[L'analisi] Un terzo degli spazi tv è per il governo, Di Maio straccia pure Conte
Dagli ultimi dati consegnati dall’Osservatorio di Pavia al Parlamento emerge che i Cinquestelle, che una volta rifiutavano le comparsate tv, fanno la parte del leone sulla tv di Stato. Il vicepremier batte anche il premier nella classifica delle citazioni. Nella settimana di riferimento Matteo Salvini è superato anche dal “suo” Attilio Fontana. Bene la new entry Nicola Zingaretti.
Tra gli italiani meno invidiati probabilmente ci sono i ricercatori dell’Osservatorio di Pavia. Costretti a seguire Tg, programmi di approfondimento politico e rubriche delle tre reti RAI per studiare e riportare la suddivisione minuziosa del tempo in cui partiti e politici occupano lo schermo, il loro lavoro è comunque utile per conoscere gli orientamenti delle redazioni giornalistiche e delle testate ma anche per intuire le diverse strategie comunicative dei protagonisti della politica.
Il rapporto della settimana dal 2 all’8 marzo, l’ultimo depositato in Parlamento, consente ad esempio di capire quali temi hanno occupato i primi posti nell’agenda politica o, almeno, l’interesse della televisione pubblica. Così apprendiamo che, nel periodo considerato, l’argomento più trattato – ma l’elenco è molto lungo –, è stato certamente quello della TAV (“il confronto interno alla maggioranza sulla realizzazione della linea TAV Torino-Lione, la ricerca di una mediazione tra le posizioni della Lega e quelle del M5s, la decisione di rendere non vincolante la dichiarazione di intenti alla società franco-italiana Telt a partecipare ai bandi per la costruzione del tunnel”), infine le elezioni primarie del Pd. A seguire, Tg e programmi di approfondimento si sono soffermati particolarmente sulla celebrazione della Festa della Donna al Quirinale ma anche, in misura minore, sul "decretone" che contiene le norme attuative per il Reddito di cittadinanza e per la finestra pensionistica a Quota 100, e sulla “congiuntura economica sfavorevole”.
I Telegiornali
Nel dare le notizie su questi – e su altri temi – i telegiornali hanno dato spazio per oltre il 36% del tempo totale al Governo e per il 13% ai soggetti istituzionali (in particolare al Presidente della Repubblica), mentre il riferimento ai partiti è stato decisamente inferiore: il 24,7 al PD; il 9,8 a Forza Italia; l’8,5 al M5s; il 4,8 alla Lega e il 3 a FdI. Tra i politici più presenti nei TG, ai primi posti sono risultati Nicola Zingaretti, Luigi Di Maio, Sergio Mattarella, Giuseppe Conte, Matteo Salvini, Silvio Berlusconi, Vittoria Baldino, Antonio Tajani, Mariastella Gelmini e Roberto Giachetti.
Una parte importante dell’informazione politica è affidata alle “trasmissioni di approfondimento”, il cui tempo complessivo di parola rilevato è stato di ben 437’ e 50”. “Porta a porta” si è occupata prevalentemente del vertice a Palazzo Chigi sulla TAV, dell’esame parlamentare del Reddito di cittadinanza e della finestra pensionistica a quota 100, e delle prime dichiarazioni di Nicola Zingaretti da segretario del PD, mentre “Popolo sovrano” ha messo al centro della sua attenzione il DDL Pillon (le nuove regole proposte su divorzio e affidamento dei figli e l'appello per la natalità e per la famiglia tradizionale), “le nuove droghe killer che uccidono i ragazzi e il dolore per la morte dei bambini uccisi in un incidente causato da un ragazzo marocchino residente in Italia”. “Povera Patria” si è interessata invece alla presentazione del fondo nazionale per l'innovazione e alla celebrazione della Festa delle donne, senza trascurare il confronto interno alla maggioranza sulla TAV e la riforma della legittima difesa, mentre “Agorà” ha dedicato un’attenzione particolare all'elezione di Zingaretti alla segreteria, alla marcia di Milano contro il razzismo e alla proposta di salario minimo garantito. Temi analoghi a quelli affrontati da “Cartabianca”, che ha però allargato lo spettro al tema dell'autonomia regionale, il rischio di una manovra aggiuntiva, la legge sulla legittima difesa e lo ius soli. Più specifiche, invece, le questioni trattate da “Presadiretta”: la criminalità ambientale ed i roghi di rifiuti, e da “Report”: il debito del comune di Napoli e gli effetti del federalismo fiscale.
