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L'ultima mossa di Renzi per evitare la diaspora del Pd: pronto al passo indietro, con Fassino segretario. Il retroscena

L'ex premier potrebbe meditare un clamoroso dietro front evitando di candidarsi a tutto vantaggio dell'ultimo segretario dei Ds

Monica Settadi Monica Setta   
Piero Fassino
Piero Fassino

"Ho imparato che un uomo deve guardare un altro dall'alto al basso solo quando deve aiutarlo a rialzarsi. È Garcia Marquez. Pensando a queste parole mi sono iscritto al PCI". Piero Fassino non ha mai avuto una faccia allegra, ma ieri il suo viso era carne sottile venata da piccoli solchi figli di una notte insonne. La prima, dopo una scissione anomala che lo fa soffrire più di tutti i dolori che hanno attraversato la sua esistenza in questi anni: la perdita della amatissima mamma Carla Grisa le delusioni politiche i tradimenti dei compagni di lotta (che invece erano solo accompagnatori di viaggio nel momento felice delle opportunità o del potere) la sconfitta a Torino, casa sua, ad opera della grillina Chiara Appendino. Stavolta il tormento è più forte,  quasi rabbia se non fosse per il fatto che lui, Piero, alla debolezza non si può abbandonare.

Notte difficile

È stata una notte difficile quella fra domenica e lunedì, ma forse decisiva per capire dove andare e che cosa fare. Per Matteo Renzi, inutile girarci intorno, Fassino è più che un padre politico. Per Fassino,  Matteo è quel figlio che non ha avuto,  il maschio che avrebbe portato allo stadio a tifare Juventus, parlandogli del nonno Eugenio partigiano e poi imprenditore petrolifero, della sua infanzia in Val di Susa o dei lunghi pomeriggi vissuti da figlio unico in quella casa borghese nel quartiere della Crocetta, una casa realizzata da Piacentini nel 1936 in classico stile razionale fascista, ampio giardino alberato e una vasca con la sabbia dove il piccolo Piero passa i pomeriggi costruendo circuiti per le birille.

Insomma, nella notte post scissione- come noi di Tiscali.it siamo in grado di rivelarvi-è stato Fassino a prendere in mano le redini consigliando al "suo" Matteo innanzitutto di abbassare i toni per riportare la discussione sui binari squisitamente politici e soprattutto per non indebolire il governo Gentiloni.  Oggi nella direzione che deciderà sul congresso Pd Renzi probabilmente non ci sarà. Per rimettersi in pista, per ammortizzare il contraccolpo di questa brutta "caduta" (e ci viene in mente Albert Camus) a Matteo potrebbero non essere sufficienti i pochi mesi che lo separano all'appuntamento congressuale. E non perché i renziani siano spariti (anzi il partito resta con lui) ma per altre ragioni di opportunità legate anche al dato anagrafico. Qualcuno sostiene che l'ex premier potrebbe meditare un clamoroso quando benefico dietro front evitando di candidarsi a tutto vantaggio di una figura a lui vicina (escludete Maria Elena Boschi: questo Pd ha dimostrato di non essere un "posto" per le donne) che possa condurre il partito a recuperare terreno in vista del voto.

Un regalo a Grillo

Piero Fassino minimizza il suo ruolo perché in fondo, malgrado l'apparente narcisismo, è un uomo modesto, leale e buono. La sua preoccupazione più grande nella notte post scissione è di natura prospettica. "Abbiamo già fatto molti regali a Grillo, perché dovremmo continuare? Così facendo aumentando le divisioni fra di noi il paese finisce per essere consegnato alla destra e ai grillini . Tutto questo mentre avevamo avviato con Renzi un percorso di riforme che avrebbe davvero cambiato l'Italia" argomenta l'ultimo segretario dei Ds . Chi gli è stato vicino come Cesare Damiano suo amico da una vita,  sostiene che "Piero si è speso generosamente per evitare la rottura". Ha chiamato Bersani, Emiliano, Rossi, Speranza cercando di convincere gli scissionisti che, buttare il bambino con l'acqua sporca era una vera e propria stupidata. Matteo ha apprezzato, lo ha ringraziato pubblicamente e in privato si è appoggiato metaforicamente sulla sua spalla magra ma squadrata, solida per non lasciarsi travolgere dalla commozione. Eh sì, perché voi lo vedete così impulsivo un'aria quasi strafottente da "bulletto" (è uno dei suoi nomignoli) ma Renzi dopo l'assemblea di ieri era un uomo sfinito, logorato, esausto. Pensava di poter cambiare il mondo, il vecchio mondo ha cambiato lui. Fassino e D'Alema sono ancora come oltre 20 anni fa i due protagonisti e sono proprio come all'indomani delle dimissioni di Achille Occhetto nel marzo 1994 (seguite alla vittoria della destra di Berlusconi con 16 milioni di preferenze) da due parti opposte.

