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[La polemica] “Quel ponte può restare in piedi cento anni”: la triste profezia all'incontrario dei 5stelle

Hanno bloccato tutte le alternative e oggi cancellano i post. La cancellazione del post è un segno di evidente imbarazzo, anche perché – post o non post – la posizione dei Cinquestelle sul tema, a Genova, era ben nota. Il No Gronda compariva in tutti i programmi e i proclami dei grillini

Antonio Mennadi Antonio Menna, Editorialista   
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"Gronda di sangue", dicevano gli attivisti del Movimento Cinquestelle quando si battevano nel 2013, con in testa il genovese Beppe Grillo, contro la costruzione della strada denominata appunto Gronda, che avrebbe consentito di alleggerire il traffico sul ponte Morandi di Genova, la cui vetustà era nota a tutti in città. Gronda di sangue, urlavano agitando le mani dipinte di rosso, con il loro piglio spesso macabro, con la solita violenza verbale, agitando beffardi, come sempre, sospetti di affari e malversazioni su espropri e trafori. Mentre, invece, tragica ironia della sorte, oggi è proprio l'aver detto no alle alternative a quel ponte, a far scorrere il sangue. Ci sono opere pubbliche necessarie, infatti. Opere pubbliche che quando dici no, tieni in piedi quelle vecchie, quelle superate dal tempo, quelle con tecnologie non adeguate ai nuovi carichi, quelle che conservarle costa più di quanto costerebbe riferle. Ci sono no che ci portano indietro, e a volte sottoterra. 

La favoletta 

"Ci viene raccontata, a turno, la favoletta dell'imminente crollo del Ponte Morandi, come ha fatto per ultimo anche l'ex Presidente della Provincia". Queste parole, tristemente profetiche all'incontrario, furono scritte proprio dai Comitati No Gronda di Genova, e furono pubblicate con un comunicato sul sito del Movimento 5stelle, nella sezione liste civiche. Quel comitato, infatti, si preparava a correre per le elezioni comunali di Genova e una parte del No Gronda aveva annunciato il suo sostegno ai grillini. Questo comunicato è poi scomparso, nelle ore successive alla tragedia, dal sito del M5S ma l'AdnKronos ha pubblicato comunque il link, recuperandone la cache (http://www.movimento5stelle.it/listeciviche/liste/genova/2013/04/crescita-felice-comunicato-del-coordinamento-dei-comitati-no-gronda.html).

L'imbarazzo 

La cancellazione del post è un segno di evidente imbarazzo, anche perché – post o non post – la posizione dei Cinquestelle sul tema, a Genova, era ben nota. Il No Gronda compariva in tutti i programmi e i proclami dei grillini. Era presente perfino tra i 12 punti del `Beppe Grillo for dummies´, una guida smart pubblicata nel 2012 sul blog per preparare le elezioni politiche del 2013.

Al punto 6, i 5stelle dicono no. Un no netto alla costruzione della Gronda autostradale di Genova Ponente, quello snodo che avrebbe collegate gli assi autostradali cittadini e avrebbe impedito ai grossi volumi di utilizzare il ponte Morandi come unica possibilità per transitare da Est e Ovest.

La precisazione

“In  relazione ad alcuni articoli di stampa online relativi alle posizioni dei comitati NoGronda del 2013, si precisa che 'il sito M5S' citato non era una pagina ufficiale del Movimento cinque stelle", lo dicono all'AdnKronos alcune fonti interne al Movimenti. Sempre all'Adnkronos, Luca Pirondini, capogruppo M5S in consiglio comunale a Genova ed ex candidato sindaco dice: "La 'favoletta' del crollo del Ponte Morandi? Quella parte del sito era gestita dal gruppo comunale 5Stelle di allora. E poi il comunicato è del comitato 'No Gronda', che lo ha firmato". 

Insomma, scuse che non scusano, contraddizioni che mettono in crisi il partito che oggi esprime il Ministro dei Trasporti, il quale, poche ore dopo la tragedia, ne aveva già fatto argomento di lotta politica con “i governi precedenti”, salvo poi zittirsi quando è venuto fuori che la Gronda era tra le opere pubbliche che il M5S ha in programma di sospendere. 

Nuova infrastruttura

Che cos'è di preciso La Gronda e che rapporto ha con il Ponte Morandi crollato ieri? Lo spiega, nel dettaglio, Il Sole 24 ore, riprendendo la nota di Autostrade italiane. “La nuova infrastruttura – si legge nel documento -, denominata la Gronda di Genova, comprende 72 km di nuovi tracciati autostradali e si allaccia agli svincoli che delimitano l'area cittadina (Genova Est, Genova Ovest, Bolzaneto). Le autostrade dell'area genovese svolgono oggi anche la funzione di tangenziale per il traffico urbano e di scambi con volumi di traffico molto elevati; in molti punti della rete si registrano flussi superiori ai 60.000 transiti giornalieri, con un'alta percentuale di veicoli commerciali. Diventa pertanto fondamentale dividere il traffico cittadino da quello di attraversamento e dai flussi connessi con il porto”.

