Tiscali.it
SEGUICI

[Il ritratto] Da asino senza speranza ad archistar. Così Renzo Piano vuole convincere Di Maio a realizzare il suo nuovo ponte per Genova

Sarà tutto d’acciaio, perché solo l’acciaio può reggere mille anni, e avrà 18 pilastri, 22 campate, 43 lanterne, e sotto un parco. Governo permettendo, sempre. Perché prima ha cominciato Danilo Toninelli ad avanzare qualche dubbio: «per ora il Ministero non può dire di avallare il progetto». E poi ha tuonato Di Maio: «Autostrade non ricostruirà il ponte, l’ho promesso alle vittime, devono solo mettere i soldi e lo farà Fincantieri». Certo, come si fa a dire di no a Renzo Piano?

[Il ritratto] Da asino senza speranza ad archistar. Così Renzo Piano vuole convincere Di Maio a...

Quai l’altro giorno a Genova in Regione Liguria davanti a una bella ressa di giornalisti e fotografi Giovanni Castellucci, amministratore delegato di Autostrade per l’Italia, ha preso in mano il progetto di Renzo Piano per farlo vedere meglio gli è subito caduto in mille pezzi. L’architetto ha allargato le braccia, ha sorriso, «cerchiamo di non cominciare così», e ci ha messo pure una buona parola, anzi due: «Porta bene». Quello che dovrebbe portar bene, comunque, è che da ora in poi ci pensa lui, che nel suo mestiere è tra i più grandi nel mondo, a non voler esagerare.

Sarà tutto d’acciaio, perché solo l’acciaio può reggere mille anni, e avrà 18 pilastri, 22 campate, 43 lanterne, e sotto un parco. Governo permettendo, sempre. Perché prima ha cominciato Danilo Toninelli ad avanzare qualche dubbio: «per ora il Ministero non può dire di avallare il progetto». E poi ha tuonato Di Maio: «Autostrade non ricostruirà il ponte, l’ho promesso alle vittime, devono solo mettere i soldi e lo farà Fincantieri». Certo, come si fa a dire di no a Renzo Piano? Il progetto è molto bello davvero, e quelli come noi che hanno visto l’aeroporto internazionale del Kansai in Giappone, inventato da lui, con i suoi intrighi di acciaio, ne subiscono ancor di più il fascino.

E’ il suo genio visionario a catturarci. Un talento che ha cominciato a mostrare da giovane di belle speranze quando a 34 anni scarsi nel 1971 assieme a Gianfranco Franchini e Richard Rogers vince il concorso internazionale per la realizzazione del Centro d’arte e di cultura Georges Pompidou di Parigi. E’ stato quel progetto di architettura visionaria ad aprirgli la strada del successo. Da allora ha collezionato capolavori nel mondo e non ha ancora finito. Che poi se uno andasse a spulciare nel suo curriculum da studente, scoprirebbe che nessuno se lo sarebbe mai aspettato. Non è che a scuola fosse proprio un razzo, visto che la laurea se l’è presa comoda a 27 anni.

Gli è che fino al liceo è andato a rilento. In terza elementare, ha raccontato una volta, «un prete disse a mio padre che ero un asino senza speranza. Mi portarono persino dallo psichiatra, che sentenziò: il bambino è normale. Solo che non sapevo studiare, ero sempre disattento». E distratto ci è rimasto ancora per un bel pezzo: «Al liceo ero sempre rimandato. Un paio di volte mi bocciarono». Poi all’Università cambia tutto. Si laurea con il massimo dei voti. Passando per atmosfere e sogni che gli serviranno per il resto della vita: «La rivolta studentesca l’ho vissuta a Milano, prima del ‘68, quando di giorno lavoravo nello studio di Franco Albini e di notte occupavo l’Università, con Camilla Cederna che ci portava i cioccolatini».

Renzo Piano

Quel clima di rottura, in cui si vaneggia di rifare il mondo, per diventarne poi solo i nuovi architetti, influenza in qualche modo la sua capacità visionaria. Si è fatto le ossa da suo padre, che ha un’impresa di costruzioni, e ha cominciato a lavorare in grandi studi, come quello di Franco Albini appunto. La verità è che ci sono persone che hanno un talento speciale nella vita: se riescono a realizzarlo diventano dei geni. A lui è capitato.  Ha cercato di spiegarselo qualche volta, perché forse il primo a sorprendersi più di tutti del suo successo dev’essere stato proprio lui, che arrancava a a scuola e faceva il lupetto negli scout con un capo che si chiamava Gino Paoli e non doveva essere un simpaticone, abbastanza burbero come tutti i genovesi.

