Vigilessa uccisa, i testimoni al processo: "Ecco per che cosa Gualandi usava Sofia Stefani. Lei sentiva di poter far tutto perché lui la proteggeva"
Secondo i testi utilizzava frequentemente il cellulare durante il servizio, spesso per comunicare con Gualandi, e che c’erano sospetti che registrasse conversazioni a bordo dell’auto di pattuglia

Continuano le udienze davanti alla Corte d’Assise di Bologna per il processo a Giampiero Gualandi, ex comandante della Polizia Locale di Anzola dell’Emilia, accusato di omicidio volontario aggravato nei confronti di Sofia Stefani, agente 33enne con cui aveva una relazione extraconiugale.
I rapporti tesi
Nel corso dell'udienza, Cristina Laneri, ex collega della vittima, ha testimoniato che i rapporti interni al comando erano particolarmente tesi: “Non essendoci buoni rapporti tra la comandante Fiorini e l’ispettore Gualandi, ho sempre pensato che lui usasse Sofia Stefani per destabilizzare l’ambiente”, ha dichiarato Laneri. La testimone ha inoltre descritto Stefani come una collega difficile con cui lavorare serenamente, accusandola di atteggiamenti non consoni alla divisa e di sentirsi “protetta” dalla relazione con Gualandi.
Il trasferimento
Anche Antonietta Meola, sovrintendente della Polizia Locale di Sala Bolognese, ha confermato durante la sua deposizione che il trasferimento di Stefani da Sala a Anzola avvenne per “incompatibilità ambientale”. “Con la Stefani i rapporti erano molto tesi. Riconosceva come suo superiore solo Gualandi, ignorando i gradi della comandante Fiorini e del resto del personale”, ha detto Meola, aggiungendo che il comportamento dell’agente “non permetteva di lavorare in modo professionale”.
Comportamenti contestati
Meola ha anche riferito di aver redatto tre relazioni disciplinari su Stefani, che avrebbero contribuito alla decisione del trasferimento. Ha infine denunciato che la collega usava frequentemente il cellulare durante il servizio, spesso per comunicare con Gualandi, e che c’erano sospetti che registrasse conversazioni a bordo dell’auto di pattuglia.
Omicidio o collutazione?
Sofia Stefani è stata uccisa il 16 maggio 2024 da un colpo d’arma da fuoco partito dalla pistola d’ordinanza di Gualandi, all’interno del comando di Anzola. L’imputato, difeso dagli avvocati Claudio Benenati e Lorenzo Valgimigli, sostiene che si sia trattato di un incidente durante una colluttazione. Tuttavia, secondo la Procura, rappresentata dalla pm Lucia Russo, e secondo le indagini dei carabinieri, l’uccisione sarebbe stata un atto volontario, maturato all’interno di un contesto relazionale conflittuale e di abuso di potere.