Il ponte crollerà

Proprio l'alto volume di traffico sul ponte Morandi è fonte di preoccupazione diffusa in città. Il 4 dicembre 2012 l’allora Presidente degli industriali di Genova, Giovanni Calvini, proprio parlando  della necessità della Gronda dice: «Voglio essere chiaro. Questa giunta non può pensare che la realizzazione dell'opera non sia un problema suo. Perché quando tra dieci anni il Ponte Morandi crollerà, e tutti dovremo stare in coda nel traffico per delle ore, ci ricorderemo il nome di chi adesso ha detto “no”». Di anni ne sono passati sei ma la profezia si è avverata. 

La risposta 

All'epoca lesto gli rispose Paolo Putti, consigliere comunale del Movimento Cinque Stelle, proprio durante una seduta di Consiglio, e disse: “colgo l'occasione per manifestare il mio sentimento di rabbia rispetto a questa affermazione; sono un uomo libero che non ha voglia di fare carriera politica, non è questa la mia ambizione, che non ha interessi personali o di bottega, ma il solo interesse di fare il bene della comunità in cui vive e tra le persone che vivono nella mia comunità ci sono anche quegl'imprenditori che io, credo, fra 10 anni, andranno a chiedere come mai si sono sperperati 5 miliardi di euro che si potevano utilizzare per fare delle cose importanti per l'industria. Magari questa persona dovrebbe, prima di utilizzare questo tono, un po' minaccioso (diciamo così) perché testualmente dice “Ci ricorderemo il nome di chi adesso ha detto no!”, informarsi perché dice che il Ponte Morandi crollerà fra 10 anni. A noi Autostrade, in quest'aula, ha detto che per altri 100 anni può stare in piedi...». 

Il dibattito

Purtroppo ha avuto ragione il presidente di Confindustria. Quattro anni dopo, il dibattito sulla Gronda, a Genova, era ancora vivo. L'allora sindaco Marco Doria era tra i contrari. Ma erano in molti a essere convinti che quello snodo era indispensabile. Giovanni Toti, presidente della Regione Liguria la definiva: «Opera importante e necessaria. Avere rinviato ogni decisione sulla realizzazione della cosiddetta Gronda autostradale di quasi vent'anni è frutto di una serie grave di errori e omissioni da parte delle amministrazioni che si sono succedute in questi anni. Anzi, mi verrebbe da affermare che certi ritardi sfiorano ormai il dolo. L'opera non solo è importante, ma è necessaria». Sulla stessa lunghezza d'onda Raffaella Paita, oggi deputata Pd, all'epoca consigliera regionale.

Le due interrogazioni

Che la costruzione della Gronda fosse strettamente connessa alla pericolosità del Ponte Morandi lo rileva, nel 2016, anche il senatore Maurizio Rossi, eletto con Scelta civica, che indirizza ben due interrogazioni all'allora Ministro Delrio.  "Il viadotto di Polcevera dell'autostrada A10, chiamato ponte Morandi – scrive il senatore -, è una imponente realizzazione che collega l'autostrada Genova-Milano al tratto Genova-Ventimiglia, attraversando la città sulla Val Polcevera; il ponte è stato oggetto di un preoccupante cedimento dei giunti che hanno reso necessaria un'opera straordinaria di manutenzione senza la quale è concreto il rischio di una sua chiusura”. Si rendeva così necessario, secondo il senatore Rossi, un intervento di più "ampio respiro perché i mancati lavori di realizzazione della Gronda, sommati alla possibile futura chiusura totale o parziale del ponte Morandi, determinerebbero inevitabilmente il collasso dell'intero sistema viario genovese". Rossi, nella seconda interrogazione, torna sul tema sicurezza e chiede nello specifico una verifica sulle condizioni del ponte, sulla sua messa in sicurezza e “se corrisponda al vero che il ponte Morandi, viste le attuali condizioni di criticità, potrebbe venir chiuso, almeno al traffico pesante, entro pochi anni gettando la città nel totale caos".

Nessuna sorpresa

In tutta Italia, quindi, appaiono legittimi la sorpresa e lo sbigottimento per quel crollo tragico e scioccante. Ma a Genova, proprio no. Il dibattito era in corso da anni. C'erano dubbi sulla tenuta del viadotto, sulla sua sicurezza, sulla sua vetustà. Si discuteva, come abbiamo visto, su quanti anni avrebbe retto ancora. Chi diceva che in dieci anni sarebbe crollato, e chi diceva che avrebbe tenuto a fatica. Poi c'è stato chi ha detto ostinatamente no alle alternative al viadotto, e oggi dovrebbe darne conto politicamente.  “Un progetto inutile, dannoso e non necessario”, urlavano soprattutto i 5stelle, quando dicevano che il Ponte Morandi poteva vivere “ancora cento anni”, mentre tutti sapevano che già negli anni Sessanta era stato tirato su per essere “a termine”, con volumi di traffico differenti per qualità e quantità, e che non aspettava altro che andare in pensione. Ma ci voleva l'alternativa, per non paralizzare la città. Ci sono opere pubbliche necessarie, quindi, e ci sono no che pesano. No che “grondano”, bisognerebbe dire oggi.

Antonio Mennadi Antonio Menna, Editorialista   
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