Renzo Piano s’è convinto che la sua fortuna sia l’Italia. Ed è vero. Essere nati qui è una fortuna: «Noi italiani siamo dei nani sulle spalle di un gigante, tutti. E il gigante è la cultura, una cultura antica, che ci ha regalato una straordinaria, invisibile capacità di cogliere la complessità delle cose. Articolare i ragionamenti, tessere arte e scienza assieme, e questo è un capitale enorme».  La verità è che lo è per una minoranza e pure esigua, e che Renzo Piano è un po’ generoso. Basta vedere quello che hanno combinato i suoi colleghi, la stragrande maggioranza di architetti e geometri, che hanno costruito periferie ignobili, lugubri palazzi di cartapesta e miseri incroci di facciate angoscianti, che hanno distrutto città d’arte e meravigliosi paesaggi costruiti nei secoli dai loro antenati. Se è vero come dice lui che quello dell’architetto è un mestiere antico e nobile («come cacciare, pescare, coltivare ed esplorare. Dopo la ricerca del cibo viene la ricerca della dimora. A un certo punto, l’uomo insoddisfatto dei rifugi offerti dalla natura è diventato architetto»), è anche vero che da noi è finito prigioniero della logica perversa dell’arricchimento e della bruttezza fine a se stessa.

A Palermo, viale della Libertà, una delle strade più belle della città con le sue splendide ville Liberty è stato completamente abbattuto negli Anni Sessanta per costruirci terrificanti edifici e formicai, secondo la volontà della mafia. Vivere in un Paese dove succedono queste cose non è detto che sia una fortuna. D’altro canto Renzo Piano il successo l’ha avuto soprattutto all’estero, perché sembra incredibile, ma lì, più che da noi, riconoscono il nostro talento e il nostro genio. Ha aperto studi a Londra, a Parigi, in America, e secondo Time è fra le cento personalità più influenti del mondo, primo italiano a esserer inserito in questa lista. Ha firmato oltre al Beaubourg, il centro Beyler a Basilea, il Tjiabou in Nuova Caledonia, Postdaner Platz a Berlino, il grattacielo Shard di Londra e la new York Times Tower nella Grande Mela, dove ha sede l’omonimo quotidiano.

Anche da noi, è ovvio, ha fatto molti lavori, dal porto di Genova al Lingotto a Torino. Da qualche anno è senatore a vita. E da quello scranno, diciamo che non è proprio in linea con questo governo. E’ a favore dello ius soli: «Continuare a negare a dei bimbi, che sono italiani come i nostri figli, i diritti, è tradire la nostra italianità, una crudeltà indegna dell’Italia». Ma è soprattutto filoeuropeo: «L’Europa è il mio paese, la mia città». Adesso il suo genio se ne sta lì in mezzo, sospeso fra Benetton e governo, e la guerra sulle autostrade. Con 43 morti sullo sfondo, però.

Pierangelo Sapegnodi Pierangelo Sapegno, editorialista   
I più recenti
Minacce di stupro e morte, miss Italia 2023 Bergesio denuncia
Minacce di stupro e morte, miss Italia 2023 Bergesio denuncia
Crosetto a Zelensky, è il momento per aumentare gli aiuti
Crosetto a Zelensky, è il momento per aumentare gli aiuti
Piantedosi, 'a Brescia perquisizioni consentite'
Piantedosi, 'a Brescia perquisizioni consentite'
Piantedosi, 'le forze di polizia non vogliono impunità'
Piantedosi, 'le forze di polizia non vogliono impunità'
Teleborsa
Le Rubriche

Alberto Flores d'Arcais

Giornalista. Nato a Roma l’11 Febbraio 1951, laureato in filosofia, ha iniziato...

Alessandro Spaventa

Accanto alla carriera da consulente e dirigente d’azienda ha sempre coltivato l...

Claudia Fusani

Vivo a Roma ma il cuore resta a Firenze dove sono nata, cresciuta e mi sono...

Claudio Cordova

31 anni, è fondatore e direttore del quotidiano online di Reggio Calabria Il...

Massimiliano Lussana

Nato a Bergamo 49 anni fa, studia e si laurea in diritto parlamentare a Milano...

Stefano Loffredo

Cagliaritano, laureato in Economia e commercio con Dottorato di ricerca in...

Antonella A. G. Loi

Giornalista per passione e professione. Comincio presto con tante collaborazioni...

Lidia Ginestra Giuffrida

Lidia Ginestra Giuffrida giornalista freelance, sono laureata in cooperazione...

Alice Bellante

Laureata in Scienze Politiche e Relazioni Internazionali alla LUISS Guido Carli...

Giuseppe Alberto Falci

Caltanissetta 1983, scrivo di politica per il Corriere della Sera e per il...

Michael Pontrelli

Giornalista professionista ha iniziato a lavorare nei nuovi media digitali nel...