[Il retroscena] Anche se sarà un flop la Rai dovrà pagare le sorelle Parodi. Ecco le cifre
Quasi 40mila euro a puntata per Cristina e Benedetta che portano "Domenica in" sotto l'11 per cento di share
La questione non riguarda tanto le due sorelle Parodi che, mettiamolo agli atti, sono professioniste con una loro "quotazione" di mercato. Eh sì, basta con l'attacco a Cristina e Benedetta che in coppia incasserebbero (le cifre sono diffuse dal Fatto quotidiano) quasi 40mila euro a puntata per Domenica in: loro hanno fatto alcune richieste ma non hanno "estorto" niente a nessuno; il compenso è frutto di una trattativa con l'ufficio scritture della Rai che avrà agito secondo un criterio legato ai "precedenti" delle conduttrici.
Il punto semmai è legato alla natura dei contratti di viale Mazzini. Infatti, siglato un accordo (sia una esclusiva o un'intesa sulla base delle puntate previste) non esiste modo per "non" pagare gli artefici di un eventuale flop. I contratti non sono legati ai risultati perciò sia che si tratti di un successo o di un clamoroso flop, le intese vanno onorate economicamente dalla Rai.
Ormai i soldi messi in cantiere per le Parodi sisters non si rimettono in discussione nemmeno se Domenica in sprofonda allo zero (ipotesi surreale); si cambia, si aggiusta il tiro, ma lo "stipendio" delle conduttrici non si tocca. Al limite, ove si dovesse chiudere una porta, si aprirebbe un altro portone per Cris e Bene sempre su Rai 1. L'unico modo per risparmiare sui sontuosi emolumenti delle sisters sarebbe -ove non ci fosse una esclusiva con "minimo garantito" pagata con rateo mensile- chiudere il programma flop. Solo in quel caso, come da contratto Rai, verrebbero saldate alle sorelle unicamente le puntate realizzate effettivamente
Ma Orfeo, nonostante le richieste di Carlo Freccero, non pensa affatto a chiudere Domenica in. Farebbe un enorme sgarbo non solo a 2 signore della tv (che non meritano l'onta di un'altra chiusura dopo la debacle avuta a la 7 anni fa) ma anche all'ex produttore fondatore di Magnolia Giorgio Gori oggi sindaco renzianissimo pd di Bergamo marito di Cristina e cognato di Benedetta. Troppo complicato, speriamo che intanto non si arriv8 al de profundis perchè a pagare, in una azienda pubblica, è la collettività.
Allora, ci si domanda, non sarebbe meglio modificare la contrattualistica legando almeno una parte del compenso ai risultati effettivamente realizzati? Ecco l'anomalia: in un paese dove, cancellato l'articolo 18, non esistono più tutele per (quasi) nessuno, le categorie maggiormente protette restano quelle più forti cioè i conduttori, i calciatori, i politici, insomma la "casta". Esiste -è sacrosanta- la libertà di sbagliare ma che qualcuno, per carità, paghi il conto. Perchè finora a pagare, anche attraverso il canone, siamo sempre stati noi, i telespettatori. Oltre la beffa (prodotti dal basso riscontro) anche il danno. Vi sembra giusto?