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"No alla revisione del processo per Rosa e Olindo": la Cassazione rigetta il ricorso

La Corte d'Appello di Brescia aveva già respinto l'istanza di revisione della sentenza. I difensori di Rosa Bazzi e Olindo Romano: "Valuteremo ricorso alla Corte Europea"

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Rosa Bazzi e Olindo Romano (Ansa)
Rosa Bazzi e Olindo Romano (Ansa)

Non ci sarà nessun nuovo processo per la strage di Erba. I giudici di Cassazione hanno scritto la parola fine al massacro avvenuto l'11 dicembre del 2006 rigettando l'istanza di revisione avanzata dai difensori di Rosa e Olindo Bazzi che per questa vicenda stanno già scontando la pena dell'ergastolo. A quasi vent'anni anni dai fatti potrebbe quindi chiudersi definitivamente la vicenda giudiziaria su uno degli omicidi più efferati del Dopoguerra.

La difesa: "Valuteremo ricorso alla Corte Europea"

Ma secondo l'avvocato Fabio Schembri, difensore di Rosa Bazzi e Olindo Romano, c'è ancora una possibilità. "Valuteremo ricorso alla Corte Europea ma noi oggi ci attendevamo un annullamento da parte della Cassazione. Aspetteremo di leggere le motivazioni per poi decidere cosa fare. La strada del ricorso alla giustizia europea era già stata intrapresa per quanto riguarda la sentenza di merito, in questo caso la intraprenderemmo per la questione legata alla revisione".

"Mere e astratte congetture, non nuove prove"

I giudici hanno, sostanzialmente, recepito quanto sollecitato dalla Procura generale che ha bollato come "mere e astratte congetture" le nuove prove alla base del ricorso dei difensori. Per il pg Giulio Monferini quelli che secondo la difesa sarebbero elementi di prova nuovi "non possono in alcun modo smontare i pilastri delle motivazioni che hanno portato alla condanna di Rosa e Olindo, e cioè le dichiarazioni del sopravvissuto, le confessioni e le tracce ematiche".

La decisione della Corte d'appello di Brescia

Al vaglio dei Supremi giudici si è arrivati dopo la decisione della Corte d'appello di Brescia che nel luglio scorso si era espressa per l'inammissibilità dell'istanza di revisione della sentenza con cui è passata in giudicato la condanna ai coniugi. Lo scorso 10 luglio, i giudici di Brescia avevano respinto la richiesta di riaprire il processo per la strage avvenuta l'11 dicembre del 2006, quando morirono Raffaella Castagna, 30 anni, suo figlio Youssef Marzouk, 2 anni, la madre Paola Galli, 56, e la vicina di casa Valeria Cherubini, 55 anni. Il marito di quest'ultima, Mario Frigerio, 73 anni, rimase ferito e morì in seguito.

(Ansa)

L'affidabilità della testimonianza di Frigerio

Proprio l'affidabilità della testimonianza di Frigerio è stato uno dei motivi su cui i difensori hanno basato la loro richiesta in un documento di oltre cento pagine. Prove che la Corte d'appello di Brescia ha invece respinto senza neanche aprire il dibattimento, a partire appunto dalle parole di Frigerio che la difesa riteneva viziate anche dall'inalazione del fumo che si sprigionò dopo che gli assassini appiccarono l'incendio all'appartamento e che invece per i giudici bresciani sono pienamente attendibili. Attendibili per i magistrati di Brescia sono anche le confessioni di Olindo e Rosa, poi ritrattate, mentre per la loro difesa vennero 'ispirate' da carabinieri e inquirenti, anche a causa della loro debolezza mentale, così come inutile cercare di svalutare la macchia di sangue di Valeria Cherubini trovata sulla Seat Arosa di Olindo.

La pista alternativa "non ha trovato alcun riscontro" 

Per la Corte d'Appello tutte queste non sono prove nuove e non comportano il proscioglimento degli imputati, così come "non ha trovato alcun riscontro" la pista alternativa, prospettata dalla difesa, della faida per lo spaccio di droga. Esclusa anche l'ipotesi del "complotto" ai danni dei due imputati che avrebbe portato alla fabbricazione di prove false, o meglio della loro formazione. Motivando il no alla revisione i giudici di Brescia citavano anche l'iniziativa dell'ex sostituto procuratore di Milano Cuno Tarfusser che aveva portato avanti l'ipotesi di riapertura del processo. Per la corte d'Appello quanto compiuto da Tarfusser, che ha portato anche ad un provvedimento disciplinare nei suoi confronti, "prima ancora che carente sotto il profilo della novità della prova" è inammissibile "per difetto di legittimazione del proponente". "I fratelli Castagna sono convinti della colpevolezza di Olindo e Rosa. La corte di Brescia ha analizzato in maniera corretta l'istanza di revisione: non c'era nulla di nuovo, nulla di decisivo", ha commentato l'avvocato di parte civile che era presente in Cassazione.

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