Simonetta morta dopo la liposuzione, la figlia: "Buchi su tutto il corpo”. L'autopsia rivela la causa della morte
Il cuore della 62enne si è fermato martedì scorso dopo quattro giorni in coma vegetativo presumibilmente per complicazioni legate all'operazione di chirurgia estetica. Si attendono gli esiti dell’autopsia

Per la morte di Simonetta Kalfus, avvenuta dodici giorni dopo aver effettuato una liposuzione in uno studio privato a Roma, tre medici sono finiti nel mirino degli investigatori. Tra gli indagati per il decesso della 62enne, ex dirigente di filiale Unicredit in pensione da un anno, ci sono il chirurgo Carlo Bravi, che ha eseguito l'intervento ed era già stato condannato in passato per lesioni colpose dopo un lifting finito male, l'anestesista Francesco Iandimarino, marito di un'amica di Simonetta nel quale lei riponeva piena fiducia, e una dottoressa del pronto soccorso di Pomezia dove inizialmente si era recata la donna e che la rimandò a casa.
L'autopsia: morta per sepsi
Una grave sepsi. Questa sarebbe, secondo i primi risultati dell'autopsia, la causa della morte di Simonetta Kalfus, la donna di 62 anni deceduta il 18 marzo scorso in ospedale dove si trovava in stato di coma per un intervento di liposuzione avvenuta in una clinica privata a Roma. L'esame autoptico è stato svolto all'istituto di medicina legale di Tor Vergata su disposizione della Procura che ha iscritto nel registro degli indagati tre medici per l'accusa di omicidio colposo. Si tratta dell'equipe che ha eseguito la liposuzione il 6 marzo scorso. Secondo quanto emerso dall'attività peritale la donna è stata sottoposta ad un intervento plurimo. Gli inquirenti puntano a chiarire se le condizioni del luogo dove è stata operata fossero a norma. Su disposizione di chi indaga verrà, inoltre, costituito un collegio peritale che analizzerà anche le cartelle della donna nei diversi ricoveri per ricostruire il suo percorso clinico.
La denuncia della figlia
Dopo la denuncia presentata da Eleonora, figlia trentacinquenne della vittima, i carabinieri della compagnia di Anzio hanno acquisito la cartella clinica e tutta la documentazione sanitaria relativa alla donna. A quanto ricostruito finora, dopo l'operazione di chirurgia estetica effettuata lo scorso 6 marzo Simonetta ha iniziato ad accusare i primi dolori. Inizialmente avrebbe pensato al normale decorso post operatorio, però con il passare dei giorni la situazione peggiorava e così ha deciso di recarsi all'ospedale di Pomezia. Qui sarebbe stata dimessa con una terapia ma le sue condizioni non miglioravano, anzi. La donna si sentiva sempre peggio e il 14 marzo è stata ricoverata al Grassi di Ostia.
L’amico anestesista
Eleonora ha raccontato a Il Messaggero e Repubblica il calvario della madre dopo l'operazione chirurgica alla quale si è sottoposta nell'ambulatorio privato di Cinecittà. “Non era la prima volta che eseguiva un intervento estetico, ma in precedenza non aveva mai riscontrato effetti indesiderati. Inoltre la scelta dello studio medico non era stata casuale. Si fidava di Iandimarino che è il marito di una sua amica”, ha rivelato Eleonora. Per l’intervento da fare in day hospital l'ha accompagnata lui, lo stesso l’ha poi riportata a casa quando si è risvegliata. Quando Simonetta ha continuato a stare male, Iandimarino l’ha portata personalmente all'Ospedale Grassi di Ostia la mattina del 14 marzo. “Poi viste le condizioni critiche di mia madre mi ha avvisato e mi ha fatto entrare in sala rianimazione, anche se non era orario di visita. Mamma non era cosciente, pur essendo sveglia, e non mi ha riconosciuto”, ha spiegato la 35enne.
Il chirurgo già condannato
Il chirurgo Carlo Bravi era già stato condannato, ma la 62enne aveva decido di affidarsi a lui. “Eppure Simonetta non era una sprovveduta”, rivela il genero che racconta di come sua suocera fosse solita informarsi sugli specialisti ai quali si rivolgeva. Intanto il lavoro dei carabinieri va avanti con l'acquisizione della documentazione clinica della sessantaduenne e quella dello studio privato dove è stata eseguita la liposuzione dal chirurgo, finito ora indagato e già condannato un anno fa per lesioni in seguito a un intervento di lifting al seno.
La figlia: "Era piena di buchi"
“Bravi aveva già rovinato un'altra ragazza. Perché non è stato fermato”, chiede ora la figlia che vuole giustizia. “Lei mi aveva assicurato che l’intervento era semplice ma quando poi l'ho vista le avevano tolto grasso ovunque, addirittura da sotto il mento”, spiega Eleonora, tanto che rivela: “Era piena di buchi, anche sul collo”.
La morte di Simonetta
Il cuore di Simonetta si è fermato martedì scorso dopo quattro giorni in coma vegetativo presumibilmente per complicazioni legate all'operazione di chirurgia estetica. La salma è stata quindi trasferita al policlinico Tor Vergata per l'esame autoptico, effettuato nei giorni scorsi e di cui si attendono adesso i risultati.