Volevano nomine di procuratori amici non solo a Roma e Perugia ma anche a Salerno e Brescia
Mai come in questo momento il Consiglio Superiore della Magistratura si ritrova in una drammatica crisi mai vissuta nemmeno durante il conflitto con la politica
Il rischio che il CSM venga sciolto è reale. Le nuove carte arrivate la settimana scorsa dalla Procura di Perugia che indaga sulla corruzione e la violazione del segreto e favoreggiamento di alcuni magistrati, anche del CSM, sono “devastanti”, raccontano nei corridoi di Palazzo dei Marescialli.
I magistrati coinvolti nello scandalo
Sarebbero coinvolti altri magistrati dello stesso organo di autogoverno della magistratura nelle “trattative” parallele per le nomine dei vertici degli uffici giudiziari. Non solo Roma e Perugia ma anche Brescia e Salerno. Cioè quattro uffici giudiziari molto importanti che “controllano” i magistrati di Milano, Napoli, Catanzaro, Roma.
La crisi più grave della magistratura
Mai come in questo momento il Csm si ritrova in una drammatica crisi che non ha vissuto neppure negli anni più drammatici del conflitto tra politica e magistratura. Neppure ai tempi delle picconate del presidente della Repubblica Francesco Cossiga o della P2, che ha evocato nei giorni scorsi uno dei componenti togati del Csm, Giuseppe Cascini.
Che sia inedita la crisi è evidente, perché la trama di potere e di corruttela che emerge dalla inchiesta (tuttora in corso) di Perugia, avvolge lo stesso Palazzo dei Marescialli.
L’onda d’urto si abbatte sul Csm
Dunque, un altro sciame sismico si sta per abbattere sul Csm. E Palazzo dei Marescialli potrebbe reggere a fatica all’onda d’urto. Ci sono dei “silenzi” che lasciano inquieti, ai vertici dell’associazionismo delle toghe. Punti di riferimento improvvisamente muti creano smarrimento nel popolo delle toghe.
In corso è una drammatica “sfida” che lambisce l’Alto Colle, il Quirinale, dal momento che è il Capo dello Stato a presiedere il CSM. È una “sfida” che si consuma con un comunicato stampa di Magistratura indipendente, la corrente della destra moderata, che chiede ai suoi tre membri del Csm che si erano autosospesi - perché avrebbero incontrato per discutere della nomina del procuratore di Roma, due esponenti del Pd (l’ex ministro dello sport Lotti, imputato a Roma nel processo per la fuga di notizie Consip, e l’ex signore delle tessere dei magistrati, Cosimo Ferri) - di ripristinare il loro mandato.
Ipotesi di nuove elezioni realistica
È una “sfida” anche a chi, la presidenza del Csm, aveva condiviso la decisione dell’autosospensione. E a questo punto l’ipotesi di nuove elezioni del Csm diventa più realistica.
Aveva condiviso la scelta della autosospensione l’Anm e naturalmente l’ufficio di presidenza del Csm. In questi casi è prassi che il Capo dello Stato si tenga costantemente in contatto con il suo vicepresidente, David Ermini. E dunque la soluzione dell’autosospensione in qualche modo rappresentava la strada migliore per tamponare la crisi.
Lo sgarbo istituzionale
Ma ora lo strappo di Magistratura indipendente, che chiede ai suoi tre membri che si erano autosospesi di riprendere il loro mandato, è uno sgarbo istituzionale grave. Tanto che le altre correnti dell’Anm, Area, Unità per la Costituzione e Autonomia e Indipendenza hanno deciso nei fatti di aprire la crisi dell’Anm chiedendo le dimissioni del presidente Pasquale Grasso di Magistratura indipendente. In un comunicato parlano di «incidente istituzionale senza precedenti».
Dunque, in attesa che le carte di Perugia vengano conosciute, la crisi del CSM rischia di essere ancora più drammatica. in un documento scrivono i magistrati di Area: «A rischio oggi non é solo l’autogoverno della magistratura, ma la stessa giurisdizione, la sua autonomia, la sua indipendenza».