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[L'inchiesta] Lanciare pietre sulle auto in corsa. L'assurda lotteria dei ragazzi che uccidono per goliardia sulle strade italiane

Da gennaio ad agosto di quest'anno, gli episodi di lanci di sassi sulle auto in corsa sono stati già 63. Sette sulle autostrade, il resto sulla rete ordinaria. Un numero impressionante, che fa immaginare una vera schiera di folli che organizzano, ai cigli delle vie, una sorta di tiro al bersaglio, pensando che sia un gioco solo perché in mano non hanno una pistola

Antonio Mennadi Antonio Menna   
[L'inchiesta] Lanciare pietre sulle auto in corsa. L'assurda lotteria dei ragazzi che uccidono per...

Gettare pietre da un cavalcavia sperando di colpire le auto. Usare i sassi come proiettili e le macchine come sagome di cartone. E chiamare tutto questo gioco. Goliardia. Come se dentro quelle auto non ci fosse nessuno, e quelle schegge fossero piume. Invece fanno male proprio come pallottole, ed entrano nella carne, fracassano crani, spappolano cervelli, mandano in mille pezzi vite qualunque, sorprese a passare innocenti di lì.  

Lotteria della morte 

Qualche mente bacata può scambiare questa terribile lotteria della morte con un innocuo gioco di evasione? Pochi, diremmo. E invece sono tanti. Più di quantiimmaginiamo. I casi salgono nelle parti alte delle pagine di cronaca solo col morto. E, per fortuna, che ci si rimetta la pelle non accade spesso. E' successo l'altro giorno, sulla provinciale 21 di Carugate, in Lombardia. A morirci una donna di 62 anni, Nilde Caldarini, di Cernusco sul Naviglio.  

Morire di paura  

La donna era con quattro persone a bordo di una Opel Astra. Il gruppo, con un sacerdote, tornava da un ritiro spirituale. Un sasso grande, tondo, pesante è piombato come un meteorite sul parabrezza della macchina, sfondandolo. La pietra non ha colpito nessuno ma la paura è stata tale che Nilde ha avuto un malore, che le è stato poi fatale.  

Sei morti in 30 anni  

Chi ha lanciato quel sasso? Gli inquirenti indagano. Potrebbe essere arrivato anche da un terrapieno che costeggia la strada. In quella zona ci sono anche delle case e non è escluso che sia partito da vie parallele. Ma, intanto, si riaccendono i riflettori su questo assurdo tiro all'auto che passa. Sei morti in 30 anni: queste le vittime di un gioco tragico che in molti casi, solo per sottili fatalità, non fa il morto, causando però terrore, incidenti e danni.  

Il gioco  

L’osservatorio Aspas sulla sicurezza stradale ha contato i casi con uno studio di cui dà notizia il quotidiano La Stampa. Da gennaio ad agosto di quest'anno, gli episodi di lanci di sassi sulle auto in corsa sono stati già 63. Sette sulle autostrade, il resto sulla rete ordinaria. Un numero impressionante, che fa immaginare una vera schiera di folli che organizzano, ai cigli delle vie, una sorta di tiro al bersaglio, pensando che sia un gioco solo perché in mano non hanno una pistola. Lo scorso anno, gli episodi sono stati ancora maggiori. Ben 85 casi, di cui solo cinque in autostrada. Pietre che arrivano dai cavalcavia, soprattutto, mirando alle auto che passano di sotto. Ma anche sassaiole dalle siepi, al buio, seguendo il rombo di passaggio, col rischio di colpire chiunque e sviluppando una potenza di impatto che può essere devastante.

Lo stillicidio  

I casi di cronaca ricordano solo gli episodi più eclatanti.  Il masso di 40 chili fatto cadere sulla Roma - Napoli che, nel 2005, a Cassino uccise Natale Gioffrè, un torinese di 46 anni, ferendo gravemente altre cinque persone. O la tragica morte, ormai 21 anni fa, di Marialetizia Berdini, una donna di 31 anni, in viaggio da Torino verso Parigi col marito, e colpita al centro del corpo da una pietra lanciata dal cavalcavia. Ma in realtà la pioggia di pietre è uno stillicidio. Un appuntamento frequente e spaventoso per gli automobilisti sulle strade d'Italia.  

Minorenni  

Ma chi c'è dietro? Chi si diverte così? Perché lo fa? Quasi sempre, nei casi di cui si è risaliti ai colpevoli, ci si è trovati di fronte a ragazzi. Spesso minori. Trenta episodi del 2017 hanno avuto come responsabili minorenni. Quarantotto casi, nel 2016. Quando non sono minori, viaggiano comunque sui venti, massimo ventidue anni. Spesso fratelli, a volte cugini. Comitive di amici che agiscono in gruppo.  

La noia  

Interrogati, spesso hanno parlato di noia, di gioco, di maniera goliardica per passare la serata. Tre diciassettenni veronesi, che lanciarono un sasso di dodici chili sulla A22, nel 1993, e uccisero una ragazza di 25 anni, Monica Zanotti, parlarono proprio di bisogno di "scacciare la noia di una serata d'inverno". Un gioco come di carte, o le freccette nel pub. Solo che si tirano sassi alle persone. Proiettili sui crani indifesi, sui tronchi sorpresi, schiacciati da auto che vanno in frantumi, di cui si perde il controllo. La domanda si ripete: che gioco è? Cos'hanno nella testa?  

Emulazioni e buffonerie  

Niente, non hanno niente. E' davvero la sensazione di vuoto, che colpisce anche gli inquirenti quando se li trovano di fronte. Una catena di emulazioni, di guasconate, di buffonerie, dalla quale diventa difficile difendersi. Non bastano le reti protettive, che pure l'Anas ha collocato su molte strade. Non bastano i controlli di polizia. Ci vorrebbe solo la capacità di capire, per tempo, che tra un gesto e il suo effetto c'è sempre un filo. Basta pensarci un poco su. Ma pensare, a volte, è già troppo. Non resta, quindi, che affidarsi alla fortuna. La fortuna di non incontrare sulla propria strada uno di questi goliardici qui, ragazzi senza senso che stroncano vite lanciando pietre, come fosse un gioco, la lotteria della vita e della morte.

 

Antonio Mennadi Antonio Menna   
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