La pm: "L'omicidio di Giulia Tramontano è un viaggio nell'orrore". Chiesto l'ergastolo per l'ex barman. Il 25 novembre la sentenza
Il 25 novrembre è la Giornata internazionale contro la violenza sulle donne. Legale familiari Giulia: "Per lui le donne erano un vanto". Difesa: "Errori grossolani, non è stratega"
È attesa per il prossimo 25 novembre, nella Giornata internazionale contro la violenza sulle donne, la sentenza del processo a carico di Alessandro Impagnatiello per l'omicidio della fidanzata Giulia Tramontano. L'aggiunta Letizia Mannella e la pm Alessia Menegazzo hanno chiesto alla Corte di Assise di Milano, presieduta dal giudice Antonella Bertoja, la condanna all'ergastolo con 18 mesi di isolamento diurno. L'ex barman è accusato di omicidio volontario pluriaggravato, interruzione di gravidanza non consensuale e occultamento di cadavere. Nell'udienza hanno poi preso la parola l'avvocato di parte civile Giovanni Cacciapuoti e i difensori Giulia Geradini e Samanta Barbaglia.
La requisitoria
Come ha sottolineato l'aggiunta Letizia Mannella, la Procura ritiene che non siano "assolutamente" da riconoscere le attenuanti generiche. "In questo viaggio nell'orrore non c'è stato un momento di cui possiamo spendere una parola favorevole nel valutare il comportamento di Impagnatiello", ha detto. "Non c'è stato un momento in cui ha avuto un serio ripensamento su quello che ha fatto, mai una parola per Giulia, per la famiglia e il bambino. Non ha mai dato prova di un sincero cambiamento, ha sempre cercato di manipolare le persone".
La pm Alessia Menegazzo ha poi ricordato la vittima, osservando che "nei processi per omicidio spesso si parla solo degli imputati. Noi invece dobbiamo parlare anche di Giulia, glielo dobbiamo. Era una donna straordinariamente forte, pronta a occuparsi del suo bambino con l'aiuto della sua meravigliosa famiglia a ha provato a lasciare Impagnatiello tre volte. Abbiamo lavorato con tutte le nostre forze - ha detto - per fare in modo che la famiglia abbia la giustizia che merita".
Pm Milano: "Impagnatiello è la banalità del male"
"Fa molta paura accettare questa verità, cioè che anche gli uomini cosiddetti normali possano commettere delitti tanto efferati, anche nei confronti delle persone che dicono di amare. Ma dobbiamo avere tutti il coraggio di accettare questa verità. Non dobbiamo avere paura di vedere da vicino cosa gli uomini sono in grado di fare. Non è follia, è crudeltà", ha prodseguito la pm Alessia Menegazzo, in uno dei passaggi conclusivi. "Questa vicenda ci ha mostrato la vera crudeltà e la manipolazione. Questo processo è stata un'occasione per tutti noi per affacciarci sul burrone che ci ha mostrato la banalità del male, la normalità della banalità del male. Fa molta paura - ha detto -, ma noi e voi oggi dovete avere il coraggio di guardarla".
"Un progetto mortale premeditato"
"L'omicidio del 27 maggio è solo l'epilogo drammatico di un piano omicidiario iniziato molti mesi prima", ha spiegato la Menegazzo. "L'imputato - ha detto - programmava da mesi l'omicidio, tentando di eliminare madre e figlio con la somministrazione di veleno". "Alessandro Impagnatiello presenta tratti di 'narcisismo mortale', ha ammesso i fatti solo quando è stato messo con le spalle al muro, ha ammesso i fatti con un ennesimo tentativo di manipolare la realtà a suo vantaggio, non è stata una confessione spontanea. La denuncia di scomparsa per allontanamento volontario" presentata da Alessandro Impagnatiello il giorno dopo aver ucciso Giulia Tramontano "è uno dei tanti tentativi di depistare gli inquirenti per allontanare sospetti da sé". Sottolineando che l'ex barman aveva fatto credere che "la povera Giulia soffrisse di depressione e che aveva già tentato il suicidio. Questa è l'informazione che lui fa veicolare", ha detto la pm, definendola "indicativa del suicidio che in realtà voleva simulare".
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Femminicidio Giulia Tramontano, il giorno della sentenza (Foto Ansa)
Legale familiari Giulia: "Per Impagnatiello donne erano un vanto"
Per Alessandro Impagnatiello la fidanzata Giulia Tramontano era "un vanto", così come lo era anche la collega con la quale aveva una relazione parallela. "È un millantatore con una volontà omicidiaria che pianificava da mesi". È quanto ha detto in aula l'avvocato di parte civile Giovanni Cacciapuoti, che assiste i familiari di Giulia Tramontano, associandosi alla richiesta di condanna all'ergastolo avanzata dalla Procura di Milano e ribadendo più volte come si sia trattato di un delitto premeditato. "Per lui - ha aggiunto - la manipolazione è anche considerare queste persone alla guisa di un profilo Instagram".
L'ex barman, come ha osservato il legale, "ha deciso di uccidere Giulia e il proprio bambino perché questa cosa avrebbe comportato non solo ostacoli alle sue realizzazioni professionali, ma perché si sarebbe anche trovato in uno stato di difficoltà economica che lui non voleva vivere". Giulia "era una giovane brillante e generosa, che aveva un'etica del lavoro e della famiglia. La sfortuna di Giulia è stata quella di avere il lupo nello stesso letto".
Difesa Impagnatiello: "Errori grossolani, non è stratega"
Alessandro Impagnatiello ha commesso "errori madornali", una "condotta grossolana posta in essere dopo l'omicidio che mal si concilia con questa immagine di scacchista, pianificatore e stratega". È questo uno dei passaggi dell'arringa del difensore Giulia Geradini nel processo a carico dell'ex barman per l'omicidio della fidanzata Giulia Tramontano, incinta di sette mesi e uccisa con 37 coltellate nella loro abitazione a Senago nel Milanese. Tra gli "errori" evidenziati dal legale, anche una "condotta post-omicidiaria totalmente sconnessa, con continui spostamenti di cadavere". L'avvocato Samanta Barbaglia, che difende Impagnatiello insieme alla collega, ha poi parlato di una "occasionalità preponderante, come se - ha detto - il destino gli avesse teso un tranello".
Sembrava quasi che, compiendole, Alessandro dicesse 'scopritemi'". Sostenendo che gli dovrebbero essere riconosciute le generiche, i legali hanno poi ricordato che "il 31 di maggio è Impagnatiello che dice dove è nascosto il cadavere, consegna addirittura il suo cellulare senza neanche cancellare la cronologia delle ricerche o chat. Lo consegna in maniera collaborativa". E ancora: "Ha fatto di tutto per farsi scoprire". A quanto ha osservato la difesa, l'ex barman è "schiacciato dal senso di colpa" e c'è in lui "un semino della redenzione". Ad assistere all'arringa erano presenti anche i familiari di Giulia con indosso delle spille con la sua foto.
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