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La vittoria agli Europei dell'Italia guiderà la ripresa economica: ma sarà davvero così? L'analisi

Si parla di una nuova, grande ripresa facilitata non solo dal Recovery italiano ma anche dalla vittoria della Nazionale. E' così? Vediamo

Alessandro Spaventadi Alessandro Spaventa   
La vittoria agli Europei dell'Italia guiderà la ripresa economica: ma sarà davvero così? L'analisi
Foto Ansa

Notte magica. L’Italia ha vinto gli Europei e il paese è in festa. E, come sempre in questi casi, c’è chi pronostica che il tutto aiuterà a spingere la crescita del PIL. Qualche decimale, nulla di esagerato, ma pur sempre qualcosa. Speriamo. In ogni caso, le prospettive per quest’anno appaiono già superiori a quanto ipotizzato qualche mese fa, si parla del 5,0%, roba che non si vedeva da decenni.

Il rimbalzone globale

Quello italiano, naturalmente, vittoria a Wembley a parte, non è un caso isolato. Chi più, chi meno, ogni paese sta sperimentando il rimbalzo della propria economia dopo il drastico crollo determinato dai lockdown. Un rimbalzone globale per così dire.

Tutto bene quindi? Per ora sì. Ma la velocità della ripresa e il fatto che abbia luogo più o meno contemporaneamente in tutto il mondo qualche tensione la sta creando. La domanda cresce, la produzione riparte a ritmo serrato e il risultato è che tutti hanno bisogno di tutto: materie prime, energia, chip da inserire in ogni bene che viene prodotto e infine spazio, tanto spazio sulle navi per trasportare merci da un capo all’altro del mondo.

Una volta e mezzo

Non sorprende quindi che i prezzi di tutti questi fattori siano in crescita vertiginosa. Solo per fare qualche esempio, rispetto a prima della pandemia, la quotazione del greggio è salita quasi del 40%, quella del Brent del 20%, quella del gas naturale del 56% e quella del carbone è più che raddoppiata. Ancora più drastici gli aumenti per quanto riguarda le altre materie prime: ferro e rame hanno subito rincari tra l’80% e il 90%, il litio del 60%, l’alluminio del 40% e l’acciaio del 35%. Tante cifre per dire una cosa sola: oggi le principali materie prime costano una volta e mezza o anche il doppio rispetto all’era pre-Covid. E nei prossimi mesi le cose andranno peggio. Le previsioni per i primi mesi del 2022 sono di ulteriori aumenti tra il 10% e il 20%.

Chip introvabili

Non va meglio per quanto riguarda i chip, o semiconduttori, al centro di una crisi globale che si sta ripercuotendo sulla produzione di ogni tipo di bene, ma soprattutto di automobili e prodotti elettronici. L’indice che misura l’andamento del loro costo è cresciuto del 60%. Prezzi cari anche qui, quindi, sempre che si riesca a trovare i chip da acquistare, impresa sempre più ardua.

Tanti container, poche navi

La merce infine, oltre che comprarla, bisogna farla arrivare dove serve, spesso trasportandola da un capo all’altro del mondo: le materie prime dall’Africa e dall’America Meridionale verso l’’Asia e le merci da quest’ultima all’Europa e all’America Settentrionale. Ma se il numero dei container che vanno avanti e indietro è aumentato rapidamente, il numero delle navi no. Così i le tariffe del trasporto sono cresciute a ritmi mai visti. Oggi spostare un container da 40 piedi dall’Asia all’Europa costa, a seconda della rotta, cinque o sei volte quel che costava un anno fa. Sempre se si è tanto fortunati da accaparrarsi i pochi posti disponibili. Meno tragica la situazione sulla rotta del Pacifico verso gli Stati Uniti, dove il prezzo è “solo” raddoppiato.

Gli effetti sul rimbalzone

Al momento tutto ciò non sembra avere avuto effetti sensibili sul rimbalzone globale. Gli aumenti, almeno per ora, non sono stati trasmessi ai consumatori e l’inflazione appare sotto controllo e comunque destinata a rimanere a valori accettabili.

L’inflazione, tuttavia, non è l’unico elemento che può influire sulla crescita. L’aumento dei costi, infatti, potrebbe spingere fuori dal mercato i produttori più inefficienti o più deboli, quelli che non riescono ad ammortizzarlo o a trasmetterlo a valle, riducendo la base produttiva. Ma soprattutto prezzi così elevati sono la spia di un problema a monte che qualche effetto sul ritmo della ripresa è destinato ad averlo: la scarsità. O se si preferisce lo squilibrio tra domanda e offerta. C’è troppo poco rispetto a quanto viene richiesto, o almeno rispetto ai tempi e modi nei quali viene richiesto, che si tratti di merci o di spazio sulle navi.

Pagheremo caro, pagheremo tutto

La ripartenza a razzo dell’economia quindi, se forse non sta surriscaldando il motore, di certo sta consumando carburante molto velocemente, forse troppo, e c’è il rischio che si si sia costretti a rallentare prima del previsto. Nel frattempo non rimane altro da fare che pagare caro e pagare tutto. Sempre che rimanga qualcosa da comprare.

Alessandro Spaventadi Alessandro Spaventa   
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