[Il ritratto] Da Pasolini alla scalata alla nobiltà e poi Craxi. Addio a Marina Ripa di Meana, l’indomabile che ha cercato di sconfiggere il cancro
Coraggiosa, forte, agguerrita, diceva che avrebbe vinto lei. Purtroppo dal novembre scorso non ci credeva più. "Può succedere da un momento all'altro" confidava agli intimi. È successo dopo le feste, lei se lo aspettava. Noi, meno. Lei che rideva di tutto, penserà che é stata comunque una straordinaria avventura. Noi, invece, piangeremo l'amica che non avremo più. Ciao Marina
"Sarà il mio ultimo Natale, lo sento. Voglio viverlo con i miei affetti, pienamente come ho fatto sempre". Indomabile Marina, testarda, capricciosa, voluttuosa nei confronti dell'esistenza, aveva già capito tutto i primi di dicembre quando, incontrando le amiche, spiegava con una linearità esemplare che il suo viaggio dentro il cancro - lungo sedici, sofferti anni- stava per finire. Marina Elide Punturieri sposata in prime nozze Lante della Rovere quindi Ripa di Meana (titolo acquisito con il secondo matrimonio) si é spenta oggi come previsto dai medici che sapevano, ormai da settimane, l'infausto esito del male.
Nata il 21 ottobre 1941, la donna che incantava i potenti, rossa di capelli ma anche di cuore, ha vissuto in modo assoluto, non transitorio, mai a metà, senza luci né ombre. "Sono un'integralista, me ne vanto" diceva di sé quasi a giustificare quell'estro a tratti surreale, enfatico che la poneva irrimediabilmente al centro degli eventi, perfino quando - erano davvero rare quelle volte - lei voleva stare in disparte.
Marina comincia con la moda aprendo un atelier di Haute couture in piazza di Spagna a Roma, insieme con l'amica Paola Ruffo di Calabria diventata più tardi principessa di Liegi e ancora più avanti, dal 1993 al 2013, regina del Belgio. Bella, disinvolta, la futura marchesa Lante della Rovere conquista un posto da numero uno nella vita mondana della Roma degli anni sessanta. Sale alla ribalta della cronaca sposando il 10 giugno 1964 Alessandro Lante della Rovere, appartenente all'importante famiglia aristocratica romana, da cui ha una figlia, Lucrezia. Frequenta gli ambienti altolocati della nobiltà capitolina, le cui vicende in quegli anni si intrecciano con quelle raccontate nel film La dolce vita di Federico Fellini.
Dal marchese Lante a Franco Angeli
Marina conosce in quegli anni Alberto Moravia e Pierpaolo Pasolini, è vicina agli artisti della Scuola di piazza del Popolo, amica di Mario Schifano o Tano Festa. Ma il dato eclatante di quel periodo che si snoda verso gli anni settanta ē la sua tormentata relazione extraconiugale con il pittore Franco Angeli. Amore tempestoso, quello con Franco che ispirerà il suo libro, Cocaina a colazione (2005). Marina non si fa scrupoli a descrivere minuziosamente in modo drammatico le conseguenze di quella passione dannosa raccontando di essere arrivata a prostituirsi per poter comprare la cocaina al suo amante.
Troppo vivace questa giovane donna che attraversa la città ed i suoi umori caracollando su tacchi rigorosamente troppo alti indossando minigonne di sapiente aderenza. Il suo primo matrimonio con il marchese Alessandro Lante della Rovere si conclude con un divorzio. Da quel momento, Marina Punturieri vive, per sua stessa, successiva ammissione, un'esistenza amorosa movimentata, disordinata inanellando una serie di relazioni sentimentali, non ultima quella con il giornalista Lino Jannuzzi, di cui dà conto nel suo best seller I miei primi quarant'anni.
Difficile, lo rivelerà lei quando la figlia sarà adulta, anche il rapporto con la figlia Lucrezia. "Non sono stata la mamma tradizionale ma ho amato moltissimo la mia bambina" mi confidó alla metà degli anni Duemila, intervistata da me nel mio salotto rosa a Domenica in. Il punto di svolta della sua vita, amava dire, è stato il secondo marito che lei strappò all'architetto Gae Aulenti. Si erano conosciuti a Venezia Marina & Carlo Ripa di Meana ed erano diventati immediatamente amanti. Ma accanto a lui c'era appunto Gae che non sembrava essersi accorta del tradimento. Marina chiese al suo uomo di scegliere, la Aulenti venne a saperlo finché il ménage a trois si risolse con l'uscita di scena del famoso architetto.
Le nozze con Carlo Ripa di Meana
Nel 1982 Marina si sposa in seconde nozze con il marchese Carlo Ripa di Meana, testimoni della sposa erano gli scrittori Moravia e Goffredo Parise, mentre testimone dello sposo era il leader socialista Bettino Craxi. Anche dopo il secondo matrimonio, per alcuni anni Marina continuerà a farsi chiamare Lante della Rovere, fino a proibizione del Tribunale di Roma su istanza mossa dello stesso ex marito, papà della unica figlia Lucrezia. Marina amava raccontare del suo rapporto con Craxi un episodio che la faceva sempre ridere. "Quando Lucrezia ebbe la certezza di essere incinta di Giovanni Malagò in casa si discusse sul da farsi" mi sveló Marina "io ne parlai subito a Bettino che era prima di tutto un mio caro amico. Sai che cosa fece Craxi? Venne da noi un giorno, lasciando tutti gli impegni politici perché voleva parlare con i due ragazzi. Eravamo in salotto, sentimmo suonare alla porta. Lucrezia aprì trovandosi davanti Bettino che le disse: andiamo a pranzo, dobbiamo parlare del vostro futuro". Da quell'unione nacquero le due gemelle, le amatissime nipoti di Marina che, se era stata poco mamma, aveva recuperato alla grande come nonna.