Dopo Occhetto, Fassino no a D'Alema

Facciamo un passo indietro, siamo all'indomani delle elezioni europee vinte dalla destra. Occhetto che è il segretario del partito chiama Fassino e Claudio Petruccioli annunciando loro la decisione di dimettersi. Achille prepara la lettera ma Piero-visto che per strada ci sono fotografi tv e giornalisti-vuole risparmiargli l'umiliazione di uscire dimissionario sotto gli occhi indiscreti delle telecamere. Fassino predispone l'auto che lo aspetta nel garage interno. Lo accompagna, lo abbraccia. "Me lo ricordo ancora" sospira "quando ci abbracciamo gli dissi: sarai sempre il nostro segretario. Mi guardava triste e muto. Restai nel garage finché non vidi il suo ciuffo che si allontanava con un groppo in gola. Era un pezzo di storia, la nostra, che si chiudeva". Bisognava eleggere un nuovo leader e subito si polarizza l'orientamento su  D'Alema e Walter Veltroni. Nonostante il rapporto antico e dolce che lo lega a Massimo, Piero punta su Veltroni che ha il sostegno del gruppo che più si era speso per la svolta della Bolognina. Veltroni di allora, penso io, è come Renzi di oggi? "Walter era un candidato più fresco e nuovo per età  piu coerente con la svolta e capace di superare i rischi di ripiegamento" sottolinea Fassino. Ecco la parola chiave: ripiegamento contro il nuovo del renzismo. Allora vinse D'Alema che però indica nel discorso di insediamento in Veltroni una risorsa. Un annuncio che un anno dopo troverà concretezza nel ticket per le elezioni del 96 Prodi-Veltroni.


D'Alema chiede a Piero di coordinare la segreteria ma lui per coerenza rimane segretario agli esteri. Coordinatore sarà Mauro Zani mentre all'organizzazione andrà Marco Minniti. Dopo Occhetto accoglie male l'elezione di D'Alema e da quel momento prende le distanze dal partito. Oggi, questo è certo, i margini per ricompattare il gruppo dirigente non ci sono. O ci sarebbero- siamo al punto cruciale della nostra storia- se Renzi accettasse di saltare un giro mettersi a riposo e riproporsi più strutturato fra qualche anno. Ma è credibile una uscita di scena del Rottamatore toscano che ieri dall'assemblea ha ribadito a chiare lettere: potete pure attaccarmi ma non potete impedirmi di ricandidarmi ? Gli scenari sono tutti aperti. Fassino giocherà un ruolo delicatissimo di raccordo con gli scissionisti e con il Lider Maximo.

D'Alema: non sono il regista occulto

D'Alema come ampiamente noto in assemblea non c'era. A chi continuava a dire che era lui il burattinaio ha risposto per le rime con la sua consueta franchezza "Chi dice che il regista sono io è imbecille". Non è una partita semplice, credetemi. Non immaginate che Bersani Emiliano & co. siano tutti dalla stessa parte accomunati da un generico livore antirenziano. D'Alema ha una mente molto raffinata e non è perfettamente compatibile con uno come Michele Emiliano. Il segnale che la partita sia tutta da definire viene dal silenzio di Livia Turco dalemiana di cuore e donna assai rappresentativa della sinistra italiana. Livia non era in assemblea. Livia interpellata anche da Tiscali.it non dice una parola sulla scissione. Lungi dall'essere una renziana (Matteo l'ha fatta fuori senza nemmeno una telefonata) la Turco sostiene di essere rimasta commossa dal discorso di Fassino il segretario che le diede la prima tessera del Pci e che lei conosce bene da 40 anni. Ecco fermiamoci alle parole dell'ex ministro "Piero ha fatto un discorso bellissimo in assemblea" e spingiamo sul tasto stop. Oggi direzione Pd ma già da stanotte qualcosa si muove. Forse un modo per evitare la diaspora esiste. Forse si chiama Piero. Forse.

Monica Settadi Monica Setta   
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