Giochi gonfiabili e vasca idromassaggio con fondi pubblici, ecco come usavano i soldi della ricerca scientifica
Otto indagati per l'indagine sul Cnr di Napoli. Associazione per delinquere e peculato sono i reati ipotizzati dagli inquirenti

Otto indagati, una piccola cricca che avrebbe utilizzato il denaro pubblico finalizzato alla ricerca scientifica per esigenze personali. La notizia questa volta viene da Napoli e a finire sotto le lente della magistratura sono funzionari e dirigenti del Centro nazionale delle ricerche. Secondo la Procura della repubblica del capoluogo campano, nel Cnr di Napoli si era insediata una vera e propria associazione a delinquere che avrebbe usato i fondi del Consiglio per scopi personali. L'accusa è di peculato e riguarda figure apicali e semplici dipendenti.
Uso personale
A indagare è il pm Ida Frongillo, e l'inchiesta non smette di offrire colpi di scena. Già nelle scorse settimane, con la prima tranche del lavoro investigativo, fu fermato un dirigente amministrativo, già precedentemente licenziato e in procinto, secondo gli investigatori, di scappare a Londra. L'uomo avrebbe, tra il 2013 e il 2015, con una falsificazione degli atti e delle procedure di acquisto di beni e servizio, "deviato" un milione e 200mila euro per cose personali. Ristruttuazione casa, installazione vasca idromassaggio e anche giochi per bambini. Lo scivolo dei pirati, lo spara palline, lo squalo dalla bocca aperta e tanto altro ancora. Tutto comprato coi soldi del Cnr e finito a propria disposizione.
Nuovi filoni
Sulla base di questa prima indagine, sono emersi poi altri elementi. Nel 2014, altre prestazioni di servizio affidate a una serie di ditte sarebbero servite per distrarre fondi, con vari illeciti ipotizzati. Lavori non rientranti nell'oggetto sociale, duplicazione di prestazioni effettuate e un sistematico spreco di risorse pubbliche, stanziate dal Governo per la ricerca scientifica, e destinate a tutt'altro.
Un sistema
Secondo gli inquirenti, si era strutturato nel Cnr di Napoli un vero sistema, con una catena di complicità che coinvolgeva vari livelli, da chi avrebbe dovuto controllare la spesa a chi doveva vigilare sui contratti. Oggi, dirigenti e funzionari sono tutti sotto inchiesta: parliamo, in alcuni casi, di scienziati, uomini titolati, gente di ricerca, autori di pubblicazioni scientifiche che adesso dovranno chiarire le loro posizioni.
Massima collaborazione
Dalla presidenza del Cnr, invece, ostentano tranquillità e sicurezza. Il presidente Massimo Inguscio si dice, a nome dell'Istituto, pronto alla massima disponibilità e collaborazione alle indagine, chiarendo che esse sono cominciare nel 2015 con una denuncia da parte dell'ente stesso, che ha tutto l'interesse a fare chiarezza e a punire gli eventuali responsabili.
Il danno è fatto
Il danno, però, è già fatto. La ricerca è un tema delicato: incrocia strategie per il futuro con atti solidali. Alimenta speranze e chiede contribuzioni. Proietta una visione e chiede fiducia sulla base di titoli e rango. Quando, invece, compare agli occhi delle persone quello che si vede in questa inchiesta giudiziaria, il rischio è enorme e riemerge il timore di sempre, e cioè che la parola ricerca apra pozzi neri di interessi personali. Per questo, proprio al Cnr, più che altrove, una vicenda di queste proporzioni non doveva proprio capitare.