Intenso fu poi il suo legame con la tv. Dalla fine degli anni settanta comincia sempre più spesso ad apparire in televisione e nello stesso periodo prende parte con un piccolo ruolo al film Assassinio sul Tevere (in cui è accreditata con il cognome del primo marito) di cui ē protagonista Tomas Milian. Per un po' di tempo fa da valletta a Maurizio Costanzo ma il sodalizio che pareva eterno si interromperà bruscamente quando la Ripa di Meana tirerà una torta in faccia allo stesso giornalista durante una puntata della trasmissione Grand'Italia. Più avanti la Ripa di Meana partecipa come opinionista o protagonista di trasmissioni in cui mette in risalto il carattere esuberante e la sua natura anticonformista, e dibatte politica sui temi della natura, della tutela del paesaggio, dell'esaltazione del bello e della difesa degli animali.
Il mio amico Bettino & dintorni
Il forte legame con Bettino Craxi durerà anche durante la latitanza del leader socialista ad Hammamet, in Tunisia. Marina era sull'aereo che portó nel 1986 Craxi in Cina per una visita ufficiale: quel viaggio scatenò lunghe polemiche per il costo elevato dovuto alla presenza nel volo di Stato di numerosi familiari e amici dell'allora Presidente del consiglio. Nel 1987 dalla sua biografia viene tratto il film I miei primi 40 anni diretto da Carlo Vanzina con Carol Alt che vede la Ripa di Meana tra gli sceneggiatori. Nel 1989 anche il suo secondo best seller La più bella del reame viene portato sul grande schermo in una pellicola diretta da Cesare Ferrario (anche qui con Carol Alt nella parte della protagonista).
Svariate le sue attività in campo professionale: ha scritto una decina di libri spesso a sfondo autobiografico (ma anche romanzi gialli e sentimentali), e ha diretto un film, il thriller Cattive ragazze (1992) con Eva Grimaldi. Fu sollevata all'epoca un'aspra polemica sulla pellicola, che ricevette fondi pubblici secondo alcuni grazie all'amicizia tra la Ripa di Meana e Bettino Craxi; a ogni modo il film risultò un flop, sia di critica sia di pubblico. Nel 1990 lancia e dirige per due anni il mensile Elite. Nel 1995 diventa ambasciatrice dell'IFAW (International Fund for Animal Welfare - USA) per cui realizza una campagna pubblicitaria completamente nuda, con una folta peluria sul pube. Lo slogan è chiarissimo: questa è L'unica pelliccia che non mi vergogno di indossare. Sempre nella metà degli anni novanta ha anche condotto la trasmissione Casa vip trasmessa sulla syndication nazionale Cinquestelle.
Dagli anni novanta in poi ha inoltre preso parte, in Italia e in altri paesi, a svariate campagne contro lo sterminio dei cuccioli delle foche, contro l'uso per moda e vanità delle pelli e delle pellicce, contro le corride, contro gli esperimenti nucleari francesi nell'atollo di Mururoa. Marina si é battuta contro la chiusura dell'Ospedale San Giacomo di Roma. Molte sono state le battaglie a favore dell'ambiente, della legalità o dei diritti delle minoranze che l'hanno vista sempre, comunque in prima fila.
Scopre di avere un cancro nel 2002, lo affronta come una leonessa sicura, all'inizio, di vincere. Chemioterapia, capelli rasati a zero, il fisico un tempo stupendo che si modifica per le cure con il cortisone: non c'è nulla che faccia venir meno in lei la voglia pazza di vivere. Per alcuni anni sembra tutto tornare normale, i controlli sono regolari, Marina riprende a respirare. Appare in tv, partecipa ad un reality, scrive ancora, disegna, fa collezione di cappelli o monili. A casa sua, nel cuore del quartiere Prati, ci sono gli amati cagnolini ed una sconfinata quantità di collane, orecchini, scarpe, borse.
Lentamente, smaltito il peso delle cure, Marina ritorna ad essere la splendida donna che fu, dirompente, provocatrice, seduttiva. Intervistata da me per un programma su Agon Channel, disse - eravamo nel 2015 - di sentirsi ancora profondamente femmina. Ma il cancro era arrivato ancora, stavolta in modo drastico, drammatico, inevitabile. A Barbara D'Urso aveva mostrato su canale 5 i segni delle terapie che le avevano temporaneamente sfigurato il bel viso costringendola ad usare una veletta. Coraggiosa, forte, agguerrita, diceva che avrebbe vinto lei. Purtroppo dal novembre scorso non ci credeva più. "Può succedere da un momento all'altro" confidava agli intimi. È successo dopo le feste, lei se lo aspettava. Noi, meno. Lei che rideva di tutto, penserà che é stata comunque una straordinaria avventura. Noi, invece, piangeremo l'amica che non avremo più. Ciao Marina.