Allarme protesi "tossiche" e metalli nel sangue: più di tremila pazienti chiamati a controllo sanitario
Gli studi sui rischi degli impianti dell'anca con cromo e cobalto realizzati fino al 2011, fanno finalmente partire le verifiche. Chi le paga?

Inizia tutto con un click, uno scatto dell'articolazione dell'anca. Primo segnale di una protesi difettosa realizzata con materiali che possono intossicare il sangue del paziente. Il monitoraggio è cominciato in Toscana con un piano di sorveglianza sanitaria deciso dopo la pubblicazione di studi medici che dimostrano come le protesi dell'anca realizzate con cromo e cobalto e impiantate fino al 2011 comportino rischi per i pazienti. Nel dettaglio: possono intaccare l'osso a cui si appoggiano, provocandone una sorta di "carie", e sversare particelle dei due metalli nel sangue. Anche per questo, da cinque anni a questa parte, quel tipo di protesi sono state messe da parte, sostituite da quelle in metallo e ceramica.
Più di tremila casi
Nel frattempo, però, più di tremila persone hanno avuto l'impianto della protesti dell'anca in cobalto e cromo nella sola Toscana. Fra queste, 808 sono risultati a rischio, in particolare perché per loro è stato usato il modello Asr della De Puy. Proprio da questi ultimi si partirà per gli accertamenti clinici, una verifica che potrebbe estendersi sul fronte nazionale dopo l'allarme lanciato sulla possibilità che le protesi in cromo e cobalto possano rovinare l'osso e inquinare il sangue del paziente.
In fila per le verifiche
Centinaia di pazienti, dunque, attendono la chiamata dell'Asl per essere visitati, fare un esame del sangue con ionemia che misura la presenza di metalli nel sangue. Più una serie di altri accertamenti, come radiografie, ecografia e risonanza magnetica. Resta da capire se gli esami necessari per questo controllo degli impianti dell'anca sarà completamente a carico delle aziende sanitarie o se i pazienti dovranno sopportarne, in tutto o in parte, il costo.