Migranti e fondi pubblici alle coop: chi sono la suocera e la moglie di Soumahoro e su cosa indaga l'inchiesta di Latina
Due società destinatarie di centinaia di migliaia di euro che non pagavano gli stipendi ai dipendenti ma assegnavano esosi emolumenti agli amministratori. La procura indaga dal 2019 su due società della famiglia del deputato

Aboubakar Soumahoro qualche giorno fa ha girato un video, postato sui social, nel quale, in lacrime, allontanava da sé ogni coinvolgimento con la vicenda della cooperativa Karibu, socia a sua volta di Consorzio Aid. Due società che operano nell'ambito dell'accoglienza e di cui è presidente e socia la suocera del deputato di Sinistra italiana, Maria Therese Mukamitsindo e nel cui Cda, fino a qualche tempo fa sedeva anche la moglie, la 45enne Liliane Murekatete. Le coop avevano 154 dipendenti e per 600 posti letto, divisi in progetti Sprar e Cas ed erano destinatarie di fondi fino a 10 milioni di euro. Su di esse fin dal 2019 indaga la procura di Latina, che ha aperto un fascicolo a seguito della denuncia da parte del sindacato Uiltucs per stipendi non pagati ai dipendenti. Ma si registrano anche cattive condizioni di cura nei confronti di minori migranti affidati alle strutture, stando almeno a quanto raccontano alcuni testimoni a La Repubblica. Un fascicolo aperto, per ora, contro ignoti (iscrizione a modello 45) ovvero senza indagati o ipotesi di reato.
Una vicenda balzata agli onori della cronaca nelle ultime settimane, dopo l'insediamento del nuovo Parlamento che ha visto Soumahoro, ex sindacalista dei braccianti dell'Agro Pontino, sedere fra i banchi i Montecitorio per Sinistra italiana con indosso un paio di stivali da campagna infangati e fautore, all'insediamento del governo, di un intervento particolarmente duro contro le politiche su lavoratori e immigrati. Molti giornali ospitano articoli che riassumono la vicenda giudiziaria della famiglia di Soumahoro e oggi La Repubblica pubblica un'intervista alle due donne, la prima dopo l'inizio dell'inchiesta.
Le due cooperative e gli ingenti finanziamenti pubblici
Ma vediamo i fatti. L’inchiesta è partita dalla segnalazione fatta al sindacato Uiltucs di Latina, guidato da Gianfranco Cartisano, da parte di 26 lavoratori che denunciavano stipendi non pagati per circa 400 mila euro e ritardi anche di 15 mesi nei pagamenti. Secondo quanto scrive il Corriere della sera - riprendendo il quotidiano La Verità che ha visionato i bilanci - solo 4 lavoratori hanno poi ottenuto la regolarizzazione delle loro posizioni. Tutto questo, carte alla mano, avveniva però a fronte di ingenti introiti da parte delle due cooperative. In particolare il Consorzio Aid, di cui è presidente l'altra figlia di Mukamitsindo, Aline Mutesi, nel bilancio del 2020 riportava finanziamenti pubblici per 749.301,68 euro, tutti fondi per l'assistenza ai migranti. "Nell’elenco - scrive ancora il giornale milanese - spiccano i 111.464,50 euro incassati il 10 dicembre 2020 e provenienti dalla prefettura di Latina, che il precedente 27 ottobre aveva già versato altri 107.717 euro, preceduti dai 105.395,17 euro del 21 settembre e dai 103.672,40 euro del 24 giugno, data in cui Aid ha incassato altri 99.282,67 euro".
Ma Consorzio Aid prendeva soldi anche come "acconto progetto Sprar (il Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati)" dal comune di Termoli, mentre il Comune di Latina versava 10mila euro il 7 agosto 2020 per il "bando multimisura per la concessione di contributi in ambito sociale". Nel 2020 il Consorzio, per gli stipendi, ha versato 164.815 euro. Nel bilancio citato sono specificati anche gli emolumenti della presidente Mutesi, ovvero 4mila euro "al lordo delle trattenute previdenziali e fiscali" e quello di Mukamitsindo, presidente dell'altra società cooperativa, la Karibu - nel cui Cda sedeva anche la Liliane, la moglie di Soumahoro -, che nel 2021 avrebbe incassato oltre 100mila euro. In totale le spese per il personale sono 865.930 euro a cui si aggiungono i 392.801 euro che è risultato il costo delle prestazioni lavorative dei soci.
