Il papa della porta accanto, Francesco nella terra delle sue radici astigiane
Gesù Re dei cristiani chiede di uscire dall’indifferenza e all’Angelus Bergoglio invita a uscire dalla Carestia di pace in Ucraina e Palestina.
Papa Francesco - Giorgio per i suoi familiari nell’astigiano – nella visita ai luoghi delle sue radici è apparso davvero il papa della porta accanto. Mutuando un suo parlare altre volte del “santo della porta accanto” come modello dell’essere cristiani oggi, dando un’immagine di sé come il papa della porta accanto ha indicato uno stile che supera la separazione e la distanza esistente tra ruoli di governo e condizione di semplice fedeli per vivere anzitutto insieme – comunità dei discepoli – il Vangelo di Gesù re crocifisso che chiede di uscire dall’indifferenza, imparando a stare davanti a Dio “acqua e sapone, senza trucco”.
L'ultima domenica dell’anno liturgico
Il Cristo Re che si celebra oggi, ultima domenica dell’anno liturgico che ripartirà la prossima domenica con l’Avvento in preparazione al Natale, è un re – ricorda il papa nell’omelia – speciale che non somiglia a nessun altro re: propone e non impone l’amore di Dio. In quanto Dio Gesù è “vicino, misericordioso, tenero, compassionevole”. Si è fatto servo “perché ciascuno di noi si senta figlio; si è lasciato insultare e deridere, perché in ogni umiliazione nessuno di noi sia più solo; si è lasciato spogliare, perché nessuno si senta spogliato della propria dignità; è salito sulla croce, perché in ogni crocifisso della storia vi sia la presenza di Dio…Ecco il nostro Re, Re di ognuno di noi, Re dell’universo perché ha valicato i confini più remoti dell’umano, è entrato nei buchi neri dell’odio, nei buchi neri dell’abbandono per illuminare ogni vita e abbracciare ogni realtà. Fratelli, sorelle, questo è il Re che oggi festeggiamo! Non è facile capirlo, ma è il nostro Re”. Mentre muore, Gesù ascolta ed esaudisce il ladro che muore accanto a lui dandogli la promessa del paradiso. “E allora capiamo – ribadisce Bergoglio - di non avere un dio ignoto che sta lassù nei cieli, potente e distante, no: un Dio vicino, la vicinanza è lo stile di Dio: la vicinanza, con tenerezza e misericordia. Questo è lo stile di Dio. non ha un altro stile. Vicino, misericordioso e tenero. Tenero e compassionevole, le cui braccia aperte consolano e accarezzano”.
Il contagio letale dell'indifferenza
Davanti al Crocifisso il Vangelo ci pone due strade possibili, tra le quali scegliere: fare da spettatori o lasciarsi coinvolgere. Parlare di lui senza mai sintonizzarci con lui: “E’ il contagio letale dell’indifferenza. Una brutta malattia l’indifferenza. “Questo non tocca me, non tocca me. Indifferenza verso Gesù e indifferenza anche verso i malati, verso i poveri, verso i miseri della terra. A me piace domandare alla gente, e domando ad ognuno di voi; so che ognuno di voi dà l’elemosina ai poveri, e io vi domando: “Quando tu dai l’elemosina ai poveri, li guardi negli occhi? Sei capace di guardare agli occhi di quel povero o quella povera che ti chiede l’elemosina? Quando tu dai l’elemosina ai poveri, tu butti la moneta o gli tocchi la mano? Sei capace di toccare una miseria umana?”. Ognuno poi si dia la risposta oggi. Quella gente era nell’indifferenza. Quella gente parla di Gesù ma non sintonizza con Gesù. E questo è il contagio letale dell’indifferenza: che crea delle distanze con le miserie. L’onda del male si propaga sempre così: comincia dal prendere le distanze, dal guardare senza far nulla, dal non curarsi, poi si pensa solo a ciò che interessa e ci abitua a girarsi dall’altra parte. È questo è un rischio anche per la nostra fede, che appassisce se resta una teoria non diventa pratica, se non c’è coinvolgimento, se non ci si spende in prima persona, se non ci si mette in gioco. Allora si diventa cristiani all’acqua di rose – come io ho sentito dire a casa mia - che dicono di credere in Dio e di volere la pace, ma non pregano e non si prendono cura del prossimo e anche, a loro non interessa Dio, né la pace. Questi cristiani soltanto di parola, superficiali!”.
L'onda benefica del bene
Ma davanti al Crocifisso sul Calvario “c’è anche l’onda benefica del bene”, c’è uno dei ladri che si coinvolge con Gesù, non resta spettatore indifferente. Restare spettatori indifferenti, per il papa è peggio di fare il male. “Sta a noi scegliere se essere spettatori o coinvolti. Sono spettatore o voglio essere coinvolto? Vediamo le crisi di oggi, il calo della fede, la mancanza di partecipazione... Che cosa facciamo? Ci limitiamo a fare teorie, ci limitiamo a criticare, o ci rimbocchiamo le maniche, prendiamo in mano la vita, passiamo dal “se” delle scuse al “sì” della preghiera e del servizio? Tutti pensiamo di sapere che cosa non va nella società, tutti; parliamo tutti i giorni di che cosa non va nel mondo e anche nella Chiesa: tante cose non vanno nella Chiesa. Ma poi facciamo qualcosa? Ci sporchiamo le mani come il nostro Dio inchiodato al legno o stiamo con le mani in tasca a guardare?”. Francesco ha completato questo ragionamento nel breve Angelus al termine della messa in cattedrale di Asti con due indicazioni: l’ascolto dei giovani e l’impegno per la pace in un mondo che soffre la penuria di pace.
La giornata mondiale della Gioventù
Nel ricordare che oggi si celebra la Giornata mondiale della Gioventù nelle singole diocesi in vista dell’incontro mondiale l’anno prossimo a Lisbona, Francesco ha detto che “oggi ci vogliono giovani veramente “trasgressivi”, non conformisti, che non siano schiavi di un cellulare, ma cambino il mondo come Maria, portando Gesù agli altri, prendendosi cura degli altri, costruendo comunità fraterne con gli altri, realizzando sogni di pace!”. E poi la pace. “Il nostro tempo sta vivendo una carestia di pace: stiamo vivendo una carestia di pace. Pensiamo a tanti luoghi del mondo flagellati dalla guerra, in particolare alla martoriata Ucraina. Diamoci da fare e continuiamo a pregare per la pace! Preghiamo anche per le famiglie delle vittime del grave incendio avvenuto nei giorni scorsi in un campo di rifugiati a Gaza, in Palestina, dove sono morti anche diversi bambini. Il Signore accolga in cielo quanti hanno perso la vita e consoli quella popolazione così provata da anni di conflitto”. Non poteva mancare al termine della celebrazione un grazie del papa in dialetto astigiano per l’accoglienza calorosa ricevuta: “A tutti voi vorrei dire che a la fame propri piasi’ encuntreve! [mi ha fatto piacere incontrarvi]; e augurarvi: ch’a staga bin! [state bene!]”. Più papa di così della porta accanto non è semplice immaginarselo.