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Giochi gonfiabili e vasca idromassaggio con fondi pubblici, ecco come usavano i soldi della ricerca scientifica

Otto indagati per l'indagine sul Cnr di Napoli. Associazione per delinquere e peculato sono i reati ipotizzati dagli inquirenti

Antonio Mennadi Antonio Menna   
Giochi gonfiabili e vasca idromassaggio con fondi pubblici, ecco come usavano i soldi della ricerca scientifica

Otto indagati, una piccola cricca che avrebbe utilizzato il denaro pubblico finalizzato alla ricerca scientifica per esigenze personali. La notizia questa volta viene da Napoli e a finire sotto le lente della magistratura sono funzionari e dirigenti del Centro nazionale delle ricerche. Secondo la Procura della repubblica del capoluogo campano, nel Cnr di Napoli si era insediata una vera e propria associazione a delinquere che avrebbe usato i fondi del Consiglio per scopi personali. L'accusa è di peculato e riguarda figure apicali e semplici dipendenti.

Uso personale

A indagare è il pm Ida Frongillo, e l'inchiesta non smette di offrire colpi di scena. Già nelle scorse settimane, con la prima tranche del lavoro investigativo, fu fermato un dirigente amministrativo, già precedentemente licenziato e in procinto, secondo gli investigatori, di scappare a Londra. L'uomo avrebbe, tra il 2013 e il 2015, con una falsificazione degli atti e delle procedure di acquisto di beni e servizio, "deviato" un milione e 200mila euro per cose personali. Ristruttuazione casa, installazione vasca idromassaggio e anche giochi per bambini. Lo scivolo dei pirati, lo spara palline, lo squalo dalla bocca aperta e tanto altro ancora. Tutto comprato coi soldi del Cnr e finito a propria disposizione.

Nuovi filoni

Sulla base di questa prima indagine, sono emersi poi altri elementi. Nel 2014, altre prestazioni di servizio affidate a una serie di ditte sarebbero servite per distrarre fondi, con vari illeciti ipotizzati. Lavori non rientranti nell'oggetto sociale, duplicazione di prestazioni effettuate e un sistematico spreco di risorse pubbliche, stanziate dal Governo per la ricerca scientifica, e destinate a tutt'altro.

Un sistema

Secondo gli inquirenti, si era strutturato nel Cnr di Napoli un vero sistema, con una catena di complicità che coinvolgeva vari livelli, da chi avrebbe dovuto controllare la spesa a chi doveva vigilare sui contratti. Oggi, dirigenti e funzionari sono tutti sotto inchiesta: parliamo, in alcuni casi, di scienziati, uomini titolati, gente di ricerca, autori di pubblicazioni scientifiche che adesso dovranno chiarire le loro posizioni.

Massima collaborazione

Dalla presidenza del Cnr, invece, ostentano tranquillità e sicurezza. Il presidente Massimo Inguscio si dice, a nome dell'Istituto, pronto alla massima disponibilità e collaborazione alle indagine, chiarendo che esse sono cominciare nel 2015 con una denuncia da parte dell'ente stesso, che ha tutto l'interesse a fare chiarezza e a punire gli eventuali responsabili.

Il danno è fatto

Il danno, però, è già fatto. La ricerca è un tema delicato: incrocia strategie per il futuro con atti solidali. Alimenta speranze e chiede contribuzioni. Proietta una visione e chiede fiducia sulla base di titoli e rango. Quando, invece, compare agli occhi delle persone quello che si vede in questa inchiesta giudiziaria, il rischio è enorme e riemerge il timore di sempre, e cioè che la parola ricerca apra pozzi neri di interessi personali. Per questo, proprio al Cnr, più che altrove, una vicenda di queste proporzioni non doveva proprio capitare.

Antonio Mennadi Antonio Menna   

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