C’è poco da esultare, solo un’Olimpiade ha chiuso in attivo. I rischi dei giochi di Milano e Cortina
Se negli ultimi anni solo poche città vogliono la manifestazione, un motivo ci sarà. Qualcuno vincerà ma i costi schizzeranno alle stelle. Ecco i numeri
Gioia, gaudio, trionfo, tripudio. Un tifo da stadio ha accolto la decisione del Comitato olimpico internazionale (il Cio) di assegnare a Milano e a Cortina le Olimpiadi invernali. In effetti, nelle stesse ore in cui l’Under 21 di calcio vedeva inabissarsi le sue possibilità di partecipare alle prossime Olimpiadi, l’Italia si riscattava, mettendo le mani sull’organizzazione quelle invernali, in programma nel 2026. Una vittoria, è stato subito detto, per il “sistema paese”. Dimenticate, anzi, azzerate le roventi polemiche che avevano accompagnato, nei mesi scorsi, la rinuncia, prima di Roma alle Olimpiadi estive e poi di Torino a queste stesse Olimpiadi invernali, appena vinte da Milano e Cortina.
E’ stato l’istinto suicida dei 5Stelle a motivare sia la prima, che la seconda rinuncia? O qualche dubbio rimane sul fatto che conquistarsi le Olimpiadi sia comunque una benedizione? In fondo, quello a cui, nel mondo, stiamo assistendo da una decina d’anni, non è la corsa a strappare le Olimpiadi agli altri concorrenti, ma a chiamarsi fuori dalla gara. Nel 2004, c’erano ancora 12 città a contendersi il diritto ad organizzarle. Negli ultimi cinque anni, è stato difficile metterne insieme anche solo due. Per le Olimpiadi estive, il Cio è dovuto ricorrere al trucco di assegnarle, in una botta sola, a Parigi per il 2024 e a Los Angeles per il 2028, per la paura di rimanere senza candidati.
Chi vince con le Olimpiadi
Ogni edizione delle Olimpiadi fa, naturalmente, storia a sé. Tuttavia, esiste ormai una serie storica abbastanza lunga e abbastanza omogenea in cui inquadrare la domanda: fare le Olimpiadi, conviene?
Certamente, avere le Olimpiadi da organizzare è un bel colpo per politici e amministratori che si trovano a distribuire soldi e finanziamenti per opere e progetti di grande visibilità. E, di conserva, per gli imprenditori chiamati a realizzarli. Per i cittadini e per il paese in generale, il verdetto è molto meno netto. L’unica Olimpiade ad aver chiuso, negli ultimi cinquant’anni, il conto in attivo è Los Angeles 1984, grazie al fatto che gli impianti li aveva già. Montreal ha finito di pagare solo nel 2006 i debiti per l’edizione 1976. L’unico innegabile successo a lunga scadenza sono le Olimpiadi di Barcellona 1992, che chiusero i conti con un pesante disavanzo, ma fecero scoprire per sempre al mondo una gemma trascurata. Gli effetti indiretti possono, infatti, essere determinanti. Per un evento simile, l’Expo 2015, è stato detto che ha fatto compiere a Milano un salto di qualità, proiettandola fra le grandi città europee. Se guardiamo ai conti, però, l’Expo è costata 2 miliardi di euro di contributi pubblici e ha incassato solo 700 milioni fra soldi e sponsorizzazioni.
L’impatto sullo sport
L’effetto più immediato di una nuova Olimpiade è sulle infrastrutture sportive, ma è anche il più discutibile. Con i mondiali di calcio del ’90 e poi quelli di nuoto del 2009, l’Italia ha fatto esperienza di opere faraoniche, sovradimensionate (oltre che occasione di corruzione). Ma il problema è generale. Per le ultime Olimpiadi invernali in Corea, è stato costruito un intero stadio nuovo da 35 mila posti, investendo 109 milioni di dollari, sapendo in partenza che sarebbe stato usato in tutto quattro volte e poi demolito, perché nella regione non c’è abbastanza gente per andarci. Del resto, le Olimpiadi possono richiedere uno stadio da 10 mila posti per il pattinaggio, che è difficile pensare sostenibile, anche in Canada o in Scandinavia. Riconvertire? L’Olympic Stadium di Londra 2012 è stato trasformato nello stadio di calcio (60 mila posti) del West Ham, ma riconvertirlo è costato di più che costruirlo da zero.
