaria provinciale.