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[La storia] Entra in coma a Bergamo e si sveglia a Palermo: “Qui mi hanno salvato. Mi tatuerò la Sicilia sul cuore”

A Seriate, dove è stato intubato, la situazione era difficile e non c’era posto, così un aereo militare l’ha portato nel capoluogo siciliano. Quando si è svegliato e gli hanno detto dov’era, ha pensato lo stessero prendendo in giro. La storia di Ettore

Ignazio Dessìdi I. Dessì   
Reparto medico (Ansa)
Reparto medico (Ansa)

L’emergenza determinata dal coronavirus dispensa storie di ogni tipo, alcune tristi, altre belle e curiose. Come quella di Ettore Consonni, magazziniere 61enne in pensione, intubato al Seriate di Bergamo e svegliatosi all’Ospedale Civico di Palermo.

Ettore racconta ancora incredulo la sua vicenda a Repubblica Tv e non nasconde la felicità. "Mi sono addormentato nella mia città – dice - e mi sono svegliato in Sicilia". Una sorpresa inaspettata. Una esperienza sorprendente da cui è uscito pienamente guarito. Per questo ringrazia quei medici ed operatori sanitari che - non ha dubbi - lo hanno salvato. Per questo “la Sicilia la porterò d'ora in poi sempre nel cuore”, garantisce.

La storia

Il Covid19 lo ghermisce negli ultimi giorni di febbraio, come racconta al Corriere della Sera il figlio Mirko, quando era appena rientrato da un viaggio a Santo Domingo, dove era volato con la moglie per festeggiare il quarantesimo anniversario di matrimonio.

Nei primi giorni di marzo a Bergamo lo devono intubare per salvargli la vita, ma in quel periodo la situazione in Lombardia è terribile. In terapia intensiva non c’è posto e così Ettore, a metà mese, viene trasportato in Sicilia con un velivolo militare, insieme a un concittadino di 62 anni. E’ in condizioni critiche quando una barella lo trasferisce velocemente nel reparto di terapia intensiva del Civico di Palermo.

Ingresso Pronto Soccorso dell'Ospedale Civico di Palermo e, nel riquadro, Ettore (Ansa)

Nell'ospedale di Palermo

Nell’ospedale siciliano viene seguito attentamente e il 30 marzo esce dal coma farmacologico. Sente parlare i medici e gli infermieri con accento siciliano, ma pensa si tratti di specialisti dell’Isola emigrati al Nord. Gli operatori gli spiegano che si trova davvero a Palermo, ma lui all'inizio non ci crede, pensa seriamente a uno scherzo che gli stanno facendo, forse per divertirlo un poco e tirargli su il morale. Ricorda solo che a Bergamo dicevano che purtroppo “non c’era più posto”, prima che tutto diventasse buio.

Alla fine comprende cosa è successo, si commuove e ringrazia i suoi angeli “salvatori”. Perché “mi hanno davvero salvato”. 

Confessa di aver pregato ostinatamente, ogni volta che ha potuto, per uscire sano e salvo da quella situazione, anche perché a settembre si sposa la figlia Paola di 25 anni, e poi deve fare da padrino alla nipotina Bianca. Perché sono quelle le cose che rendono bella la vita. Ricorda come tutta la sua famiglia lo invitasse a tener duro, e a come i cinque nipotini gli inviassero i loro disegni. “Forza nonno”, c’era scritto, e questo gli conferiva una gran forza.

Dopo la "resurrezione"

Una settimana dopo la resurrezione, come lui ama dire, stante la negatività del primo tampone, Ettore viene trasferito nel reparto Malattie infettive, poi la Pasqua porta in dono il secondo tampone negativo. L’incubo è alle spalle.

Ora è definitivamente fuori pericolo e si sente felice. Qui a Palermo “mi hanno resuscitato – sostiene ancora una volta – Grazie. Ci sono infermieri e medici speciali”, ma soprattutto persone speciali a cui si è davvero affezionato. “Mi consolavano – racconta commosso – e mi portavano biscotti, arancini, e il telefonino per sentire e vedere i miei cari”. Inoltre “non è vero che ci sono solo cose negative al Sud. Questo ospedale è all’avanguardia”.

Ovviamente dice di voler rientrare al più presto nella sua Bergamo (anche se gli hanno detto che la situazione lì è ancora difficile) perché non vede l'ora di riabbracciare la famiglia. Tuttavia non scorderà mai quella città vicina al mare e quegli uomini e donne armati di mascherina, camice e sorriso che l’hanno guarito e sorretto affettuosamente in quell'Isola lontana. Per questo, a chi gli chiede se aggiungerà un tatuaggio dedicato alla Sicilia a quello che ha sulla pelle, risponde senza indugi: “Ormai la Sicilia l’ho già tatuata sul cuore”.

Ignazio Dessìdi I. Dessì   
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