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Spiagge negate ai cittadini: meno di una su due è libera. Dove le concessioni si prendono tutto

I dati del Sid elaborati da Legambiente sono impietosi: in tre anni i lidi privatizzati sono aumentati del 12,5 per cento. E ci si mette anche l'erosione

Antonella A. G. Loidi Antonella Loi   
Spiagge negate ai cittadini: meno di una su due è libera. Dove le concessioni si prendono tutto
Un'immagine di Lignano Sabbiadoro vista dall'alto

E' una vexata quaestio all'apparenza senza soluzione quella che investe il tema delle spiagge libere sulle coste italiane. Da una parte la Commisisone Ue che chiede il riordino e la messa a gara delle concessioni sui litorali e dall'altra i governi che, proroga per proroga, rifiutano di mettere ordine nella materia. Con violazione di molti diritti. Tra cui quelli dei cittadini che si ritrovano oltre la metà delle spiagge privatizzate e quindi non fruibili liberamente. I numeri sono eloquenti: in più di un caso su due per stendere un asciugamano e fare il bagno si deve pagare, con casi limite in alcune Regioni italiane - ovvero Emilia Romagna, Campania e Liguria - dove si arriva a porzioni anche del 70% gestie dalle mani di privati.

Passare la giornata in spiaggia senza dover pagare è insomma un diritto per pochi. Ne parla Legambiente nel suo Rapporto spiagge annuale, in corso di scrittura, che realizza elaborando i dati del Sistema informativo del demanio marittimo, collegato al sito del ministero delle Infrastrutture. L'associazione parte da un punto: le concessioni sui lidi e sulle pinete costiere sono in costante aumento: nel 2018 le concessioni balneari erano 10.812 diventando 12.166 nel 2021, con un aumento del 12,5% in 3 anni. Una tendenza davvero preoccupante.

Sempre il Sid certifica che le spiagge accessibili si estendono per 3.346 chilometri di cui il 42 per cento è occupato da lidi e campeggi, ai quali, assicura Legambiente, va aggiunto un altro 8 per cento di privatizzazione sotto altre forme. Senza contare che molte di queste zone in realtà sono interdette perché foci di fiumi o non fruibili perché aree industriali. Il risultato è che se si risiede a Napoli, per esempio, e ci si vuol fare un bagno senza dover necessariamente mettere mano al portafoglio, si hanno a disposizione solo 200 metri liberi su 27 chilometri di spiagge. Ma anche in Emilia, come riferisce La Repubblica, prendendo ad esempio Jesolo che detiene il 68 per cento di spiagge privatizzate, l'unico tratto libero si trova vicino alla foce del fiume dove l'acqua è spesso torbida e talvolta fangosa. 

I luoghi dove la spiaggia libera non esiste

In provincia di Gatteo (Forlì) tutte le spiagge sono in concessione, mentre in comuni quali Pietrasanta (Lu), Camaiore (Lu), Montignoso (Ms), Laigueglia (SV) e Diano Marina (IM) siamo sopra il 90%. Il 10 per cento "godibile" si trova, manco a dirlo, in aree degradate. Ci sono Regioni che hanno provato a correre ai ripari, non riuscendoci: in Emilia Romagna, una legge ha stabilito che il 20% dei litorali deve essere libero, calcolato non a livello comunale ma regionale. Risultato: le aree protette della fascia a Nord, tra Ravenna e Comacchio, soddisfano l'imposizione di legge, e molti comuni restano senza un metro di spiaggia libera. 

Senza soluzione? Se è vero che, come scrive il Manifesto riportando l'indiscrezione del senatore pentastellato Marco Croatti, che la Commissione sta elaborando il suo aut aut all'Italia - a cui verrebbero concessi due mesi di tempo per mettersi in regola con le norme europee - a trovarla potrebbero essere altri. E il governo - che sul punto è inerte - verrebbe colto impreparato, dato che le misure necessarie per riordinare la materia, restituendo legalità e nel contempo tutelando i piccoli imprenditori, restano una promessa non mantenuta. 

L'esempio virtuoso

Esempio virtuoso appare invece la costa leccese che applica una legge regionale che tutela come libere e l'80 per cento delle coste. Ma da Lignano Sabbiadoro in giù, passando per Pietrasanta o Camaiore, ancora giù lungo la costa tirrenica fino a Sperlonga le percentuali di concessione vanno dal 63% di quest'ultima fino al 90 della prima. Tutto questo tenendo conto del fatto, come denuncia Legambiente, che un ulteriore problema si pone pericolosamente sulla strada dei diritti negati ai cittadini: l'erosione costiera che riguarda il 46 per cento delle coste sabbiose. Dato è triplicato dal 1970 che equivale a 40 milioni di metri quadrati di sabbia perduta.  

 

Antonella A. G. Loidi Antonella Loi   
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