La verità sul Salvator Mundi di Leonardo: truffa e caso politico
Il dipinto più costoso ma assai dubbio è stato rifilato al Louvre di Abu Dhabi per 400 milioni di dollari. Ma come se non bastasse lo hanno infilato anche in un intrigo politico

Che sia una truffa ormai è evidente anche al New York Times. Esistono diverse versioni del Salvator Mundi attribuite a Leonardo, quella che doveva essere esposta al Louvre di Abu Dhabi per i 500 anni dalla morte era stata venduta nel 1958 a 1.350 dollari, acquistata nel 2013 dal miliardario russo Dimitri Rybolovlev per 127 milioni di dollari e rivenduta da Christie’s ai sauditi per 450 come regalo agli Emirati del Mohammed bin Salman, il mandante dell’assassinio Khashoggi.
E’ un falso?
L’attribuzione a Leonardo è della professoressa Dianne Modestini (ma non solo) che ha guidato un restauro demenziale, dai colori così brillanti, almeno in foto, da lasciare più interdetti che ammirati. Il dipinto si trova a Zurigo sotto esame degli esperti per l’assicurazione. Ma adesso dicono che è sparito perché è chiaramente un falso. In realtà deve essere ancora lì, in attesa che venga dimenticata la più grande truffa della storia dell’arte.
La lettera a Macron
Il caso è esploso dopo una lettera inviata al presidente francese Emmanuel Macron dall’esperto Jacques Franck. Macron è intervenuto per difendere il buon nome del Louvre e sono entrati in azione probabilmente anche gli Usa per tenere sotto pressione il principe Mohammed bin Salman. Gli svizzeri, che nei caveau di Basilea e Ginevra, custodiscono opere d’arte favolose hanno fatto il resto. L’Italia, parte lesa per millantato Rinascimento, tace (tranne alcuni esperti senza alcun sostegno governativo).
Caso politico
Ciaone a Leonardo dunque, entrato nella più grande truffa di storia dell’arte ma anche in un caso politico. Le monarchie del Golfo. Prima gli Emirati e adesso il Qatar, si sono dotati di splendidi musei che devono sottolineare l”apertura” al mondo di regimi integralisti, privi di ogni forma democratica e ultraconservatori. Del resto, è il ragionamento occidentale, se non ci pagano loro chi ci paga? Comprano armi a tutto spiano, marchi della moda, sponsorizzano il calcio e noi gli diamo una patina stantìa di legittimità. Siamo riusciti anche a rifilare al Louvre di Abu Dhabi per 400 milioni di dollari un assai dubbio Salvator Mundi attribuito a Leonardo prima gli Emirati e adesso il Qatar, si sono dotati di splendidi musei che devono sottolineare l”apertura” al mondo di regimi integralisti, privi di ogni forma democratica e ultraconservatori. Del resto, è il ragionamento occidentale, se non ci pagano loro chi ci paga? Comprano armi a tutto spiano, marchi della moda, sponsorizzano il calcio e noi gli diamo una patina stantia di legittimità.
La complicità di case d’aste e di esperti
Qui in Occidente siamo quindi riusciti anche a rifilare al Louvre di Abu Dhabi per 400 milioni di dollari un assai dubbio Salvator Mundi attribuito a Leonardo. Con la complicità di case d’aste e di esperti che verrebbero presi pedate in un qualunque esame di storia dell’arte all’Accademia di Brera ma che oggi presiedono ad ambiti restauri e si richiamano persino alla figura del grande storico dell’arte Roberto Longhi. La realtà è che qui in Italia portano i soldi degli sponsor americani e internazionali quindi dobbiamo dare loro un credito che non hanno e valutare come originali opere che probabilmente non lo sono.
Le obiezioni degli studiosi italiani
Completamente ignorate, se non dalla stampa specializzata, le obiezioni di alcuni studiosi italiani, cui fu impedito un esame approfondito dell’opera, anche dei più riconosciuti sul piano internazionale, come Carlo Pedretti, recentemente scomparso, membro della commissione ministeriale per l’Edizione Nazionale dei Manoscritti e dei Disegni di Leonardo, che fu professore di storia dell’arte italiana e titolare della cattedra di studi vinciani presso l’Università della California a Los Angeles (UCLA), dove diresse l’Armand Hammer Center for Leonardo Studies. Così va il mondo, caro Leonardo salvatore del mondo, vero o falso che tu sia.
Mohammed bin Salman
Ma come se non bastasse lo hanno infilato anche in un intrigo politico. L’ultimo acquisto del Salvator Mundi è stato fatto da un manutengolo di Mohammed bin Salman, conosciuto in tutto il mondo prima come “il principe riformista” e poi come il mandante _ anche secondo la Cia _ dell’assassinio del giornalista saudita e oppositore Jamal Khashoggi, fatto a pezzi nel consolato saudita di Istanbul. Il principe è pure il maggiore responsabile della guerra in Yemen e dei massacri di civili cui l’Italia contribuisce con le bombe fabbricate in Sardegna.
A caval donato...
Ha evidentemente bisogno di rifarsi l’immagine e tenersi stretti gli alleati: così avrebbe donato il dipinto al sovrano degli Emirati Mohammed bin Zayed che voleva esporlo a Louvre di Abu Dhabi mantenendone ovviamente la proprietà. Va bene che a caval donato non si guarda in bocca ma adesso si ritrova in mano un falso, con conseguente figuraccia. Sono cose che tra gli arabi in genere non si perdonano.