Il monito di Papa Francesco ai vescovi: "Chi non segue il concilio non sta con la Chiesa"
Nuova spinta a un tema contrastato nel mondo cattolico. Il papa lega il cammino sinodale a un forte richiamo di fedeltà al concilio Vaticano II

Qualcuno dice che l’8 per mille in Italia abbia imborghesito la Chiesa, dandole più solide strutture e istituzioni su cui contare, allontanandola però dall’essere quell’”ospedale da campo” quale dovrebbe diventare nel desiderio di papa Francesco. Una chiesa di popolo al modo del don Camillo di Guareschi richiamato dal papa al convegno ecclesiale di Firenze del 2015.
Il monito di Francesco ai vescovi
“Mi colpisce – disse allora - come nelle storie di Guareschi la preghiera di un buon parroco si unisca alla evidente vicinanza con la gente. Di sé don Camillo diceva: sono un povero prete di campagna che conosce i suoi parrocchiani uno per uno, li ama, che ne sa i dolori e le gioie, che soffre e sa ridere con loro. Vicinanza alla gente e preghiera sono la chiave per vivere un umanesimo cristiano popolare, umile, generoso, lieto. Se perdiamo questo contatto con il popolo fedele di Dio perdiamo in umanità e non andiamo da nessuna parte”. Puntando a quel genere di Chiesa, Francesco esige una fedeltà indiscutibile al concilio Vaticano II e invita di nuovo la Chiesa italiana ad avviare un processo sinodale. Le sue due carte il papa le ha messe in chiaro nell’incontro promosso dall’Ufficio catechistico nazionale della Conferenza Episcopale italiana in occasione del 60mo di fondazione. Fedeltà piena al concilio e avvio di un processo sinodale di tutta la Chiesa italiana sono stati i due punti intorno al quale Francesco ribadisce obiettivo e stile della sua pastorale proposti già a Firenze.
Un sinodo per Chiesa italiana
In quel convegno, evocato ormai con una certa frequenza, Francesco parlò di una Chiesa “che sa riconoscere l’azione del Signore nel mondo, nella cultura, nella vita quotidiana della gente. L’ho detto più di una volta e lo ripeto ancora oggi a voi: preferisco una Chiesa accidentata, ferita e sporca per essere uscita per le strade, piuttosto che una Chiesa malata per la chiusura e la comodità di aggrapparsi alle proprie sicurezze. Non voglio una Chiesa preoccupata di essere il centro e che finisce rinchiusa in un groviglio di ossessioni e procedimenti”. Con l’aggiunta di preferire una “una Chiesa italiana inquieta, sempre più vicina agli abbandonati, ai dimenticati, agli imperfetti. Desidero una Chiesa lieta col volto di mamma, che comprende, accompagna, accarezza. Sognate anche voi questa Chiesa, credete in essa, innovate con libertà”.Se questo genere di Chiesa è l’obiettivo di Francesco per l’Italia, la via per realizzarlo è un cammino sinodale, ossia lavorare tutti, ecclesiastici e laici come santo popolo di Dio unito per annunciare Gesù e il suo Vangelo.
La via sinodale secondo Francesco
La via sinodale non è un capriccio di Bergoglio, ma una via segnata dal concilio Vaticano II. Richiamandosi a Paolo VI, Francesco ricorda che il concilio rimane “il grande catechismo dei tempi nuovi. Il Concilio è magistero della Chiesa. O tu stai con la Chiesa e pertanto segui il Concilio, e se tu non segui il Concilio o tu l’interpreti a modo tuo, come vuoi tu, tu – ammonisce il papa - non stai con la Chiesa. Dobbiamo in questo punto essere esigenti, severi. Il Concilio non va negoziato. No, il Concilio è così… Per favore, nessuna concessione a coloro che cercano di presentare una catechesi che non sia concorde al magistero della Chiesa”.
La pandemia
C’è poi l’imprevisto Covid 19 da non minimizzare: “Il virus ha scavato nel tessuto vivo dei nostri territori, soprattutto esistenziali, alimentando timori, sospetti, sfiducia e incertezza. Ha messo in scacco prassi e abitudini consolidate e così ci provoca a ripensare il nostro essere comunità. Abbiamo capito, infatti, che non possiamo fare da soli e che l’unica via per uscire meglio dalle crisi è uscirne insieme – nessuno si salva da solo, uscirne insieme –, riabbracciando con più convinzione la comunità in cui viviamo. Perché la comunità non è un agglomerato di singoli, ma la famiglia in cui integrarsi, il luogo dove prendersi cura gli uni degli altri, i giovani degli anziani e gli anziani dei giovani, noi di oggi di chi verrà domani. Solo ritrovando il senso di comunità, ciascuno potrà trovare in pienezza la propria dignità”.
Lo stile del Buon Samaritano
Non è il momento per strategie elitarie. “Non si può andare avanti fuori del santo popolo fedele di Dio, il quale – come dice il concilio – è infallibile in credendo. Sempre con il santo popolo di Dio”. La comunità cattolica italiana è invitata dal papa a mettersi sulla strada di un processo sinodale per rispecchiare sempre più lo stile del Buon Samaritano. Perciò “dopo cinque anni, la Chiesa italiana deve tornare al Convengo di Firenze, e deve incominciare un processo di Sinodo nazionale, comunità per comunità, diocesi per diocesi: anche questo processo sarà una catechesi. Nel Convegno di Firenze c’è proprio l’intuizione della strada da fare in questo Sinodo. Adesso, riprenderlo: è il momento. E incominciare a camminare”.
Il pensiero del Papa
Da alcuni anni nella Chiesa italiana si discuteva quale fosse in proposito il vero pensiero del papa: fare un sinodo nel modo tradizionale o prevederlo quale termine di un cammino di base partecipato da preti e laici in ogni singola diocesi? E’ chiaro ormai che Francesco non pensa tanto a un sinodo tradizionale ma come a un cammino che porti a un cambio di mentalità e a una presa di coscienza evangelica rinnovata. Il solo modo perché la fede cristiana abbia un senso per il mondo attuale. Nell’incontro con i vescovi italiani nell’assemblea del 20 maggio del 2019 Francesco lo aveva già precisato: “Sulla sinodalità, - raccontò - anche nel contesto di probabile Sinodo per la Chiesa italiana – ho sentito un rumore” ultimamente su questo, è arrivato fino a Santa Marta! –, vi sono due direzioni: sinodalità dal basso in alto, ossia il dover curare l’esistenza e il buon funzionamento della Diocesi: i consigli, le parrocchie, il coinvolgimento dei laici… – incominciare dalle diocesi: non si può fare un grande sinodo senza andare alla base.
Una coscienza comune di popolo di Dio
Questo è il movimento dal basso in alto – e la valutazione del ruolo dei laici; e poi la sinodalità dall’alto in basso, in conformità al discorso che ho rivolto alla Chiesa italiana nel V Convegno Nazionale a Firenze, il 10 novembre 2015, che rimane ancora vigente e deve accompagnarci in questo cammino. Se qualcuno pensa di fare un sinodo sulla Chiesa italiana, si deve incominciare dal basso verso l’alto, e dall’alto verso il basso con il documento di Firenze. E questo prenderà, ma si camminerà sul sicuro, non sulle idee”. Insomma il papa pensava si fosse spiegato abbastanza per far maturare in Italia una coscienza comune di popolo di Dio, responsabilizzato a evangelizzare e testimoniare poiché “i credenti sono a pieno titolo cittadini”.