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Lo spray nasale che neutralizza il virus del Covid. A Genova la prima sperimentazione al mondo

I volontari già arruolati sono 57, campione significativo per registrare un primo risultato scientifico attendibile. Come funziona lo spray e dove agisce

Massimiliano Lussanadi Massimiliano Lussana   
Lo spray nasale che neutralizza il virus del Covid. A Genova la prima sperimentazione al mondo
Uno spray nasale contro il Covid (Ansa)

In fondo, funziona come la soluzione fisiologica che si spruzza nelle narici dei bambini per sciacquare loro il nasino, magari con l’acqua delle Cinque Terre che ha effetti particolarmente significativi.

L’esperimento che è partito nei giorni scorsi all’Ospedale Policlinico San Martino di Genova è uno studio clinico, il primo condotto sull’uomo, per valutare l’efficacia di uno spray nasale nel trattamento di pazienti positivi al Covid-19 che presentino un quadro clinico lieve.

Funziona così: si spruzza nelle narici, esattamente come si fa per i lievi raffreddori ai primi sintomi o per gli sciacqui infantili, una soluzione acquosa di lavaggio che contiene acido ipocloroso, una sostanza antimicrobica prodotta anche dalle cellule del nostro sistema immunitario.

La sperimentazione

La sperimentazione, che è la prima al mondo di questo genere, è condotta dall’Unità Operativa di Igiene del nosocomio genovese, uno dei più grandi se non proprio il più grande di tutta Europa, nasce dalla struttura specializzata diretta dal professor Giancarlo Icardi, e mira a verificare la sicurezza e l'efficacia dello spray nasale nel ridurre la carica virale presente nelle alte vie respiratorie.

I volontari già arruolati per questa sperimentazione sono 57, campione significativo per registrare un primo risultato scientifico attendibile per poi essere verificato anche in altri ospedali ed eventualmente arrivare alla registrazione ufficiale di questo farmaco e al suo impiego su vasta scala per tutti coloro che sono paucisintomaci o che comunque hanno un quadro clinico non pesante.

Una riduzione significativa della carica virale nel naso, infatti, permetterebbe ai pazienti di avere un migliore decorso della malattia e una riduzione del periodo di contagiosità dei pazienti.

Ma, soprattutto, l’obiettivo dello staff di San Martino è puntare a verificare l’ipotesi scientifica della diminuzione di una carica virale dei positivi, con una riduzione della probabilità di trasmissione del virus anche a coloro che vengono in contatto con positivi che usano lo spray nasale, riducendo la trasmissibilità e la pericolosità.

Come è nato il progetto

Giancarlo Icardi, il professore che dirige l’Unità Operativa di Igiene dell’Ospedale Policlinico genovese, è fiducioso e spiega come si è mosso il suo staff: “E’ stato disegnato uno studio clinico per valutare se la soluzione spray, usata per irrigare, idratare e pulire le mucose nasali dalle tre alle cinque volte al giorno a intervalli regolari, sia sicura ed efficace in pazienti positivi a Coronavirus con pochi sintomi, in aggiunta alle terapie standard, per ridurre la carica virale nel naso”.

In qualche modo è come se il virus che vive nel naso possa essere “neutralizzato”, almeno parzialmente, dalla vaporizzazione continua dello spray nasale: “Diminuire la quantità di virus presente nel naso – spiega Icardi - sia grazie all’effetto meccanico del lavaggio e sia attraverso l’efficacia antimicrobica dell’acido ipocloroso, potrebbe infatti ridurre la contagiosità dei pazienti, prevenire l’insorgenza di sintomi più gravi e migliorare il decorso della malattia nella fase iniziale, riducendo anche la probabilità di trasmissione del virus anche ad altre persone. Se SARS-CoV-2 è presente in minor quantità nelle alte vie respiratorie si abbassa infatti la probabilità che possa scendere nelle vie aeree inferiori danneggiando i polmoni, così come il rischio di lesioni locali alle vie nervose olfattive, responsabili della perdita dell’olfatto correlata a Covid-19”.

Toti coccola i suoi scienziati 

In attesa di vedere i dati che emergeranno dalla sperimentazione, Giovanni Toti, che già ha appoggiato moltissimo gli studi scientifici dell’infettivologo Matteo Bassetti, a partire dalla bocciatura del plasma iperimmune e dalla scelta di puntare come prima regione in Italia sugli anticorpi monoclonali, si coccola i suoi scienziati.

