[La polemica] Spari ai migranti al grido: Salvini, Salvini! Ora l’Italia è una pentola di rabbia che ribolle di razzismo
Ora di pranzo. Stazione dei carabinieri di Campo dei fiori, nel cuore di Roma. Entrano due distinte signore di una certa età: «Siamo venute per denunciare un episodio di razzismo». Passano due ore e su una chat di svago, scrive un allibito testimone: «In attesa di una visita medica a Monte Mario, Roma, un paziente chiede: “E gli ebrei? Che cazzo vonno? Brutti assassini, parlano ancora...”». Mentre nella zona di Caserta arriva un’altra denuncia: «Noi immigrati colpiti a Caserta da giovani al grido di Salvini!». Intanto il ministro dell’Interno e segretario della Lega, alla fine ha dovuto mediare sul censimento dei Rom. Da “prima gli italiani e la loro sicurezza” alla fine ha virato su una posizione attendista: «Il censimento dei Rom non è una priorità. I migranti invece lo sono».
"Dalle parole ai fatti"
Salvini apre altri fronti, evoca altre battaglie intransigenti. A metà pomeriggio su Twitter il segretario della Lega annuncia: «Questa mattina a Carmagnola (Torino), dove amministra la Lega, è stata abbattuta una casa abusiva in un campo Sinti non autorizzato. Dalle parole ai fatti. Prima gli italiani». Non c’è nulla da fare. È un treno inarrestabile anche a costo di barare. Salvini deve dosare i suoi atteggiamenti da ministro dell’Interno e da capo politico. Per fare propaganda rischia di delegittimare il suo ruolo di ministro. A Carmagnola, è stato abbattuto un palazzotto su ordine della Procura di Asti, alla fine di un iter giudiziario durato dieci anni. Altro che il sindaco della Lega di Carmagnola.
Un agitatore di professione
Nonostante l’Europa non apprezzi («dichiarazione raggelante, scioccante», taglia corto il commissario Ue Moscovici), nonostante le prime incomprensioni con gli alleati di governo Cinque Stelle, lui, Matteo Salvini, va avanti spedito con le sue provocazioni. Dobbiamo abituarci. Non sarà un ministro dell’Interno “istituzionale”. Utilizzerà il Viminale per le sue campagne politiche. Salvini si sta caratterizzando sempre di più come “agitatore di professione” (si diceva una volta). E nei suoi ragionamenti non si capisce quando parla da segretario della Lega e quando da ministro. Il vice premier Cinque Stelle Di Maio balbetta che nel “contratto” di governo non è contemplato il censimento dei Rom, e anche il premier Conte sbuffa. E allora frena Salvini.
La tensione sale ancora
Nonostante tutto il suo impegno per impedire gli sbarchi sulle nostre coste, ieri pomeriggio dalla centrale operativa delle Capitanerie di porto è arrivata l’indicazione che la nave “Diciotti” doveva entrare nel porto di Pozzallo per sbarcare, dopo una odissea di una settimana, 519 migranti trasferiti da diverse navi sulla nave della Guardia costiera. Un’altra miccia innescata dunque dovrebbe essere stata neutralizzata. Ma quello che preoccupa è il clima nel Paese. Fa paura perché può accadere anche l’imprevedibile. La tensione è alimentata da proclami, prese di posizione, iniziative di rotture di mediazioni sociali e politiche.
Colpi di pistola
La Caritas di Caserta denuncia un episodio che se fosse confermato sarebbe gravissimo. «Nella serata dell’11 giugno due ragazzi del Mali, Daby e Sekou, intorno alle 22 mentre tornavano a casa, sono stati avvicinati da una Fiat Panda di color nero, a bordo della quale viaggiavano tre giovani italiani che, brandendo una pistola ad aria compressa al grido “Salvini, Salvini”, sparavano due colpi di pistola a distanza ravvicinata, dei quali uno colpiva al torace Daby, ferendolo (due giorni di prognosi) e un altro, sparato all’indirizzo di Sekou, andava a vuoto». E avevamo già avuto a San Ferdinando, Rosarno, l’omicidio del sindacalista dei migranti. E il 12 giugno a Sulmona, nel Centro d’Accoglienza, un migrante è stato accoltellato.
Pugni in faccia
Due signore di una certa età, Paola Scavizzi e Arianna Sellerio Jesurum, ieri mattina si sono presentate dai carabinieri di Campo dei Fiori, Roma, per denunciare un episodio di razzismo. «Domenica scorsa, il 17 giugno - scrivono in una lettera pubblica - al Parco delle Valli a Roma, una pacifica comunità di lavoratori indiani che lì si riunisce settimanalmente, è stata molestata, insultata e aggredita. Uno di loro, colpito in pieno viso con un pugno di ferro ha avuto la frattura del setto nasale e una vasta ferita al volto».