Processo Regeni, la madre di Giulio: "Vidi sul suo corpo la brutalità delle torture: chiesi di poter vedere almeno i piedi"
E' il giorno in cui Paola Deffendi depone davanti ai giudici della Corte d'Assise di Roma, nel corso del processo contro i quattro 007 egiziani. "All'obitorio una suora mi disse 'suo figlio è un martire'"

Nel nell'aula bunker del carcere di Rebibbia, davanti alla prima Corte d'Assise di Roma è il giorno dedicato alla deposizione della mamma di Giulio Regeni. Paola Deffendi è chiamata a deporre su quei tragici giorni in cui il figlio, dottorando alla Girton College dell'Università di Cambridge, venne rapito, brutalmente torturato e infine ucciso. E' proprio su questi dettagli che la donna si sofferma nel racconto del dramma vissuto da lei e dalla sua famiglia. "Quando ho dovuto riconoscere il corpo di Giulio ho potuto vedere solo il suo viso: ho visto la brutalità, la bestialità, sul corpo di nostro figlio. Era coperto da un telo e chiesi di poter vedere almeno i piedi ma una suora mi disse 'suo figlio è un martire'. Lì capii che era stato torturato".
La donna parla con commozione del momento in cui le restituirono il corpo e dell'evidenza di quanto gli fosse successo. "Sul suo viso tutto il male del mondo", ebbe a dire poco tempo dopo ripensando a quei momenti, che la donna non ha mai smesso di ricordare nel chiedere, insieme alla sua famiglia, che fosse fatta giustizia per quanto accaduto a suo figlio. Deffendi, insieme al marito Claudio, padre del ragazzo, e all'avvocata Alessandra Ballerini, ripercorre ancora una volta i suoi ricordi, fondamentali nel processo contro i quattro 007 egiziani ritenuti responsabili dell'omicidio.
La scromparsa di Giulio, poi il ritrovamento del corpo
Giulio venne rapito e ucciso al Cairo il 25 gennaio 2016, giorno del quinto anniversario delle proteste di piazza Tahrir, e ritrovato senza vita il 3 febbraio successivo con evidenti segni di percosse e torture sul corpo che, con ogni probabilità, ne hanno causato la morte. La madre racconta dell'ultima volta in cui sentì il figlio vivo. "L'ultima volta lo abbiamo visto, tramite Skype, è stato il 24 gennaio 2016. Ci disse del 25 gennaio, di cosa significasse al Cairo quella data. Gli dissi 'Mi raccomando stai a casa'. Lui ci spiegò di aver fatto la spesa per più giorni, ci rassicurò". La donna ha poi aggiunto che il 27 gennaio arrivò la notizia della scomparsa. "Mio marito mi ha chiamato con una voce mai sentita - ha detto la donna -. A casa mi disse che Giulio era scomparso. Quando sentii la console chiesi perché non ci avessero avvisato prima".
Deffendi, sollecitata dalle domande, ha anche ricordato che suo figlio già era stato in Egitto in precedenza. "Andò nel periodo del colpo di Stato di al-Sisi, quando ci tornò nel 2015 ci disse che la situazione era più calma e si sentiva tutelato in quanto ricercatore straniero. Non espresse mai alcun timore. Il 15 gennaio era il suo compleanno e gli mandai gli auguri e lo sentii felice e rilassato".
Il racconto va poi al momento in venne data loro la notizia della morte del povero Giulio. "Ci chiamò l'ambasciatore Massari e ci disse 'stiamo arrivando io e la ministra Guidi'. Ci sembrò strano. L'ambasciatore ci disse 'non porto buone notizie'. Quando sono arrivati a casa di Giulio ci hanno abbracciato, facendoci le condoglianze e ci dissero 'avete 5 minuti, la notizia è stata diffusa'". Fu l'inizio del dramma e dello strazio del cuore di una madre che non non troverà mai conforto. Ma lei, forse, almeno un po' di calore lo sentirà quando, alla fine del processo istruito anche grazie alla sua determinazione, gli assassini di suo figlio avranno finalmente un volto.