I costi
Le Olimpiadi di Milano-Cortina, secondo il progetto, dovrebbero costare 1,3 miliardi di euro, di cui 390 milioni per la costruzione di impianti. E’ una previsione molto contenuta. Il costo delle Olimpiadi è schizzato alle stelle negli ultimi 20 anni. Quelle di Sydney (2000) sono costate 5 miliardi di dollari. Meno di dieci anni dopo, per quelle di Pechino, ce ne sono voluti 40. Erano Olimpiadi estive. Quelle invernali (un terzo degli atleti, un terzo delle gare) costano meno. Però, di solito, almeno oltre i 2 miliardi di euro. In particolare, per la sicurezza (un costo moltiplicato dopo le Torri gemelle) la previsione italiana è di 400 milioni di euro (è l’unica voce direttamente a carico dello Stato), quando il costo effettivo, di solito, è almeno cinque volte di più.
Ma proprio gli sforamenti sono il vero incubo di chi organizza le Olimpiadi. Negli ultimi cinquant’anni si è arrivati anche al triplo di spesa, rispetto al budget. Nelle ultime italiane (Torino) le previsioni si rivelarono inferiori dell’80 per cento alla spesa effettiva. A Londra, il gap è stato del 70 per cento. E la situazione sembra inevitabilmente peggiorare. Tokyo 2020 ancora non c’è, ma il comitato organizzatore ha già dovuto aumentare di un incredibile 7 (sette) volte il budget di previsione.
Insomma, le previsioni sono quanto mai solo indicative. E’ uno dei motivi per cui le Olimpiadi sono un terreno in cui inoltrarsi con cautela. Costi che esplodono, ricavi magri: come business specifico, le Olimpiadi sono un’opzione terribile. Pechino è costata 40 miliardi di dollari e ne ha incassati dalla manifestazione 3,6. Londra 2012 ha guadagnato 5,2 miliardi di dollari, ma ne è costata 18. Ma, in realtà, è andata peggio. Metà degli incassi, infatti, sono diritti tv, che, a loro volta per metà, finiscono direttamente nelle casse del Cio, il Comitato olimpico internazionale. In altre parole, agli organizzatori di Pechino sono arrivati non 3,6 miliardi di dollari, ma solo 2,7 miliardi.
I benefici
Le Olimpiadi, tuttavia, sono un grande fenomeno, con vasti effetti indiretti. Le Università Bocconi e Ca’Foscari calcolano che l’effetto indotto delle Olimpiadi produrrà un guadagno complessivo di 4,5 miliardi di euro per l’economia di Lombardia e Veneto, le due regioni interessate dalle Olimpiadi 2026, con un aumento di occupazione pari a 36 mila posti.
Sono previsioni assai difficili da valutare. A guardare le esperienze degli altri paesi, tuttavia, paiono coraggiose. Gli studi compiuti sulle altre Olimpiadi tendono a smorzare gli entusiasmi. A parte Barcellona, entrata con le Olimpiadi nel radar mondiale, un boom di turismo non c’è. Anzi, più facile il contrario. A Sydney e a Vancouver, l’evento olimpico ha determinato un lieve aumento dei flussi turistici, ma Londra, Pechino, Salt Lake City hanno visto meno turisti degli altri anni.
Anche come volano di occupazione, le Olimpiadi non sono una scommessa sicura. A Salt Lake City, gli occupati in più furono solo 7 mila, contro i 70 mila previsti, e tutti temporanei. A Londra, si vide che i posti di lavoro andavano, di regola, solo a chi il lavoro lo aveva già: su 50 mila posti, soltanto 5 mila andarono a persone precedentemente disoccupate.
Il calcolo degli effetti generali sull’economia è anche più impreciso. Economisti americani hanno rilevato un aumento dei flussi di commercio internazionale, successivamente alle Olimpiadi, un evento che sembra difficile mettere in calendario per una città come Milano. Un altro studio, specificamente dedicato all’impatto sul Pil, è arrivato ad escludere effetti a lungo termine sull’economia.