[Il commento] Il ragazzo con la moto che spara sulla folla e l’Italia allo specchio
Le differenze Nord e Sud sono sempre più evanescenti. I modelli comportamentali si confondono. Se per alcuni il sud è una dimensione esistenziale per identificare il male, l’arretratezza culturale ed economica, una certa devianza sociale, oggi questa dimensione sembra essersi capovolta coinvolgendo anche il Nord è il Centro del Paese. Napoli, Macerata, Pisa. Verrebbe la voglia di scappare. Ma quand’è che si è prodotto il cortocircuito? Chi l’ha scatenato? Sono giorni tesi. Di campagna elettorale. Di contrapposizioni che non fanno bene a questo Paese. Urlare non aiuta la pancia del Paese a ritrovare un equilibrio.
Un titolo sul web cattura l’attenzione: «In moto spara e ferisce quattro persone». Cerco il luogo, la città dove è accaduto. Penso a un paesino sperduto degli immensi Stati Uniti d’America. Uno dei tanti episodi di violenza, per fortuna in questo caso senza morti, che si ripetono in un Paese sommerso dalle armi.
E invece questo episodio è accaduto da noi, nella fiorente Pisa, nel cuore della Toscana, di quell’Italia dei mille campanili. Colpisce che in pieno giorno un giovanissimo centauro, 21 anni, reagisce a una critica sulla sua guida spericolata, sparando. Il Cep di Pisa, quartiere di periferia, davanti a un bar, la Caffetteria Tirreno. È qui che Patrizio Iacono, di origini sarde secondo il racconto della cronaca di queste ore, è scattato, ha perso la ragione, ha aperto il fuoco.
Un fatto che se fosse accaduto a Napoli o in qualche altra città del sud sarebbe stato inquadrato dentro una logica criminale. Ricordate la “stesa”? I cortei di scooteroni di ragazzi napoletani senza casco che sparano in aria? È come quando gli animali urinano per segnare il proprio territorio. Le armi che aprono il fuoco, che annunciano in pieno giorno o anche al buio che quel territorio appartiene a loro.
Ma il caso di Pisa sembrerebbe rientrare in una dinamica diversa. La decisione di aprire il fuoco in risposta a una critica, sembra essere stata spinta da un atto di collera, di voglia di vendetta. Il ragazzo, Patrizio Iacono, ha precedenti per rapine. Insomma è un “poco di buono” ma proprio per questo quello che colpisce sono le modalità di reazione a un richiamo. Iacono non accetta la critica. E il “filtro” che fino a ieri avrebbe costretto anche Iacono a non reagire, e cioè quel contesto che non implica nel suo immaginario una reazione violenta, non c’è più.
Questo colpisce e allarma. Quando a Macerata applaudono al “giustiziere” fascista che apre il fuoco contro i neri per punire gli assassini della povera ragazza, di Pamela, vuol dire che c’è un cortocircuito. Che sono caduti i freni inibitori, che la società vive senza più punti di riferimento. Che la soglia del capire cosa è lecito fare o non fare non c’è più.
Questa omologazione colpisce.
Le differenze Nord e Sud sono sempre più evanescenti. I modelli comportamentali si confondono. Se per alcuni il sud è una dimensione esistenziale per identificare il male, l’arretratezza culturale ed economica, una certa devianza sociale, oggi questa dimensione sembra essersi capovolta coinvolgendo anche il Nord è il Centro del Paese.
Napoli, Macerata, Pisa. Verrebbe la voglia di scappare. Ma quand’è che si è prodotto il cortocircuito? Chi l’ha scatenato? Sono giorni tesi. Di campagna elettorale. Di contrapposizioni che non fanno bene a questo Paese. Urlare non aiuta la pancia del Paese a ritrovare un equilibrio. È di questo che avremmo tutti bisogno. Di equilibrio.