[L’analisi] La Boldrini accusa: “Sommersa dall’odio, quelli della Lega mi augurano lo stupro”. Ma Salvini sorride e chiede scusa. Ecco chi ha vinto lo scontro in tv
Primo faccia a faccia in tv di questa campagna elettorale è stato quello tra il leader della Lega e la presidente della Camera, ospiti di Lilli Gruber. «Lei Salvini mi ha gettato addosso un’onda terribile di odio, su di me e la mia famiglia, commentando ogni crimine dei migranti con l’hashtag risorse boldriniane». Dice che questo clima ha permesso persino che le si potesse «augurare di essere stuprata. Lo ha fatto un sindaco. I suoi sindaci vogliono mandare tutti gli stupratori a casa mia. Quando si arriva ad auspicare gli stupri dell’avversario politico è guerra etnica. Io sono stata in Rwanda, in Bosnia, e ho visto queste cose». Ha ragione lei. Ma Salvini non se ne cura. Sorride comprensivo
Alla fine si sono incontrati, Boldirini e Salvini. Non si sono scontrati. Perché Salvini lo ha evitato accuratamente, se n’è stato al largo, badando bene a non attaccare mai, concedendosi solo qualche battuta ironica e molti sorrisi, e chiedendo persino scusa, facendo finta di non essere quello che appare ai suoi comizi e fra la sua gente, quando non lesina insulti terribili e accuse pesanti.
Se si dovesse assegnare ai punti la vittoria del duello tv su La7 moderato da Lilli Gruber, non ci sarebbero dubbi: Laura Boldrini non ha vinto, ha stravinto. Ma è proprio questo il punto. E’ sembrato quasi che il suo avversario si ritirasse dalla gara, che le lasciasse campo aperto, rifiutandosi tutte le volte di accettare lo scontro, come se a lui interessasse altro in realtà: rassicurare gli elettori incerti, e persino quelli del centrosinistra che non ne possono più pure loro di questa invasione di migranti, come se volesse dire a tutti guardate come sono buono, come sono simpatico, come sono affidabile.
«Io voglio solo portare serenità agli italiani», ha continuato a ripetere, mentre la sua rivale affondava i colpi, «mando a casa i clandestini e faccio vivere meglio tutti», che detto da uno che si è sempre divertito a cavalcare l’ira funesta del popolino può lasciare adito a qualche dubbio. Ma è la politica, bellezza. «Io non ho niente di personale contro la Boldrini», ha detto alla fine, prima di andarsi a vedere con la fidanzata l’Isola dei famosi e Juventus Tottenham. «E’ solo politica».Così, quando all’inizio del duello, la Gruber gli chiede perché lui definisca tutte le volte la Boldrini «una incapace e una razzista», Matteo Salvini evita accuratamente di affondare il colpo limitandosi al compitino, come se recitasse il Bignami più banale del suo repertorio: «Incapace perché ha fatto parte di uno schieramento di sinistra che ha penalizzato giovani, lavoratori e pensionati per difendere gli immigrati (che è come dire "non è lei l’incapace, ma tutti quelli della maggioranza", ndr).
Razzista perché favorisce masse di irregolari danneggiando gli italiani e gli irregolari per bene». Subito dopo, invece, la Boldrini duella davvero. Sembra quasi volerglielo ricordare. «Mi ha gettato addosso un’onda terribile di odio, su di me e la mia famiglia, commentando ogni crimine dei migranti con l’hashtag risorse boldriniane». Dice che questo clima ha permesso persino che le si potesse «augurare di essere stuprata. Lo ha fatto un sindaco. I suoi sindaci vogliono mandare tutti gli stupratori a casa mia. Quando si arriva ad auspicare gli stupri dell’avversario politico è guerra etnica. Io sono stata in Rwanda, in Bosnia, e ho visto queste cose». Ha ragione lei. Ma Salvini non se ne cura. Sorride comprensivo. «Però», aggiunge Laura Boldrini, «questa sua campagna d’odio mi ha portato anche tanto affetto e solidarietà. Lei è stato una risorsa per la mia campagna».
E mostra il primo cartello che s’è portata dietro: «Risorse salviniane». Ne ha portati altri due. Il secondo lo espone poco dopo («Parole parole parole»), quando gli chiede come pensa davvero di mandare a casa i migranti e lui risponde che loro non governano da 7 anni «e vorremmo fare come gli altri Paesi che espellono i clandestini mettendo le persone su un aereo e rispedendoli a casa. Bisogna espellerli migliorando gli accordi che ci sono o facendo nuovi accordi con i Paesi che ci mandano i delinquenti, 180 mila persone che la guerra ce la stanno portando in casa, altro che fuga dalla guerra. Tra un mese quando sarò al governo farò accordi con la Nigeria e altri Paesi africani per dire amici miei, ora ve li riprendete».
La presidente della Camera ha terreno fertile a controbattere, spiegando che non è così semplice, che molti non vengono dai paesi da dove sono partiti per sbarcare da noi, che bisogna ottenere il visto dei consolati e loro si rifiutano di darlo. «Questo tema è governato da una legge che avete fatto voi. La Bossi Fini è la legge vigente, prevede il reato di clandestinità e non è servita a niente. Il centrodestra ha invece sanato un milione di irregolari perché non riusciva a rimandarli indietro. La verità è che il centrodestra ha voluto la Bossi Fini per creare irregolarità, perché sull’irregolarità c’è un’economia che gira». Salvini non ribatte. Di nuovo, non gli interessa. Il suo ritornello è un altro: «I clandestini costano allo Stato 11 miliardi e prendono le pensioni senza aver mai versato un euro».
