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Sciopero nazionale, un altro venerdì nero. E Salvini vuole cambiare la legge

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Giornata di disagi, ma contenuti, per lo sciopero generale indetto dall'Usb. E la protesta nei trasporti, che prima ha visto la precettazione da parte del ministro Matteo Salvini e poi la bocciatura dell'ordinanza da parte del Tar del Lazio, con il risultato che l'astensione è rimasta di 24 ore, ha visto adesioni che non hanno comunque bloccato il Paese.

L'ira di Salvini

Ma di fronte "all'ennesimo venerdì" di sciopero, che ha visto manifestazioni in diverse città - incidenti al corteo degli studenti a Torino - il vicepremier torna alla carica: ancora un venerdì "caratterizzato, non solo da caos e disagi, ma soprattutto da violenze, scontri e danneggiamenti a beni pubblici e privati. È urgente rivedere la norma sull'astensione dal lavoro". Subito arriva la risposta dell'Usb che rilancia l'accusa: "Salvini è inadeguato, i disagi per gli utenti sono quotidiani".

Cambiare la legge sullo sciopero

Il ministro ritorna comunque sull'intenzione di mettere mano alla legge sullo sciopero, diventato - a suo parere - "un'arma di scontro politico e di aggressione alle Forze dell'ordine anziché di tutela dei lavoratori".

Tra le motivazioni pure il genocidio palestinese

Lo sciopero del resto ha anche scatenato la reazione delle Comunità ebraiche "attonite" perché "tra le motivazioni c'è il sostegno dell'Italia al genocida governo israeliano". Uno sciopero "non è una piazza dalla quale si annunciano slogan di odio e distorsione" verso Israele, afferma la presidente dell'Unione delle comunità ebraiche italiane (Ucei), Noemi Di Segni. Un odio che non può avere altra spiegazione "se non l'urgenza di esprimere, anche fuori luogo, un antisemitismo che cova da sempre", sostiene il presidente della Comunità ebraica di Roma, Victor Fadlun, esprimendo pure "sgomento e sconcerto".

Salari, pensioni e sicurezza sul lavoro

Nel volantino dello sciopero Usb, che ha riguardato il settore pubblico e privato, la richiesta di "fermare" la manovra del governo e dire "no all'economia di guerra" e di aumentare invece salari e pensioni e sicurezza sul lavoro. "In 5mila" sono scesi in piazza a Roma, stima la stessa Unione sindacale di base. Ad aprire il corteo che ha attraversato le vie della capitale tra bandiere, fumogeni e fischietti, lo striscione "Via il governo Meloni. Alzate i salari, abbassate le armi". Sfila anche una grande bandiera palestinese. "Il terrore che il governo aveva a farci sfilare è la nostra vittoria. Noi non ci arrendiamo. Questa è la nuova resistenza", affermano gli attivisti di Usb: "C'è una resistenza fatta di migranti, lavoratori, operai, studenti, ricercatori". Assicurate nel trasporto pubblico locale le fasce di garanzia, definite a livello locale.

I disagi

A causa dello stop sono state chiuse alcune linee della metro (a Roma ferme le linee A e C, a Milano la linea 1, una funicolare a Napoli), saltate corse di bus. Disagi soprattutto per i pendolari che hanno dovuto fare i conti con diversi treni cancellati e ritardi (a Firenze si è registrato un picco di 100 minuti per un convoglio): ad esempio, tra le 9 e le 11 di stamattina è stato cancellato il 15% dei treni gestiti da Trenord. Nel settore ferroviario lo sciopero si conclude alle 21 di stasera; escluso dalla protesta il settore aereo che si mobiliterà il 15 dicembre.

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