Proprio Bassetti, direttore della Clinica di Malattie Infettive sempre del Policlinico San Martino racconta con orgoglio che la Liguria è saldamente al primo posto in tutta Italia per l’utilizzo dei monoclonali, staccando di molto le altre Regioni, “e anche per quanto riguarda l’utilizzo del Remdesivir, la Liguria è la prima regione italiana come uso di questo farmaco in pazienti ospedalizzati con necessità di supplementazione di ossigeno”.
Bassetti esulta perché può presentare i risultati dello studio SAVE-MORE: ”Abbiamo coinvolto 600 pazienti con il Covid, 50% hanno ricevuto Anakinra, un potentissimo inibitore dell’infiammazione, e 50% hanno ricevuto il placebo. Lo studio ha dimostrato una riduzione significativa della mortalità nei soggetti trattati con questo potente inibitore dell’infiammazione”.

La pillola antivirale

E non è finita: “Lunedì è partito invece il primo paziente della sperimentazione con la pillola antivirale, che è il Molnupiravir, la pillola per trattare a casa i pazienti. Lo studio si rivolge infatti non al paziente ospedalizzato, ma al paziente con positività al tampone per SARS-CoV-2 e sintomi blandi, più una serie di comorbidità”. 

Toti sorride sentendo i “suoi” professori. E lo fa non solo da presidente della Regione, ma anche e soprattutto da assessore alla Sanità della Liguria, ruolo che ha voluto fortemente, contro tutto e contro tutti, soprattutto contro le opposizioni, ma che oggi gli sta riservando particolari soddisfazioni: dal perfetto funzionamento della piattaforma per le prenotazioni informatiche, in mano al commissario per l’innovazione digitale Enrico Castanini e a Liguria Digitale, al fatto che – dopo i problemi iniziali - oggi la Liguria è ai primi posti nazionali per numero di vaccini somministrati rispetto a quelli consegnati dalla struttura del generale Figliuolo.

La situazione vaccini in Liguria

Una settimana fa il 30 per cento abbondante dei liguri aveva ricevuto la prima dose, il 2,71 per cento in più della media nazionale, e il 16,26 per cento aveva completato il ciclo vaccinale, il 4,26 per cento in più della media nazionale. Oggi i dati dicono che la Liguria è al primo posto rispetto a tutte le regioni italiane per quanto riguarda la percentuale di cicli vaccinali completati, con 4,7 punti in più rispetto alla media italiana. Per quanto riguarda la percentuale tra vaccini consegnati e vaccini utilizzati, la Liguria è prima insieme al Veneto, con 4,2 punti in più rispetto alla media nazionale.

E, come fosse uno sperimentatore della politica sanitaria, Toti ricorda spesso come Regione Liguria sia stata anche la prima a siglare un patto con la sanità privata per incrementare l’esercito dei vaccinatori e, allo stesso modo, abbia precorso la strada diventando poi una strada di molti altri, coinvolgendo anche le associazioni dei farmacisti, che hanno creato mini-poli vaccinali anche in prossimità di molte farmacie.

Modello Liguria

“Sono davvero orgoglioso del lavoro fatto dall'Ospedale Policlinico San Martino – spiega Toti - che, come hub regionale per l'emergenza Covid, si conferma un'eccellenza nazionale non solo nella gestione della pandemia e nel trattamento dei pazienti, ma anche sotto il profilo della ricerca, grazie al professor Bassetti, al professor Icardi e al direttore scientifico professor Uccelli che portano alto il nome del Policlinico. Se gli esiti di questa sperimentazione con lo spray saranno positivi, come tutto lascia presagire, avremo di sicuro un'arma in più, straordinaria anche per semplicità di utilizzo, nella lotta al virus, insieme alla campagna vaccinale che prosegue senza sosta. La Liguria si conferma all’avanguardia non solo nella campagna vaccinale, in cui siamo stati i primi a coinvolgere le farmacie, ma anche nella cura: dopo gli anticorpi monoclonali, al policlinico San Martino di Genova si sperimenta sull’uomo, per la prima volta nel nostro Paese, l’efficacia dello spray nel trattamento di pazienti positivi al Covid-19 che presentino un quadro clinico lieve. La sperimentazione vuole verificare la sicurezza e l'efficacia dello spray nel ridurre la carica virale. Grazie al grande lavoro della nostra sanità nessuna strada per sconfiggere il virus resterà intentata”.

Lo chiamano “modello Liguria”. Che dal 7 giugno è pure in zona bianca.

Massimiliano Lussanadi Massimiliano Lussana   
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