Poi c’è Macerata. La Boldrini attacca subito: «E’ stato chiaramente un attacco terroristico e razzista». Salvini, invece, ironizza: «E’ colpa mia? Faccio lo psichiatra io?». «Non è colpa sua», riprende la presidente, «ma lei non si accorto di questo signore che covava odio. Come fa a garantire la sicurezza del Paese quando non garantisce nemmeno i suoi? Non sa neanche chi ha in casa. Traini è stato espulso da una palestra perché è un violento e lei se l’è tenuto dentro dandogli anche spazio, ci sono addirittura foto in cui vi date il cinque. Traini era mosso dall’odio che lei da anni va fomentando. La verità è che deve ringraziare gli immigrati che per lei sono la gallina dalle uova d’oro. Se non ci fossero la sua carriera politica su cosa si baserebbe?». «Su questo», la interrompe Salvini, esibendo una busta arancione.
«Questa è una busta dell’Inps. Riguarda una ragazza diabetica, cieca che ha 40 anni e che l’Inps vuole mandare in pensione nel 2047». E così fa un po’ di campagna elettorale senza badare minimamente alla Boldrini: farà la riforma delle pensioni, farà la riforma della scuola, manderà via i migranti, «il mio obiettivo è abolire la Fornero, e aiutare gli esodati italiani, i disoccupati italiani, i terremotati italiani». Macerata è già nella testa della gente, un orrore senza perdono, meglio non toccare niente. E fare la vittima: «E’ tutta colpa mia. Sempre colpa mia. Domani sono a Palermo. Se piove, lo sapete già, è colpa mia».
Quando la Boldrini, al suo accenno sui terremotati, spiega che la Presidenza della camera grazie a lei ha risparmiato 300 milioni e un bel po’ di questi soldi li ha mandati proprio alle vittime del sisma per aiutare la ricostruzione, lui continua a sorridere beato. Non gli importa. Sorride anche quando la Gruber gli chiede se intende porgere le sue scuse per aver mostrato a un suo comizio una bambola gonfiabile («regia, fa partire le immagini») dicendo che è la sosia della Boldrini: «Mi pento e mi dolgo, è mercoledì delle ceneri e io mi cospargo il capo di ceneri». Poi si leva un attimo il sorriso e torna a fare campagna puntando lo schermo: «Le donne si aiutano con i fatti. Ho candidato la Bongiorno che ha fatto la legge sullo stalking che ha salvato molte donne dal femminicidio.
La regione Lombardia regala le parrucche alle persone come Nadia Toffo che stanno combattendo il cancro. Sempre la Regione Lombardia, governata dalla lega, ha messo a disposizione un fondo per gli asili nido...». La Boldrini torna su quella immagine, abbastanza agghiacciante, da paese sottosviluppato che fa le danze attorno al fuoco più che da potenza industriale dell’Occidente: «Se lei mi espone come una bambola gonfiabile, pensa che i suoi elettori avranno rispetto di me e delle donne?». Salvini, imperterrito: «Io non fomento odio. Il governo delle sinistre non ha mosso un dito per i terremotati italiani, per i disoccupati e per i giovani italiani, e questa è una forma di razzismo». Boldrini: «Io non sono maggioranza, a lei forse sfugge. Dovrebbe studiare un po’ di più. La presidente della camera è una figura terza». Lui: «E’ la terza carica dello Stato. Diciamo che una telefonata al governo è più facile che la faccia lei che io». La Gruber: «Adesso basta! La Boldrini non c’entra niente col governo. Non si può andare avanti così».
Alla fine quando la Gruber gli chiede se ha un augurio da fare alla Boldrini, lui dice: «Spero che raccolga quello che ha seminato, tutti i volti per le pregevoli battaglie fatte in questi anni dalla presidente della Camera. Ma vedremo quello che vorranno gli elettori». Alla stessa domanda, lei risponde: «Che si liberi dall’ossessione dei migranti». Se ne vanno così. La Boldrini è soddisfatta, «ho dimostrato di non aver paura di nessuno», dice ai giornalisti prima di lasciare lo studio. Sa benissimo che il duello l’ha vinto lei. Il sospetto, però, è che l’abbia vinto contro nessuno, tanto è stato facile, che il grande nemico in realtà non abbia partecipato. Ha fatto un’altra cosa, in giacca e camicia, senza cravatta, con l’immancabile sorriso in bocca («Mia mamma me lo dice sempre di sorridere»), ha fatto campagna elettorale, ha mostrato il volto buono, cercando di rassicurare le gente. Salvini andò persino a fare un comizio in una moschea a Milano, nel 2012, come mostra un video su youtube, per prendere i voti, nella tana del diavolo. Si può chiedere scusa anche alla Boldrini, no? E’ la poltica, bellezza. Fa parecchio schifo, ma sarà mics che ce lo meritiamo?