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Vecchie frequentazioni: il Sars-Cov-2 deriva da un tipo di virus in giro da decenni

Man mano che la comunità scientifica ha acquisito dati sul virus ne ha progressivamente tracciato le origini. Ecco come è arrivato alla mutazione più recente

Alessandro Spaventadi Alessandro Spaventa   
Un modello in 3D del virus Sars-Cov-2 (o Covid-19)
Un modello in 3D del virus Sars-Cov-2 (o Covid-19)

Ci risiamo. Il 22 settembre all’annuale assemblea delle Nazioni Unite è andato in onda, o meglio in rete, visto che era tutto in streaming, l’ormai un po’ trito scambio di accuse e repliche tra Stati Uniti e Cina. Nel suo discorso il presidente Donald Trump ha dichiarato perentoriamente che «dobbiamo chiamare alle sue responsabilità la nazione che ha scatenato la peste: la Cina». L’affermazione, nonostante il tono accusatorio, rappresenta un indubbio cambiamento rispetto alla retorica battagliera di febbraio e marzo secondo la quale il virus era stato creato nell’ormai famigerato laboratorio di Wuhan.

Accuse derubricate

Erano accuse facili da lanciare in mancanza di studi scientifici sull’origine del virus e politicamente convenienti in un confronto tra i due Stati che negli ultimi due anni è salito di tono tra accuse, sanzioni, dazi, arresti, il 5G e Huawei fino ai casi più recenti di TikTok e Wechat. Man mano che la comunità scientifica ha acquisito dati sul virus e ne ha progressivamente tracciato le origini, tuttavia, si è assistito a un anti-climax nel quale le imputazioni, sempre espresse con toni vigorosi e minacciosi, sono state progressivamente derubricate, passando dal dolo e dalla volontarietà alla colpa grave.

L’accusa è così cambiata da quella di aver creato in laboratorio il Sars-Cov-2, a quella di aver manipolato per usi inconfessabili un virus di origine animale, fino a quella, assai meno infamante, di un incidente di laboratorio a causa del quale un virus raccolto per motivi di studio sarebbe sfuggito al controllo. Le prime due ipotesi sono ormai state scartate dal mondo scientifico. La terza è ancora plausibile, anche se le ricerche più recenti forniscono elementi per cominciare a nutrire più di un dubbio.

Il virus circola da decenni

Già una prima ricerca, pubblicata il 17 marzo su “Nature Medicine”, aveva concluso che la trasmissione fosse avvenuta dall’animale all’uomo e che «è improbabile che il Sars-Cov-2 sia frutto di manipolazione di laboratorio di un coronavirus del tipo Sars-CoV». Uno studio successivo, pubblicato il 28 luglio su “Nature Microbiology”, ha analizzato la storia evolutiva del Sars-CoV-2. I ricercatori hanno concluso che esso deriva da una tipologia di virus che circola negli ormai noti pipistrelli a forma di cavallo da parecchi decenni.

Potrebbe essere saltato direttamente all’uomo

«La proprietà generalista del virus implica che non vi sia bisogno di un’animale ospite perché evolva» – ha dichiarato David Robertson, uno degli autori dello studio. Detto in soldoni non è inevitabile che il virus sia dovuto transitare per un pangolino o qualche altra specie prima di evolvere e arrivare all’uomo sotto forma di Sars-CoV-2.

Per usare una rozza metafora dal sapore industriale, il virus potrebbe non aver avuto bisogno di passare dallo stabilimento di produzione (i pipistrelli) a quello di trasformazione (i pangolini o chi per loro), a quello di messa a punto finale (l’uomo). Potrebbe essere transitato direttamente dal primo all’ultimo magari usando qualche specie animale come mezzo di trasporto per coprire i circa duemila chilometri dalle grotte dello Yunnan alla città di Wuhan.

Nessuna traccia

«Se il virus fosse frutto dell’opera dell’uomo, se ne vedrebbero le tracce nel genoma» – afferma Robertson. «Inoltre, se si volesse creare un coronavirus che possa essere trasmesso dall’uomo, si partirebbe quasi certamente dal primo virus della Sars. Il Sars-CoV-2, invece, non assomiglia a nulla di quello che abbiamo visto sinora. È estremamente improbabile che qualcuno possa averlo creato, non è stato messo insieme con pezzi conosciuti».

Vi è infine un altro elemento: Sars-Cov-2 è sì strettamente imparentato con altri coronavirus come il RaTG13, il virus studiato nel laboratorio di Wuhan, ma non abbastanza da ipotizzare che l’uno derivi dall’altro. Il 96% di patrimonio genetico che essi hanno in comune, infatti, permette di ipotizzare che condividano un lontano antenato, non che siano fratelli o madre e figlio.

Uomini e scimpanzé

Un virus di origine animale, dunque, di un tipo in giro da decenni che potrebbe anche aver fatto direttamente il salto dal pipistrello a forma di cavallo all’uomo, magari utilizzando qualche specie animale per propagarsi. Ma che non nasce in laboratorio e che, a quanto pare, è parente solo al 96% del virus studiato a Wuhan. A dirla così sembra che siano consanguinei, ma in termini genetici è la stessa distanza che intercorre tra l’uomo e lo scimpanzè. E dire che Jack lo squartatore è un uomo o uno scimpanzè non è esattamente la stessa cosa.

Alessandro Spaventadi Alessandro Spaventa   
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