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Liquidità, bond e Mes: ecco quali sono gli strumenti che l’Ue può usare per salvare l’Italia

Adesso che la quarantena è diventata quasi un blocco totale, fare previsioni su cosa sarà l'economia italiana 2020 è impossibile. Mes: in cambio di riforme, tagli e rinunce

Maurizio Riccidi Maurizio Ricci   
La presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen (Ansa)
La presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen (Ansa)

L'Italia aspetta da Bruxelles, una ciambella di salvataggio che consenta alla nostra 'economia di restare a galla, fra i marosi dell'epidemia. Quanto deve essere grande la ciambella, è difficile da dire. Adesso che la quarantena è diventata quasi un blocco totale, fare previsioni su cosa sarà l'economia italiana 2020 è, infatti, impossibile. Probabilmente, andrà peggio di quello che si poteva ancora pronosticare sabato scorso, quando gli economisti ipotizzavano che, con un blocco delle attività fino a metà aprile o maggio, il crollo dell'economia, per l'intero 2020, poteva andare da un meno 10 ad un meno 15 per cento.

Di fronte a questo abisso, il governo è stato finora in grado di mobilitare solo interventi per 25 miliardi di euro, contro le centinaia messe in campo, per le loro economie, da Germania e Francia. Stasera, sapremo se questa cifra può moltiplicarsi a ordini di grandezza adeguati alla sfida che pone l'epidemia.

L'Eurogruppo

Si riunisce, in vieoconferenza l'Eurogruppo, il vertice dei ministri dell'Economia dell'eurozona. Le loro decisioni verranno controfirmate, dopodomani, da un'altra videoconferenza, questa volta dei capi dei 19 governi. Sul tavolo, dopo un lungo lavoro preparatorio, tre ipotesi.

La prima, minimale, prevede iniezioni di liquidità, specificamente per finanziare le spese  – sanitarie anzitutto – della lotta al coronavirus. La seconda – in assoluto la più ambiziosa – punta a rompere un radicato tabù, corroborando la solidarietà europea con il lancio di obbligazioni – i famosi Eurobond, nel caso specifico chiamati “coronabond” - garantite dalla responsabilità comune di tutti i paesi dell'eurozona.

I coronabond

Grazie alla credibilità finanziaria dell'Europa nel suo insieme, questi titoli potrebbero avere una emissione massiccia, a interessi molto contenuti. I soldi andrebbero alle misure di sostegno e rilancio delle economie. Affiancati al bazooka Bce, cioè gli interventi per allargare il cordone del credito alle imprese, i coronabond costituirebbero una solida linea di difesa e rilancio dell'economia europea, non troppo distante da quello che si cerca di fare dall'altra parte dell'Atlantico.

A spingere per i coronavirus, con l'Italia, ci sono Francia, Spagna, Portogallo. Anche Isabel Schnabel, del board Bce, ha speso parole di incoraggiamento per titoli europei. La Schnabel è tedesca, ma praticamente nessuno crede che il governo Merkel, dopo aver appena fatto saltare il totem del pareggio di bilancio, sia pronto anche a sposare l'idea di una responsabilità – remota, ma diretta – del contribuente tedesco nel finanziamento dei debiti di altri paesi europei, come l'Italia.

Il Mes 

Resta sul tavolo la terza opzione. Fare scendere in campo il Mes, il Meccanismo europeo di solidarietà, pensato apposta per far fronte ad emergenze. Il fondo sarebbe in grado di mobilitare, rastrellando e garantendo investimento privato, circa 500 miliardi di euro, da impiegare subito negli interventi di sostegno e rilancio.

Ma anche il Mes si scontra con una serie di difficoltà e di resistenze. Anzitutto, politiche. Il Fondo è stato creato specificamente per tamponare rischi di bancarotta dei titoli di Stato di un paese. Ora, il rischio è che, anche se gli interventi vengono fatti per l'epidemia e non per il debito, i mercati li leggano come la prova che le finanze del paese che riceve i prestiti del Mes, ad esempio l'Italia, traballino. Ecco perché il governo di Roma chiede che, se interviene il Mes, i suoi prestiti, oltre che in Italia siano offerti anche ad altri paesi, in modo da cancellare ogni marchio di debito nazionale pericolante. Ma l'ostacolo maggiore è il secondo e, in buona misura, è creato proprio dall'Italia.

In cambio di riforme, tagli e rinunce

In base allo statuto, l'intervento del fondo è subordinato all'accettazione, da parte del paese che riceve i prestiti, di una serie di riforme, tagli e rinunce. E' la camicia di forza dell'austerità, denuncia il Movimento 5Stelle che, infatti, si oppone con decisione ad ogni ipotesi di chiamare in soccorso – da soli o con altri paesi – il Mes.

In realtà, l'ostacolo potrebbe essere aggirato, svuotando questo intervento di ogni condizione, o limitando i vincoli all'uso dei finanziamenti per contrastare l'epidemia e le sue conseguenze economiche. Ma, se questo può – forse – convincere i 5Stelle, fa recalcitrare i governi più ortodossi. I tedeschi – che, è stato osservato recentemente, guardano sempre all'economia più da avvocati che da economisti – vorrebbero che, per principio e per rispetto degli statuti del Mes, qualche condizione, magari priva di effetti concreti, anche solo simbolica, venisse comunque applicata.

Per arrivare ad un accordo su interventi del Mes, insomma, sarà necessario un difficile esercizio di equilibrismo. Ricorrere al Meccanismo europeo di solidarietà ha però un vantaggio incluso. Con il Mes in campo, infatti, salta ogni vincolo per la Bce, che può rastrellare titoli di debito del paese interessato, in qualsiasi misura ritenga opportuna, azzerando una volta per tutte insidie come quella dello spread e consentendo al governo italiano interventi più coraggiosi di quelli finora adottati, senza farsi condizionare dalla spada di Damocle di un debito pubblico crescente, anche se solo in via temporanea.

Maurizio Riccidi Maurizio Ricci   
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