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Un 15enne accoltella un coetaneo, un altro picchia un professore per un voto troppo basso: la scuola diventa sempre più violenta

Due casi scuotono l’opinione pubblica. Alcuni insegnanti preoccupati: “Non è possibile andare in classe per fare il proprio dovere e rischiare la vita”

Claudio Cordovadi Claudio Cordova   
Foto Ansa
Foto Ansa

Una, due, tre coltellate. Nella scuola più “in” della città. Quella della cosiddetta “Reggio Bene”, dove frequentano i figli dei politici, dei medici, dei notai, dei magistrati. Il panico scatenatosi presso il Liceo Scientifico “Leonardo da Vinci” fa presto a diventare un senso di panico e di inquietudine sociale, che avvolge l’intera comunità. Risponde ora di tentato omicidio il 15enne che, nel plesso che si trova nel centro della città, a poche centinaia di metri dal museo dove si trovano i Bronzi di Riace e dal suo “salotto buono”, il Corso Garibaldi, ha accoltellato un coetaneo al termine di una lite.

L’accoltellamento nel liceo della "Reggio Bene"

Sebbene la vittima non sia in pericolo di vita (è stato sottoposto a drenaggio pneumotorace in quanto una delle tre coltellate che lo hanno colpito gli ha sfiorato un polmone), l’episodio, avvenuto pochi giorni fa, ha destato grande scalpore per ciò che concerne gli aspetti educativi delle giovani generazioni. I dati di Openpolis divulgati all'indomani del periodo più duro della pandemia da Covid-19 dicono che, nei test Invalsi 2020/21, il 53,6% degli studenti calabresi in III media si è attestato sui livelli di competenza 1 e 2 in italiano. Dati ampiamente non adeguati, dato che la media nazionale del periodo parla del 39% circa.

Oltre all’aspetto di natura penale, dunque, l’episodio del liceo reggino riapre il tema della povertà educativa in Calabria e di quanto il disagio riesca a covare tra gli studenti, senza che nessuno se ne accorga e intervenga, prima di fatti così drammatici. Infatti tra i due quindicenni reggini, secondo quanto avrebbero fin qui ricostruito le indagini della Procura dei minori, vi sarebbero stati da tempo attriti, culminati poi con la lite e l’accoltellamento. Si è parlato prima di una ragazza contesa, poi di un clima di bullismo, che non sarebbe poi così marginale, anche in una scuola così elitaria come lo scientifico di Reggio Calabria. Sono alcune delle risposte che sta cercando il procuratore dei minori, Roberto Di Palma, che ha affidato il caso al sostituto Angelo Gaglioti. Al momento, infatti, l’unica cosa certa è la confessione del ragazzo, rispetto all’accaduto, ma vi sono parecchie cose da chiarire, circa il movente e il contesto.

“Perché ci sfuggono di mano questi ragazzi"

E grandi polemiche sono scaturite poi dalla decisione della dirigenza del Liceo Scientifico “Leonardo da Vinci”, che avrebbe optato solo per una sospensione di quindici giorni. Dall’inizio dell’anno, in tutta Italia, sarebbero già una trentina gli episodi di aggressione e di violenza nelle scuole del Paese. “Perché ci sfuggono di mano questi ragazzi?” si è chiesto nell’immediatezza dell’accaduto il sociologo Antonio Marziale, Garante per l’Infanzia e l’Adolescenza della Regione Calabria. “È l’omesso controllo a generare devianza e criminalità minorile, è l’abdicazione al corretto esercizio della responsabilità genitoriale, è il fare gli amici piuttosto che i genitori o gli educatori, è l’incapacità di dettare le regole anche a costo di sbagliare” ha aggiunto Marziale.

Parimenti dura la Gilda degli insegnanti: “Non è possibile che andare in classe per fare il proprio dovere, sia diventato addirittura un rischio fisico per gli insegnanti. Forse questo clima è figlio della concezione di una scuola trasformata in una sorta di parcheggio dove gli alunni devono non essere soddisfatti come clienti e dove vige il rifiuto di qualunque misurazione del merito”. L’organizzazione sindacale ha commentato così un ulteriore episodio avvenuto a distanza di pochissimi giorni dall’accoltellamento a Reggio Calabria.

Il professore pestato per un voto troppo basso

Questa volta ci troviamo a Corigliano Rossano, in provincia di Cosenza, dove il protagonista sarebbe un sedicenne che avrebbe atteso l’uscita dall’istituto tecnico-commerciale del professore che lo aveva appena interrogato e, dopo averlo ricoperto di insulti, lo avrebbe colpito più volte, con calci, pugni e anche con un casco. Il motivo? il malcontento del ragazzo per un voto ricevuto, considerato evidentemente troppo basso.

Una reazione abnorme, che peraltro non sarebbe frutto di un raptus, ma di un atteggiamento violento protrattosi per tutta la durata della mattinata dove, infine, il giovane aveva anche subito la sospensione da parte della dirigente scolastica. Proprio questo, probabilmente, lo avrebbe incattivito ulteriormente, fino a farlo scagliare contro il docente. Non è un caso isolato, dato che appena pochi mesi fa, a pochi chilometri di distanza, l’insegnante di una scuola elementare era stata aggredita dai genitori di un’alunna.

L’emergenza educativa e scolastica in Calabria

Gli episodi violenti di Reggio Calabria e Corigliano Rossano sono solo la punta di un iceberg enorme, che in Calabria si chiama dispersione scolastica e povertà educativa. Uno studio di inizio 2024 attesta ancora la Calabria tra le regioni con il più alto livello di dispersione scolastica in Italia, assestandosi al 14%. Solo altre tre regioni del Sud hanno fatto peggio: Sicilia (21,1%), Puglia (17,6) e Campania (16,4). Proprio in questi giorni, il Consiglio regionale della Calabria ha approvato l’istituzione del sistema integrato di educazione e di istruzione dalla nascita sino ai sei anni. Nella regione, infatti, allo stato attuale, solo il 3% di bambini e bambine usufruisce di asili nido o servizi educativi per l’infanzia.

Claudio Cordovadi Claudio Cordova   
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