Il jobs act non basta, in Italia i robot cancelleranno almeno 3 milioni di posti di lavoro in pochi anni
L'unico modo per far fronte all'emergenza sarebbe investire in formazione e ricerca ma il tema è fuori dall'agenda politica

Uno studio del Club Ambrosetti getta inquietanti ombre sul futuro del mercato del lavoro in Italia: a causa della sempre maggiore diffusione di robot, intelligenza aritificiale e automazione nei prossimi 15 anni verranno persi 3 milioni di lavoro nei settori tradizionali. Si tratta di una stima prudenziale. Prendendo in considerazione lo scenario più pessimista la perdita potrebbe addirittura salire a 4,3 milioni.
Settori più a rischio manifattura e commercio
I settori più a rischio sono la manifattura e il commercio che potrebbero perdere rispettivamente 840 e 600 mila unità lavorative. Se nell’industria l’uso dei robot è un fenomeno antico la vera novità degli ultimi anni è la perdita di occupazione nelle attività commerciali. La diffusione dei giganti dell’ecommerce, Amazon su tutti, sta rapidamente cancellando migliaia di piccole attività in tutti i principali centri urbani del paese.
Perdita di occupazione riguarderà anche i lavoratori più giovani
La perdita di posti di lavoro avrà un andamento esponenziale ovvero accelererà nel tempo. Perciò quanto sta già accadendo è solo un anticipo di quello a cui assisteremo in futuro. Contrariamente alle aspettative ad essere colpiti non saranno solamente i lavoratori più anziani. La distruzione di occupazione riguarderà anche i ventenni e i trentenni. A questo fine è interessante osservare quanto sta avvenendo nei servizi di customer care con la sempre maggiore diffusione di assistenti virtuali, i cosiddetti bot. Questo tradizionale bacino di occupazione per i più giovani potrebbe presto inaridirsi.
Festeggiamenti per presunti effetti positivi del jobs act fanno sorridere
Le manifestazioni di giubilo di questi giorni della maggioranza di governo per i presunti benefici del jobs act sull'occupazione di fronte alle conclusioni dello studio del Club Ambrosetti fanno sorridere. La distruzione di lavoro causata dall’innovazione tecnologica non si contrasta modificando la legislazione del lavoro ma investendo massicciamente nei settori economici più avanzati dove saranno create le opportunità di occupazione future: digitale, biotech, green economy solo per citare alcuni ambiti. Come dimostrato dai recenti studi dell’economista italiano Enrico Moretti, i posti di lavoro più qualificati hanno un effetto moltiplicatore ovvero per ogni nuova occupazione hitech si creano almeno altri 3/4 posti di lavoro nei servizi.
Italia tra gli ultimi in Europa per spesa in educazione e ricerca
Ma per puntare a far crescere il Paese nei settori avanzati bisogna investire in formazione e ricerca. E qui purtroppo i nodi vengono al pettine. L’Italia investe pochissimo in questo ambito. Recenti dati diffusi da Eurostat hanno evidenziato che la spesa per l’educazione in percentuale del Pil è la metà rispetto a quella dei partner europei più virtuosi. Il dramma è che questo tema è completamente assente dal dibattito politico. Si continua a parlare di alleanze, riforme istituzionali, scandali e così via. Come direbbe qualcuno, la classe dirigente italiana continua a guardare il dito e non la luna.