Nei telegiornali, la parte del leone l’ha fatta il Governo, con una presenza “diretta in voce” del 36% (con un picco del 40,6 al Tg1), mentre più limitata è stata la presenza dei partiti della maggioranza in quanto tali (la Lega con 3% e il M5s dell’8,5 (quasi il 10% però nel Tg1). Il Pd ha avuto uno spazio del 24% (nel Tg3 del 36%), Leu dell’1,3%, FI del 10%, FdI del 3%. Uno scenario analogo si è registrato nelle Rubriche dei Tg, dove lo spazio del Governo è stato di oltre il 33%, quello del M5s del 13,5 e quello della lega del 6%. Il Pd è comparso per meno del 13% mentre la parte della Cenerentola spetta a FI con un modesto 4%.
Programmi di approfondimento
Più equilibrato il quadro dei “Programmi di approfondimento”, in cui la presenza del Governo è stata ancora preponderante, con quasi il 23% dello spazio (il 35,3% sulla Rete 1), mentre la Lega è apparsa con un minutaggio del 14,6% e il M5s del 22%. Qui al Pd è stato dato uno spazio di quasi il 25% (per effetto delle primarie), a Leu del 6,6% (in realtà, ad una delle sue componenti, Mdp). Anche in questo caso, particolarmente modesta è stata la presenza di FI, con il 7% del tempo totale. Un caso a sé è rappresentato da “RAI Parlamento”, in realtà poco seguito, nel quale – paradossalmente, trattandosi di un programma dedicato all’attività di Camera e Senato – lo spazio del Governo è stato superiore al 43%.
L’Osservatorio ha poi censito le presenze dei “soggetti pertinenti”, ovvero le apparizioni – e le citazioni – dei politici ascrivibili alle diverse aree, con risultati che appaiono sorprendenti. Così, ad esempio, nelle trasmissioni di Rai Parlamento, il presidente del Consiglio Giuseppe Conte è “doppiato” dal suo vice Luigi Di Maio (13,5 contro un modesto 5,4%) e superato anche dal Presidente della Camera Roberto Fico con l’8%.
Altre sorprese
Le sorprese non finiscono qui. Nel complesso dei programmi Rai della settimana considerata, tra i 100 politici rilevati, il più presente è stato il sottosegretario agli Esteri Manlio Di Stefano, esponente dei Cinque Stelle, con un 4% di presenze (un dato superiore a quello di Sergio Mattarella), mentre Matteo Salvini, a lungo al centro della comunicazione, figura solo con il 4,5%, superato dal suo omologo Di Maio con il 6% e tallonato da Nicola Zingaretti con il 3,2 e persino da Valter Veltroni 2,7 e da Romano Prodi con l’1,5. Salvini, tra gli esponenti della Lega, è battuto anche dal “governatore” della Lombardia Attilio Fontana e, sia pure di poco, dall’uomo che, in fondo, dovrebbe essere al centro dell’attenzione, il capo del governo, Giuseppe Conte, relegato al 5% totale ma presente solo con uno spazio dell’1,6 nelle presenze in voce. Sempre meglio di Silvio Berlusconi relegato all’1,6% delle citazioni, meno del segretario di Mdp Roberto Speranza.
A conti fatti, il dato più significativo è la scelta del M5s, in passato tenacemente ostile alle apparizioni televisive dei suoi esponenti, di puntare sulla televisione e la concentrazione di questo impegno sulla prima rete.
La Lega, e in particolare il suo leader, sembra invece, almeno in questa fase, avere scelto di privilegiare i social (Twitter in particolare) per lanciare i suoi messaggi, snobbando, in particolare, la comunicazione più istituzionale. Quanto al Pd è indubbio che le elezioni primarie e la “novità” di Zingaretti gli abbiano offerto, dopo molto tempo, l’occasione per marcare la propria presenza anche sulle reti della Tv di Stato.