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[La polemica] I pensionati portatori di voti che bloccano l'Italia e vogliono condizionare le prossime elezioni. Il caso simbolo

Elezioni in Sicilia. Meno di un mese, e avremo la conferma che in politica contano ancora i candidati più che i programmi. In un Paese normale nessun partito, per rispetto dei propri elettori, si azzarderebbe a candidare i condannati, gli indagati. Neppure i parenti stretti di condannati o indagati. È vero, non c’è nessun articolo di legge che lo vieta, è solo una questione di opportunità

Guido Ruotolodi Guido Ruotolo   
Un combo con i volti dei candidati

I veri protagonisti di questa campagna elettorale siciliana sono loro, gli impresentabili del Novecento. E novecento sono i candidati che aspirano a conquistare le 70 poltrone dell’Assemblea regionale siciliana. Sono loro i “grandi vecchi” della politica arrivati in soccorso delle istituzioni. Gli unici in grado di raddrizzare la barra e non far capovolgere e affondare il sistema. 

Sono i Totò Cuffaro, i Lombardo, i Micciché, e per certi versi Leoluca Orlando, Giuseppe Lumia e Rosario Crocetta che hanno cercato di salvare il salvabile dalle parti del partito di Matteo Renzi. Sono i pensionati del secolo scorso, che con un colpo di reni sperano di usare la carta degli impresentabili per vincere la partita truccata che si sta giocando in Sicilia. E che sarà molto significativa anche per gli scenari che si andranno delineando a livello nazionale. 

Meno di un mese, e avremo la conferma che in politica contano ancora i candidati più che i programmi. In un Paese normale nessun partito, per rispetto dei propri elettori, si azzarderebbe a candidare i condannati, gli indagati. Neppure i parenti stretti di condannati o indagati. È vero, non c’è nessun articolo di legge che lo vieta, è solo una questione di opportunità. Ed è proprio l’aver superato l’asticella del decoro e del l’opportunità che racconta appunto a che livello è arrivato il disfacimento della politica.

Orgoglioso della sua diversità, il Movimento Cinque Stelle candida una sola lista a sostegno del candidato Cancelleri governatore. Dovrebbe essere un segnale di forza, di chiarezza e trasparenza. Diventa invece un segnale di debolezza perché tutti sanno che più sono le liste in lizza, più i candidati grandi elettori si contenderanno i voti quartiere per quartiere e più il candidato governatore avrà  qualche possibilità di vincere.

La legge elettorale siciliana dà la vittoria al primo turno a chi conquista un voto più del secondo arrivato. E i giochi sembrano fatti. Nello Musumeci, ex Alleanza Nazionale, candidato del centrodestra è il predestinato a vincere. Persona al di sopra di ogni sospetto, tanto diversa dal sistema che però è riuscito ad avvolgerlo candidando gli impresentabili nelle liste che lo sostengono, Forza Italia in testa.

Per la democrazia è la legalità, ci auguriamo tutti che Musumeci riesca a non farsi condizionare dai suoi candidati all’Assemblea regionale. Tutti i partiti del centrodestra che fu, che i siciliani premiarono nel 1994 regalandogli l’en plain con 61 seggi su 61 oggi rappresentano il vecchio e grigio sistema di potere, non certo il nuovo che avanza. E anche il rettore dell’Università di Palermo, Fabrizio Micari, ha raccolto zavorra che non riuscirà a far veleggiare la sua flotta. Alfano,  Crocetta, Cardinale. Così si è spenta anche la diversità del sindaco di Palermo, Leoluca Orlando. La Sicilia sarà un test importante anche per Mdp, Articolo 1 e tutto quello che si muove alla sinistra del Pd.

Claudio Fava in Sicilia è una storia a sè. Anche se è un navigato uomo politico, eletto da una vita nelle istituzioni rappresentative, continua a mantenere una sua autonomia. Intellettuale ed esponente vero di un’antimafia Siciliana che non ha amato indossare divise di appartenenza, di credo, di sponsor di singoli magistrati o esponenti della società civile. Fava è dato intorno al 10%. Che per i suoi compagni nazionali sarebbe un trionfo. 

Quattro settimane e i siciliani andranno al voto. C’è chi scommette che l’astensionismo supererà il 50%. Ma ormai anche questo dato è stato digerito da un ceto politico attento molto di più a quello spicchio di mela che si vede, gli elettori attivi, che alla voragine nera che sta spingendo sempre di più il Paese nel baratro del l’antipolitica.

Guido Ruotolodi Guido Ruotolo   
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