La crisi della società scritta nei bilanci
Nei bilanci la società certifica la crisi dovuta al periodo Covid tanto che la coop Karibu "ha dovuto licenziare parecchi dipendenti, visto il cambiamento organizzativo del lavoro". Un "risultato negativo", scrive la società, che però non va a ledere - stando a quanto nota La Verità - gli emolumenti dei vertici. I licenziamenti e il mancato pagamento delle retribuzioni da parte delle due coop, si aggiungono alle testimonianze riportate da Repubblica che parlano dei minori ospitati dal Consorzio Aid, una decina circa, egiziani e tunisini, ai quali sarebbero stati negati condizioni abitative dignitose ("spesso mancava l'acqua calda"), vestiti adeguati, i poket money (ovvero la "paghetta") a cui avevano diritto e anche il cibo. "Dategli riso in bianco", avrebbe risposto la presidente Mukamitsindo davanti alle lamentele della testimone citata dal quotidiano romano.
Insomma, tanti punti da chiarire e su cui la procura di Latina sta indagando, avvalendosi della guardia di Finanza e dei carabinieri, per l'ipotesi di reato di presunte malversazioni di erogazioni pubbliche per ora contro ignoti, come già detto. Ma anche il ministero delle Imprese e del Made in Italy, l’ex ministero dello Sviluppo economico, oggi guidato dal Fdi Adolfo D'Urso, ha promesso che condurrà un'indagine propria.
La difesa delle due donne
In un'intervista a Repubblica pubblicata oggi, Maria Therese Mukamitsindo spiega che "tutto è stato speso per i rifugiati, a cui ho dedicato 21 dei miei 68 anni" e afferma che "tutto è rendicontato e posso provarlo". Rispondendo a una domanda sugli stipendi non pagati, dice che i "ritardi nei pagamenti" dipendono dagli appalti. "Non abbiamo soldi da dargli perché lo Stato non ci paga in tempo. Ho i bonifici con le date e una lettera di sollecito della prefettura al comune di Roccagorga che ci deve 90 mila euro. Quello di Latina 100 mila. Per il progetto 'Perla' contro il caporalato ci hanno dato la metà degli 80 mila dovuti, da quello sull’8 per mille del 2019 abbiamo ricevuto 80 mila su 157 mila solo nel 2022. Siamo andati in cassa integrazione, non ci dormivo la notte", ha detto sciorinando dati e cifre.
Liliane Murekatete, che spiega di aver lasciato il Cda della coop nel luglio scorso, difende il marito deputato e afferma che "lui non si è mai interessato alla coop, né al Consorzio Aid di cui fa parte Karibu. In famiglia non ne parliamo mai", ha detto confermando quanto sostenuto dallo stesso Soumaoro. "Sono quattro anni che mia madre non ha stipendio, è un operaio dello Stato e nessuno la difende - aggiunge -. Parlando di business dell’accoglienza si casca nella narrazione di Salvini e ci sta cascando anche la sinistra".
Mukamitsindo, da parte sua, aggiunge che "coi miei risparmi ho versato alla coop 45 mila euro. Il contesto in cui operiamo è complicato, CasaPound ci attacca e ci minaccia". Ammette poi che i dipendenti avrebbe dovuto "licenziarli prima. Quando ci siamo accorti che gli anticipi dello Stato arrivavano troppo tardi avrei dovuto avere il coraggio di farlo, ma li conosco da vent’anni e ho preferito aspettare". Sul caso del lavoratore che è stato invitato a spedire una fattura con metà dell’importo, invece non frenano: "Cercavamo un mediatore che parlasse arabo e si è presentato un egiziano, diceva di avere i documenti in regola. Ha lavorato per noi un mese come manutentore, faceva anche da mediatore. Solo dopo abbiamo scoperto che non aveva documenti e, supponiamo, neanche il permesso di soggiorno".